Il caso a Torpignattara

Assalto razzista a un gruppo di indiani: Roma è come il Mississipi degli anni ‘50

Il clima di xenofobia, di odio per lo straniero, di esaltazione della necessità di “difendere i confini” suscitano e alimentano questi sentimenti, cioè questa follia.

Cronaca - di Redazione Web - 3 Luglio 2024

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Assalto razzista a un gruppo di indiani: Roma è come il Mississipi degli anni ‘50

Un gruppo di bambini e di bambine indiani domenica sera stava giocando a pallone in un parchetto a Torpignattara, quartiere storico della prima periferia di Roma. Età varie: dai più piccoli, di sei anni, e quelli grandicelli sui 14. È arrivato un gruppo di ragazzetti grandi del quartiere e gli ha intimato di filare via. Gli hanno preso il pallone e gli hanno spiegato, certo non gentilmente, che quella era terra di loro romani e che gli indiani se ne andassero a casa loro. Uno dei ragazzini indiani più grandicelli ha replicato agli italiani, e ha protestato, e ha chiesto che gli restituissero il pallone, e ha gridato in faccia a una ragazza che faceva parte del gruppo degli italiani: “Che volete? Non vi abbiamo fatto niente!” La ragazza italiana, inferocita, ha risposto: “Siamo razzisti: va bene? C’hai qualcosa da ridire?”.

I bambini indiani hanno insistito per farsi ridare il pallone e a quel punto sono intervenuti due genitori dei bambini indiani. Questo ha scatenato la furia dei razzisti e almeno quindici abitanti adulti del quartiere hanno circondato gli indiani e hanno iniziato a picchiare. Uno dei due genitori indiani è stato colpito con un coccio di bottiglia, usato come un coltello, alla gola. Per fortuna è rimasto solo ferito, perché una lama alla gola, spesso, produce danni molto più gravi. Per fortuna alcune persone che erano lì in piazza si sono messe a gridare: “Smettetela, smettetela!”. (Non è che tutti gli italiani siano stronzi: ci sono pure persone ragionevoli e perbene). Sono arrivati i carabinieri e gli aggressori in un attimo sono spariti.

Torpignattara è un quartiere multietnico. Di vecchie tradizioni popolari. Ti chiedi: ma come può succedere che ci siano persone così bacate da organizzare una spedizione punitiva contro un gruppo di ragazzini e un paio di genitori? Dicono che siano spinte spontanee che vengono dal popolo. Probabilmente non è vero. Il clima di xenofobia, di odio per lo straniero, di esaltazione della necessità di “difendere i confini” (mai la politica, negli anni precedenti, aveva usato espressioni così irresponsabili) suscitano e alimentano questi sentimenti, cioè questa follia. C’è chi ti risponde: colpa delle organizzazioni di sinistra o cattoliche che fanno l’accoglienza, perché è in questo modo che si da spazio all’immigrazione clandestina e quindi ai sentimenti di odio del popolo contro i migranti. Argomento che assomiglia molto al ragionamento di quello che diceva: non sono io che sono razzista, è lui che è negro!

3 Luglio 2024

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