Le manovre in Europa
Meloni allarga l’ECR ma perde Orban: supera Macron ma l’ungherese si sfila per l’ingresso dei nazionalisti romeni
Politica - di Carmine Di Niro
Giorgia Meloni rischia di pagare a caro prezzo l’allargamento dell’ECR, il gruppo parlamentare europeo dei “Conservatori e dei Riformisti Europei”. Il gruppo, che riunisce diversi partiti di estrema destra, compreso Fratelli d’Italia della premier, anche presidente dell’ECR, ha annunciato mercoledì di aver ammesso 11 nuovi eurodeputati provenienti da diversi partiti.
In questo modo l’ECR ha raggiunto quota 83 parlamentari, diventando il terzo più grande in Europa dietro i Popolari (PPE) e i Socialisti e Democratici (S&D): ha così scavalcato i liberali di Renew Europe, il gruppo “macronista” fermo a 80 ma che starebbe trattando in questi giorni per l’ingresso di cinque europarlamentari eletti da un altro partito liberale, Volt.
ECR cresce ma perde Orban
Le new entry in ECR hanno avuto però come conseguenza quella di far naufragare le trattative per l’ingresso degli eurodeputati ungheresi di Fidesz, partito del premier ungherese Viktor Orban, grande amico di Giorgia Meloni.
Fidesz da tempo era corteggiato dall’ECR per un ingresso nel gruppo parlamentare dopo la fuoriuscita degli ungheresi dal PPE nel 2021. Un addio ai Popolari di centrodestra arrivato sulla scia delle critiche per le leggi illiberali e antidemocratiche approvate dal governo sempre più autocratico di Orban, per questo motivo sospeso già nel 2019 dall’appartenenza al gruppo dei Popolari. Dal 2021 Fidesz è dunque relegato nel gruppo dei non-iscritti al Parlamento Ue.
Il ‘no’ di Orban all’ECR arriva in particolare a causa dell’adesione all’eurogruppo di estrema destra di cinque eletti nel partito sovranista rumeno Aur, Alleanza per l’Unione dei Romeni. “Fidesz non condividerà mai un gruppo al Parlamento europeo” con Aur, “conosciuto per la sua posizione estrema anti-ungherese” ha dichiarato il leader del gruppo parlamentare di Fidesz, Mate Kocsis, commentando l’adesione del partito all’ECR.
Cos’è Aur, il partito romeno di estrema destra
Aur, fondato nel 2020, è cresciuto fortemente grazie alla guida di George Simion, ultrà conosciuto nelle curve degli stadi di calcio romeni e forte sostenitore della riunificazione di Romania e Moldova.
Quello di per l’Unione dei Romeni è un partito dal programma tipicamente sovranista e di estrema destra: fondato sulla difesa della famiglia tradizionale, fedele al nazionalismo più spinto e contrario all’immigrazione, dal rapporto a dir poco ambiguo con la Russia di Vladimir Putin, contraria agli aiuti militari all’Ucraina.
I recenti ingressi formalizzati dall’ECR rendono la delegazione ungherese la terza più numerosa dentro il gruppo di estrema destra, a pari merito con gli spagnoli di Vox e dietro solamente ai 24 di Fratelli d’Italia e ai 20 polacchi di Diritto e Giustizia.