Il Consiglio europeo
Nomine Ue, Meloni come Orban: l’Italia isolata al Consiglio europeo vota contro sui “top jobs”
Politica - di Carmine Di Niro
L’Italia di Giorgia Meloni come l’Ungheria dell’autocrate Viktor Orban, e basterebbe questo per capire come si è svolto giovedì sera il vertice a Bruxelles del Consiglio europeo che doveva dare il via libera alle nomine dei “top jobs”.
La premier di Fratelli d’Italia, oltre a presidente dell’Ecr, i Conservatori di estrema destra al Parlamento Ue, si è astenuta sul bis alla presidenza della Commissione Ue Ursula von der Leyen e ha votato contro il socialista portoghese Antonio Costa come presidente del Consiglio europeo e la liberale estone Kaja Kallas come Alto rappresentante per la politica estera Ue.
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Un posizionamento inutile, almeno nel Consiglio europeo di giovedì, dato che il pacchetto annunciato nei giorni scorsi e frutto del lavoro diplomatico di Popolari, Socialisti e Liberali, è passato senza problemi. Sarà diversa la questione tra 20 giorni in Parlamento europeo, dove la maggioranza può contare su una quarantina di voti in più rispetto alla maggioranza, pochi considerato il numero di franchi tiratori che solitamente fa capolino in queste occasioni.
I tentativi falliti di ricucire con Meloni
Proprio per questo nella giornata di giovedì i vertici del Ppe, i Popolari europei, dal premier polacco Donald Tusk al presidente del gruppo parlamentare Manfred Weber, avevano ripetutamente dato segnali di apertura alla premier italiana, parlando di “processo inclusivo” sulle nomine, che “tenga conto anche degli interessi italiani” e di Europa che “non c’è senza Italia, non c’è decisione senza la premier italiana”.
Meloni invece, stretta in Italia dalle sparate del suo vicepremier Matteo Salvini, che ha parlato di “colpo di stato” in riferimento alle nomine Ue, e in Europa dall’alleato polacco Mateusz Morawiecki, l’ex primo ministro e leader di Diritto e Giustizia (PiS), che esprime 20 parlamentari a Bruxelles nel gruppo dei Conservatori, che ha apertamente parlato di un possibile uscita dall’Ecr, alla fine ha mantenuto la linea dello scontro.
La posizione isolata della premier
Addirittura la posizione italiana, se possibile, è di maggiore chiusura rispetto a quella dell’Ungheria. Il premier Orban ha infatti scelto una linea più morbida, votando sì a Costa, astenendosi su Kallas e dicendo no solo a Ursula von der Leyen.
Nella notte, quando il Consiglio europeo si chiude con un giorno di anticipo, Meloni va via da Bruxelles e affida la sua analisi della giornata ad un post laconico su X.
“La proposta formulata da popolari, socialisti e liberali per i nuovi vertici europei è sbagliata nel metodo e nel merito – scrive la premier – Ho deciso di non sostenerla nel rispetto dei cittadini e delle indicazioni arrivate con le elezioni. Continuiamo a lavorare per dare finalmente all’Italia il peso che le compete in Europa”.