Angelo Bonelli, portavoce di Europa Verde e deputato di Avs, voi siete stati i primi a denunciare nella campagna elettorale europea il pericolo democratico riferito a nazioni come l’Ungheria di Orban. Alla luce di quanto successo ieri in Parlamento, ritenete che ci sia un problema democratico anche in Italia?
Certamente, ieri nel Parlamento italiano è successo un fatto di una gravità inaudita, che non può essere assolutamente sottovalutato: mentre i deputati di opposizione cantavano l’Inno d’Italia, quelli della Lega facevano, incrociando le braccia, il simbolo della Decima Mas, simbolo che veniva scolpito sul petto dei cadaveri dei partigiani. È un atteggiamento inaccettabile, come inaccettabile è l’oltraggio perpetuato alla bandiera e all’inno d’Italia, non solo facendo il simbolo della Decima Mas, ma aggredendo un deputato. Sono condotte squadriste che evidenziano che abbiamo a che fare con una destra pericolosa e che evidenziano oggi una strategia della Lega di portare avanti il pensiero Vannacci, un pensiero fascista. Questo è il vero problema della maggioranza Meloni, che in questo momento è silente dal G7 in Puglia e non dice nulla alla sua maggioranza su questi comportamenti. Poche ore fa il vice segretario della Lega Crippa ha detto in maniera vergognosa che cantare Bella Ciao è una provocazione. Non è invece una provocazione inneggiare alla Decima Mas. Questa è un’evidente strategia della Lega, intenzionata a tagliare i ponti con la tradizione antifascista delle origini del Carroccio. Quanto accaduto ieri evidenzia come questa sia una destra camuffata, che odia ed è refrattaria ai valori che hanno generato la democrazia nel nostro Paese e che consente loro di essere oggi deputati o membri di governo. Giorgia Meloni si presenta in Europa e sullo scenario internazionale come una grande statista. Ma allora perché su episodi come quello di ieri alla Camera non interviene, non prende parola? Giorgia Meloni non prende la parola perché viene da quella storia. È espressione di una destra camuffata. Non riesce a prendere le distanze e subisce l’offensiva della Lega che ha trovato il suo nuovo leader: Vannacci. Questo è il problema: perché dietro tutto ciò c’è un vero e proprio contratto tra Meloni e Salvini, ovvero uno scambio tra premierato e autonomia differenziata. Giorgia Meloni ha venduto il Sud a Salvini in cambio del premierato: l’obiettivo è occupare le istituzioni repubblicane e diventare la prima presidente eletta direttamente dal popolo, una svolta autoritaria che marginalizza la figura del Presidente della Repubblica.
Ma è un problema anche per il fatto che l’opposizione non sia così compatta, come si è visto e voi che speranze avete per il cosiddetto campo Largo? Con o senza Renzi e Calenda?
Non vi è dubbio che la debolezza dell’opposizione stia nella sua divisione. Infatti noi come alleanza di sinistra, dopo lo straordinario risultato politico con quasi il 7%, vogliamo assumere un’iniziativa politica nei confronti di Schlein, Conte, ma anche con Azione e + Europa, per costruire un’unità di intenti attraverso un programma condiviso, partendo dalle emergenze che abbiamo di fronte: la riforma in chiave presidenzialista e l’autonomia differenziata. Sarebbe importante che insieme alla società civile riempissimo la piazza che abbiamo lanciato, martedì 18 giugno a SS. Apostoli, dalle ore 17,30, per urlare il nostro ‘Difendiamo l’Unità nazionale’. Non possiamo riproporre l’errore del 25 settembre 2022, quando le opposizioni, andando divise, hanno consegnato il governo alla destra più pericolosa d’Europa. E una destra pericolosa, quindi vogliamo assumere questo ruolo di cerniera tra le opposizioni, lavorando sui temi: perché il Paese chiede unità, perché è spaventato da questa destra aggressiva e pericolosa. E i fatti accaduti in Parlamento lo dimostrano.
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Alleanza Verdi e Sinistra si propone adesso come la terza forza del centro sinistra con un ruolo non più marginale. Come pensate di rafforzare questa posizione?
La forza di Alleanza Verdi e Sinistra sta nel fatto che in questi anni abbiamo costruito un’identità politica e culturale, non un cartello elettorale. Questo è un elemento di grande forza che ci ha consentito radicamento insieme a un programma non confuso, non ambiguo, non ondivago, su temi come la crisi climatica; una nuova politica energetica; l’urgenza di uscire dalle politiche di austerity e di non far pagare la crisi sociale e i tagli alla spesa pubblica ai ceti sociali più deboli. Proponiamo una (eco) patrimoniale per i grandi ricchi. In Italia abbiamo 62 persone che da sole accumulano un patrimonio di 230 miliardi di dollari. Su questi temi abbiamo fatto proposte chiare e nette. Ad esempio, la grande questione della pace. A Gaza sono stati commessi crimini contro l’umanità e Netanyahu ne è responsabile. Appoggiamo la richiesta di arresto del Tribunale penale internazionale di Sinwar, il leader di Hamas, e di Netanyahu: sono i peggiori nemici della pace e bisogna avere parole nette. Giorgia Meloni, mentre si svolge il G7 ospitato dall’Italia, dimentica le grandi questioni del Pianeta: la crisi climatica, il dramma della fame nel mondo: 2443 miliardi di dollari sono stati spesi nel 2023 per armamenti, mentre 750 milioni di persone muoiono per fame. Urge un’iniziativa globale delle forze ecologiste e progressiste per affrontare la grande questione della povertà sociale, della crisi climatica che produce profughi climatici e miseria. Di fronte a queste emergenze, la risposta non può essere l’escalation degli armamenti. Serve un cambiamento di rotta, per dirottare risorse verso i Paesi più poveri e verso un rafforzamento delle politiche pubbliche in sanità, scuola e trasporti.
Siete stati la lista con la percentuale di più giovani di tutte le liste italiane presenti alle europee. È questo secondo voi la chiave per il successo ottenuto?
Abbiamo candidato tanti giovani e contiamo di portare tra i nostri sei europarlamentari eletti una quota significativa di giovani. Li abbiamo candidati non come facciata, ma per farli eleggere. Contestualmente abbiamo presentato un programma innovativo che parla ai giovani e a settori sociali marginalizzati. In sintesi ci candidiamo a governare questo Paese perché ha bisogno delle nostre proposte. Dopo queste elezioni europee parte la sfida a Giorgia Meloni e alla sua maggioranza. La nostra sfida è riunire le forze di opposizione democratiche, mettendo al centro giustizia sociale, giustizia climatica e pace: tre questioni che ci consentiranno di conquistare la fiducia della maggioranza degli italiani.