Associazioni contro il ddl

Il ddl sicurezza è fascista: donne incinte in cella e reato di dissenso

“Si criminalizzano le lotte sociali e civili, il testo abolisce lo Stato di diritto”, tuonano in conferenza stampa Asgi, Antigone e Amnesty. Nelle carceri vietato protestare, e c’è anche la norma anti-zingari...

Giustizia - di Angela Stella - 22 Giugno 2024

CONDIVIDI

Il ddl sicurezza è fascista: donne incinte in cella e reato di dissenso

Neanche Alfredo Rocco, ministro di Grazia e Giustizia di Mussolini, era arrivato a “pensare” norme come quelle contenute nel ddl sicurezza, varato dal governo Meloni, e attualmente all’esame del Parlamento. Il provvedimento è improntato ad una logica “repressiva, securitaria e disumanizzante”, si strumentalizzano le “paure delle persone” e si punta alla “criminalizzazione delle lotte sociali e civili” verso una “rottura dello Stato di diritto”. A lanciare un allarme “preoccupatissimo, enorme” sono state Antigone, Associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione (Asgi) e Amnesty, in una conferenza stampa di ieri alla Camera durante la quale hanno condiviso un documento con tutte le criticità del provvedimento. All’incontro hanno preso parte deputati di Pd e Avs.Le norme del disegno di legge governativo si ispirano a un modello di diritto penale di matrice autoritaria e non liberale che risponde ad una ben chiara matrice culturale e politica, di dubbia consistenza democratica”, vi leggiamo.

Un “grande pacchetto sicurezza” che “baratta” i diritti con disposizioni “scritte male” e “pericolosissime” che avvicinano l’Italia alle “cosiddette ‘democrazie’ illiberali come quella ungherese di Victor Orban” hanno sottolineato i promotori dell’iniziativa. L’invito alle opposizioni è stato quello di condurre una battaglia dura contro il ddl (sono in corso le votazioni nelle commissioni congiunte Affari costituzionali e Giustizia) e di assumere un impegno per una “mobilitazione” nelle piazze che “deve andare di pari passo” con il contrasto a “premierato e autonomia differenziata”. “Siamo pronti a dare battaglia a oltranza in Parlamento – ha assicurato la dem Michela Di Biasema c’è anche bisogno che parta un movimento della società civile”. “Da premierato, autonomia differenziata e ddl sicurezza deriva un Paese completamente diverso da quello che è stato il nostro dal dopoguerra in poi. Non abbiamo intenzione di fare un nuovo Aventino – ha detto Filiberto Zaratti di Avs – e vogliamo combattere con i cittadini per la libertà del Paese”.

Le associazioni hanno annunciato che divulgheranno un testo “in inglese, francese, spagnolo alla stampa internazionale” con una “sintesi di un ddl paradigmatico che sta rompendo il patto sociale. Lo invieremo anche ai gruppi del nuovo parlamento europeo perché è pendente il documento sullo Stato di diritto in Italia” che è “molto critico”, ha annunciato Patrizio Gonnella di Antigone. Il ddl sicurezza “rappresenta una frattura con il nostro sistema di diritto andando oltre ciò che già era presente nella legislazione degli anni ‘30. Rocco nelle sue intenzioni non era arrivato a pensare cose che troviamo qui dentro”, ha aggiunto riportando il giudizio dell’Osce (“la maggior parte delle disposizioni ha il potenziale di minare i principi fondamentali della giustizia penale e dello Stato di diritto”, ndr). Antonello Cervo di Asgi ha parlato di una “giustizia classista” che introduce “18 nuovi reati che criminalizzano la marginalità sociale e il disagio sociale, mentre questo governo porta avanti proposte di riforma finalizzate ad abolire l’abuso d’ufficio”.

Con una “qualità della legislazione pessima e una serie di locuzioni non tassative che possono portare ad applicazioni abnormi. Una deriva autoritaria – ha proseguito –; la morsa si sta stringendo piano piano, noi cominciamo a percepirlo per primi perché siamo in prima linea sui diritti”. Ilaria Masinara ha illustrato i dati di una “mappatura” elaborata da Amnesty da cui emerge una situazione drammatica sulla possibilità di spazio di espressione del dissenso. Tra i punti più stigmatizzati del documento quello relativo alla “Detenzione per donna madre o in stato di gravidanza”: “Il nuovo articolo, se approvato, eliminerebbe il rinvio obbligatorio della pena creando così un vulnus intollerabile dal sistema giuridico, socio-sanitario e pedagogico per il minore. La nuova disposizione è pensata, nonché pubblicamente raccontata, come norma anti-rom, partendo dal pregiudizio che le donne rom sono tutte dedite al furto e che scelgono la maternità per sottrarsi alla carcerazione. In realtà i numeri delle donne rom in carcere sono così bassi, poche decine, da scardinare ogni pregiudizio”.

Poi c’è “il nuovo delitto di rivolta penitenziaria che cambia per sempre il volto del sistema penitenziario facendolo tornare a periodi bui nei quali i detenuti erano costretti a obbedire con la testa bassa. È un delitto che colpisce fatti e comportamenti già sanzionati dalla legge come la violenza. Nel prevedere tra le modalità della rivolta anche la resistenza passiva a un ordine, senza neanche specificare se legittimo, si stravolge il buon senso, si punisce anche una disobbedienza non attiva, si fa un passo verso lo Stato di Polizia”. Infine si introduce il nuovo reato di rivolta nei Cpr: “l’amministrazione, invece di ridurre e prevenire le cause delle rivolte, limitando i casi e i termini di trattenimento, rendendo più umane le condizioni detentive, garantendo efficacemente l’accesso ai trattamenti sanitari e la comunicazione telefonica e via internet con l’esterno, e aprendo tali strutture al controllo della società civile (giornalisti, associazioni di tutela, operatori legali), opta inesorabilmente e unicamente per la minaccia della sanzione penale quale illusoria panacea di tutti i problemi che la detenzione senza reato ha determinato”.

22 Giugno 2024

Condividi l'articolo