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Giacomo Bozzoli in fuga con moglie e figlio: scappato all’estero in Maserati dopo la condanna all’ergastolo

Giacomo Bozzoli

Giacomo Bozzoli

Che fine ha fatto Giacomo Bozzoli? La fuga dell’ex imprenditore 39enne, condannato in via definitiva all’ergastolo lunedì per l’omicidio dello zio Mario, da quella stessa sera risulta irreperibile assieme alla moglie Antonella e al figlio di nove anni, continua.

Una possibilità, a cui fa riferimento il Corriere della Sera citando fonti vicine agli inquirenti, è che Bozzoli sia fuggito con la famiglia su una Maserati: i tre si troverebbero in un Paese confinante con l’Italia raggiunto a bordo dell’auto, anche perché per Bozzoli muoversi è complicato visto che è sprovvisto di passaporto.

L’ultimo accesso su Whatsapp di Bozzoli risale alle 3:30 del mattino del 24 giugno, una settimana prima della sentenza di Cassazione

La fuga di Bozzoli in Maserati

Il 39enne non aveva restrizioni nella sua libertà di movimento e sarebbe scappato qualche giorno prima della sentenza della Cassazione che ha confermato le condanne all’ergastolo emesse sia in primo che in secondo grado.

Quando nella serata di lunedì i carabinieri si sono presentati nella sua casa sul lago di Garda per prelevarlo, lì dove secondo il padre Adelio (presente in tribunale a Roma lunedì) era in attesa della sentenza, non lo hanno trovato. Secondo quanto riferisce l’Ansa, quando i carabinieri lunedì sera si sono recati presso l’abitazione di Bozzoli a Soiano del Lago, dove vive con moglie e figlio, la casa era chiusa e in giardino l’erba era alta. Per i vicini di casa dell’ex imprenditore, aggiunge l’Ansa, Bozzoli e i suoi familiari non si vedevano da una decina di giorni.

Ma gli inquirenti al momento non sembrano particolarmente preoccupati. “Qualunque cosa abbia architettato per avere un futuro da uomo libero io la vedo complicata”, dice uno degli inquirenti al quotidiano di via Solferino. “Può funzionare in un film americano ma così, con la donna e il figlio al seguito, è una partita persa. Dove vanno? Dove va il bambino a scuola? Come si nascondono? Sono segnalatissimi ovunque…”.

Nelle prossime ore, dopo la dichiarazione della latitanza, si dovrebbe arrivare all’emissione di in mandato di arresto europeo. E per ora dalla famiglia le bocche restano cucite. “Dove è Giacomo? Non lo so davvero”, sono le parole di Adelio Bozzoli all’Ansa.

La pista legata alla fuga in Maserati si forte di un passaggio registrato della vettura intestata a Giacomo Bozzoli alle 5:51 del 23 giugno dal portale di Manerba, in provincia di Brescia, due minuti più tardi da quello di Desenzano e uno successiva alle 6:03. Il suocero sentito dagli inquirenti avrebbe riferito che la famiglia sarebbe “in una località imprecisata della Francia“.

Bozzoli libero e non arrestato

Quanto ai rischi di un pericolo di fuga, dell’assenza di una misura cautelare nei confronti di Bozzoli, a parlarne col Corriere della Sera è Pier Luigi Maria Dell’Osso, il magistrato che nel marzo 2018, a capo della Procura di Brescia, avocò l’inchiesta sulla ‘scomparsa’ di Mario Bozzoli e nel 2020 chiese il rinvio a giudizio solo a carico di Giacomo Bozzoli.

Credo che chi è stato incaricato di eseguire la sentenza si starà dando da fare come è assolutamente doveroso che sia – le sue parole – Ma è chiaro che da uomo libero fino a quel momento ben sapesse la data in Cassazione. Credo sia necessario attendere qualche giorno: per capire le sue intenzioni, ma anche i risultati a cui le ricerche porteranno“.

Quanto alle motivazioni per l’assenza di una misura cautelare, del perché abbia affrontato otto anni di processo in assoluta libertà, Dell’Osso spiega: “I presupposti per un arresto, una misura cautelare, si valutano momento per momento. Con il senno di poi ci si chiede se si è agito davvero nel modo giusto. Ma valutare spetta a chi ha la competenza per farlo, e anche quando ero io a indagare sul caso, Bozzoli è sempre stato disponibile e reperibile“. Il pericolo di fuga non fu mai ravvisato, “altrimenti avremmo agito in modo diverso“. “Nell’ultima settimana, magari, in previsione della sentenza fissata in Cassazione, si è portati a ritenere che fosse in qualche modo monitorato. Monitorare però non significa fermare. Certo, poi proprio nel momento più delicato, per ora, ha fatto perdere le sue tracce. Questo breve lasso di tempo però lascia pensare che possa ancora costituirsi. Ha sempre dimostrato di essere ben presente a sé stesso“.