"Terrificante"

Aborto, il drammatico racconto della cantante LNDFK: “Brutale, ecografie falsificate, abbandonate in stanza”

Sui social aveva raccontato il suo incubo: "Il personale sanitario rende volutamente scoraggiante l’accesso a quello che dovrebbe essere un diritto". Sta lavorando ad una lista di ospedali consigliati. "Mi hanno anche chiamato assassina"

News - di Antonio Lamorte - 17 Giugno 2024

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FOTO DI REPERTORIO Alessandro Pone – Lapresse Napoli 13 novembre 2020 Cronaca Ospedali nel caos in Campania per i troppi contagi da Covid 19. In foto il Cardarelli. Alessandro Pone – Lapresse Naples 13 novembre 2020 news Hospitals in chaos in Campania due to too many infections from Covid 19. In this picture Cardarelli Hospital.
FOTO DI REPERTORIO Alessandro Pone – Lapresse Napoli 13 novembre 2020 Cronaca Ospedali nel caos in Campania per i troppi contagi da Covid 19. In foto il Cardarelli. Alessandro Pone – Lapresse Naples 13 novembre 2020 news Hospitals in chaos in Campania due to too many infections from Covid 19. In this picture Cardarelli Hospital.

LNDFK, nome d’arte della cantante Linda Feki, ha raccontato di aver ricevuto molta solidarietà ma anche tante critiche. Sui social, poco più di una settimana fa, ha raccontato la sua esperienza dopo aver fatto ricorso all’interruzione volontaria di gravidanza. Un aborto che è stato un calvario, un incubo. “È stato brutale, hanno fanno di tutto per farmi sentire in colpa e rendere scoraggiante l’esperienza”, ha raccontato in un’intervista a Il Corriere della Sera.

Sono tempi duri per la legge 194. Soltanto lo scorso aprile un emendamento al disegno di legge per l’attuazione del PNRR ha dato legittimità a livello nazionale all’ingresso delle associazioni antiabortiste nei consultori – anche se in alcune Regioni ci sono già da tempo. All’Ospedale Sant’Anna di Torino – il primo in Italia sia per numero di parti che di IVG – ha aperto a fine maggio la cosiddetta “Stanza per l’ascolto” gestita dall’associazione antiabortista “Movimento per la Vita”. L’aborto è stato tema centrale anche al G7 tenuto in Puglia lo scorso fine settimana: nessun riferimento diretto ed esplicito nella dichiarazione finale.

Feki ha sentito la necessità di rendere nota la sua esperienza, di raccontarla per rendere noti la sofferenza e il calvario di vergogna e umiliazione che le donne devono spesso attraversare quando decidono di accedere a un loro diritto. Ha cominciato a ricevere solidarietà e le voci di altre donne vittime di esperienze traumatiche. Ha annunciato che sporgerà delle denunce con il supporto di avvocati, associazioni e medici legali.

Il racconto di Linda Feki

Feki ha raccontato di aver iniziato la procedura all’Ospedale San Paolo di Napoli. “Il ginecologo che mi ha visitato è partito chiedendomi se avessi un partner e quale lavoro facesse. Nessuno ha chiesto il mio nome. Nessuno ha chiesto di verificare il mio documento per accertarsi che non fossi minorenne”. Il medico ha aggiunto due settimane a voce e tre per iscritto all’ecografia. La ragazza ha ripetuto l’ecografia presso un privato, dove un ginecologo “mi ha spiegato che quello dell’ospedale aveva inserito dei parametri errati anche per far apparire l’immagine del feto più grande di quanto fosse in realtà”.

Quando ha deciso di andare all’ospedale Cardarelli, sempre a Napoli, ha scoperto che accettano casi di IVG solo il mercoledì perché negli altri giorni i medici sono tutti obiettori. “La mia esperienza in ospedale è stata tanto terrificante da farmi dubitare di ripetere un IVG se mi fosse ricapitato perché il personale sanitario rende volutamente scoraggiante l’accesso a quello che dovrebbe essere un diritto di autodeterminarsi”. Niente carta igienica in bagno, la decisione dell’intervento nonostante si potesse ancora intervenire tramite farmaco, niente informazioni per ore, la famiglia avvisata soltanto un’ora dopo l’operazione in anestesia totale, un’infermiera che si rifiuta di staccare la flebo perché obiettrice, nessuno che si è occupato di lei e altre due ragazze in stanza, nessuna possibilità di avere i compagni a fianco, visite post operatorie drammatiche.

 

 

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“Nonostante mi sia sottoposta ad un’operazione il chirurgo mi ha comunicato di non aver rimosso tutto completamente e quindi ho dovuto assumere un farmaco per due settimane che dolorosamente mi ha permesso di espellere tutto quello che sarebbe dovuto essere aspirato con l’operazione. Questo mi ha debilitato per altre due settimane”. Nessuno l’avrebbe avvisata di dover effettuare la profilassi anti-D entro 72 ore dall’operazione. “Mi sento come se tutte le risorse di cui ho disposto per affrontare la situazione in questo modo derivino da un privilegio – ha detto ancora al Corriere – Sto parlando di risorse economiche, culturali, personali e sociali. Non tutte le donne hanno la possibilità di chiedere un secondo parere, di andare in psicoterapia, e di affrontare la situazione nella propria lingua madre”. Al racconto ha allegato le immagini delle ecografie.

Chi è Linda Feki

Linda Feki ha 33 anni, figlia di padre tunisino e madre italiana. È nata a Sousse, vive a Napoli. La sua musica è eclettica, influenzata dal jazz, dal neo-soul, dall’hip-hop, dalla canzone napoletana. La sua musica è stata suonata anche su radio internazionali come BBC, Worldwide, FM, NTS. Ha suonato al Primavera Sound a Barcellona nel 2019. Il suo album d’esordio Kuni (Bastard Jazz, licenziato in Italia da La Tempesta) ha ricevuto ottimi riscontri da parte della critica. Al momento sta lavorando al suo nuovo album.

“C’è chi ha segnalato anche esperienze più positive della mia – ha detto ancora nell’intervista al Corriere a proposito dei feedback ricevuti dopo il suo racconto – , soprattutto in regioni come la Lombardia o la Toscana, e sto lavorando ad una lista di ospedali consigliati in base a tutte le esperienze inviatemi. Ho ricevuto anche tanti messaggi di odio, in cui sono stata insultata e definita un’assassina”.

17 Giugno 2024

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