Dopo le europee
Per cambiare l’Europa servono partiti europei
Il gruppo socialista può aprire una nuova stagione che lo renda, entro i prossimi cinque anni, pronto a diventare un partito europeo transnazionale
Politica - di Roberto Rampi
Il nuovo volto dell’Europarlamento consegna una necessità assoluta di un’Europa più forte, più determinata, più sociale e più indipendente dagli Stati nazionali. Il paradigma liberista e il paradigma bellicista sono stati la causa principale delle sconfitte in alcuni grandi Paesi e dell’arretramento tanto dei socialisti quanto dei liberal democratici. Di un preoccupante voto a destra e verso il populismo in cerca di tutele e protezione di chi, soprattutto con meno strumenti economici e culturali, si sente abbandonato dell’establishment e sente che non si riesce con efficacia a risolvere i problemi che lo affliggono. Un quadro di questo tipo politicamente dovrebbe vedere sì una guida popolare della Commissione, ma diversa da quella della Von Der Leyen. Non sarà facile, avendo il gruppo della CDU come uno dei principali gruppi e soprattutto poiché la scelta non spetta al Parlamento europeo ma, purtroppo, ai capi di Stato e di Governo.
Sono convinto invece che moltissimi europarlamentari la pensino in modo diverso, probabilmente anche del gruppo popolare, e che si possa capire che una figura diversa dalla Von Der Leyen potrebbe riuscire ad allargare una maggioranza altrimenti debole politicamente e traballante nei numeri, perché poi il Presidente della Commissione designato i voti li deve pur prendere e potrebbe provare a coinvolgere un fronte diverso anche con una parte importante dei gruppi verdi e della sinistra, a cui occorrerebbe guardare con l’attenzione se si vuole fare fronte comune e fermare l’ampliamento delle forze della destra. È esattamente il contrario del ragionamento che porta a un’ipotesi di un coinvolgimento di Giorgia Meloni nel sostegno alla nuova presidenza della Commissione. Gioverebbe a questa discussione la presenza in campo di veri partiti europei transnazionali.
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Questa dovrebbe essere la principale vocazione, in particolare del gruppo socialista e dentro ad esso della nuova delegazione italiana, che, numericamente, e per la qualità delle personalità presenti, può aprire una nuova stagione per il socialismo europeo, che lo renda pienamente, entro i prossimi cinque anni, pronto ad essere un partito europeo transnazionale. A mio parere passa anche da qui la capacità di risposta alla crisi della democrazia ormai manifesta, alla crisi della partecipazione e alla crisi di fiducia nelle istituzioni, alla crescente riduzione del numero degli elettori e alla prevalente valutazione di tipo nazionale che ha caratterizzato purtroppo anche queste elezioni europee. Serve una Politica europea fatta da soggetti politici europei che crei una opinione pubblica europea comune. E serve al più presto. Abbiamo fatto l’Europa, dobbiamo fare gli europei.