La riflessione su Haaretz

La denuncia di Gideon Levy: Bassem Tamimi imprigionato e torturato per 8 mesi da Israele

«Attivista palestinese, messo in galera senza processo, anche lui è un ostaggio. Liberato dalle carceri israeliane, è ridotto al guscio di se stesso. Il suo aspetto, dopo circa otto mesi di prigionia e torture, avrebbe dovuto sconvolgere ogni israeliano, soprattutto i parenti dei rapiti da Hamas. E dovrebbe essere esposta durante le proteste»

Esteri - di Umberto De Giovannangeli - 22 Giugno 2024

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La denuncia di Gideon Levy:  Bassem Tamimi imprigionato e torturato per 8 mesi da Israele

Condividere un dolore significa anche condividere una immagine, una storia, una tragedia. È sentirla propria o, quanto meno, cogliere il dolore dell’altro da sé. Osserva in proposito, su Haaretz, Gideon Levy:Manca un’immagine della piazza di Tel Aviv nota come Piazza degli Ostaggi. Mancano anche alcune decine di immagini dalle manifestazioni della vicina Kaplan Street. Queste immagini non sono mai state esposte nelle proteste, anche se vi appartengono non meno delle fotografie degli ostaggi israeliani. Le immagini mancanti, quelle dei rapiti palestinesi, avrebbero dovuto essere il secondo centro della protesta, dopo gli ostaggi israeliani. Ma non nell’Israele del 2024. Qui nessuno pensa nemmeno di prenderle in considerazione. Mi piacerebbe vedere, alla manifestazione di Kaplan di questo sabato sera, una foto scattata al rapito Bassem Tamimi dopo la sua liberazione dalla prigionia in Israele”.

Una storia tragicamente esemplare. “Tamimi – ricorda Levy è stato liberato la settimana scorsa; era stato rapito al valico di Allenby/Re Hussein tra la Cisgiordania e la Giordania il 29 ottobre e imprigionato senza processo. Il suo aspetto, dopo circa otto mesi di prigionia e torture, avrebbe dovuto sconvolgere ogni israeliano, soprattutto i parenti degli ostaggi a Gaza. Le immagini mostrano un uomo distrutto: emaciato, con il volto smunto, gli occhi rossi e piangenti. Tamimi è stato detenuto decine di volte, di solito detenzioni politiche senza processo, ma mai dopo il suo rilascio aveva l’aspetto che aveva la scorsa settimana. L’uomo un tempo bello e carismatico era un guscio di se stesso. Persino i suoi amici hanno faticato a riconoscerlo all’inizio. Assomigliava a un detenuto rilasciato da Guantanamo Bay o da Abu Ghraib. È un attivista politico veterano che ha perso alcuni familiari nella lotta. Sua figlia Ahed è diventata un simbolo internazionale della resistenza palestinese all’età di 14 anni dopo aver schiaffeggiato – che il cielo ci aiuti! – sua eccellenza un ufficiale dell’esercito israeliano, che ha il permesso di schiaffeggiare e persino di uccidere a suo piacimento. Tamimi è stato spezzato. Gli amici dicono che è in preda al panico, alla paura e allo shock dopo quello che ha subito nelle famigerate ali di prigione per detenuti di sicurezza che operano nello spirito di Itamar Ben-Gvir”.

Non rimuovere questa storia, non è solo, e sarebbe già tanto, una prova di umanità. Sarebbe anche un gesto simbolico dall’altissimo valore politico. “I manifestanti – rimarca Levyhanno bisogno di mostrare la foto di Tamimi dopo la sua liberazione dalla prigionia per due motivi: uno umanitario, l’altro politico. La foto di Tamimi è stata diffusa in tutto il mondo. Ha dato legittimità al maltrattamento dei nostri ostaggi, come è stato fatto con Tamimi. E potrebbe incoraggiare Hamas a maltrattarli ancora di più. Ecco perché anche le famiglie degli ostaggi dovrebbero protestare furiosamente contro il maltrattamento dei rapiti da Israele. La verità deve essere detta: Nessuno degli ostaggi israeliani liberati finora ha l’aspetto, almeno esteriore, di Tamimi. Gli ostaggi israeliani liberati hanno vissuto un inferno da cui faticheranno a riprendersi; nessuno disconosce quello che hanno passato, ma non avevano l’aspetto di relitti di esseri umani come lui.
Nessuno parla dell’inferno di Tamimi, né in Israele né all’estero. Liberare i rapiti? Solo quelli israeliani. Quando si parla di sequestri, si intendono gli ostaggi israeliani. Non ce ne sono altri, anche se i campi di detenzione israeliani sono pieni zeppi di sequestrati provenienti da Gaza e dalla Cisgiordania il cui destino è sconosciuto. Che ne è degli ostaggi israeliani morti in prigionia, si chiederanno tutti gli israeliani, e giustamente. E che dire dei rapiti palestinesi che sono morti, ognuna delle cui morti o uccisioni è imperdonabile e un crimine di guerra? “.

Ma non c’è solo l’immagine di Bassem Tamimi da esporre. “La protesta di sabato in Kaplan Street dovrebbe anche contenere l’immagine del dottor Iyad Rantisi – scrive Levy – direttore dell’ospedale femminile di Beit Lahia, morto in una struttura di interrogatorio dello Shin Bet una settimana dopo essere stato rapito da Gaza. Come nei regimi più oscuri, gli esseri umani scompaiono; per sei mesi, la notizia della sua morte è stata vietata alla pubblicazione. Ciò che conta sono le nostre rivendicazioni contro i bruti di Hamas. Martedì scorso, Hagar Shezaf ha pubblicato la notizia della sua morte, per non dire della sua esecuzione tramite tortura durante l’interrogatorio. Rantisi è il secondo medico che Israele ha torturato o fatto morire in guerra. Il capo del dipartimento di ortopedia dell’ospedale di Al-Shifa è stato vittima di un destino simile, insieme a circa 40 rapiti palestinesi morti nel campo di Sde Teiman e in altri luoghi del male in Israele. Tutte le loro immagini dovrebbero essere esposte sabato a Kaplan Street. Anche loro erano ostaggi che avrebbero dovuto essere trattati umanamente; alcuni avrebbero dovuto essere liberati. Anche loro hanno una famiglia, proprio come i nostri ostaggi”.

22 Giugno 2024

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