Gli otto deputati eletti al Parlamento europeo nelle liste dei 5 Stelle hanno chiesto e ottenuto l’ingresso nel gruppo parlamentare della sinistra. Cioè nel gruppo che comprende la sinistra italiana di Fratoianni, quella tedesca, quella francese di Melanchon eccetera. Gli otto parlamentari dei Cinquestelle diventano la più vasta rappresentanza nazionale nella sinistra dopo il gruppo di Mélenchon. Sembra una svolta. E probabilmente anche un atto di rottura. Solo Ieri, sul giornale più vicino ai 5 Stelle, il Fatto Quotidiano, Marco Travaglio – che è sempre stato la stella fissa del movimento prima di Grillo, con Grillo, dopo Grillo e prima e dopo e durante Casaleggio – aveva tuonato contro l’“ammucchiata” e contro i partiti della sinistra. Del resto Travaglio ha sempre dichiarato, di se stesso, di essere un uomo di destra. La decisione di passare a sinistra in modo così netto e spettacolare seppellisce la vecchia linea qualunquista.
Gli otto deputati dei Cinquestelle, dopo una trattativa riservata, si sono presentati ieri per un incontro con lo Stato maggiore della sinistra europea. Per superare una specie di esame. Della commissione d’esame – che poi li ha promossi – facevano parte esponenti dei vari partiti nazionali. Per l’Italia c’era Italia Salis. Capite bene che questo fatto, almeno simbolicamente, significa molto. I Cinquestelle hanno accettato di essere giudicati da una ex detenuta, sotto processo per reati ipoteticamente gravissimi, che ha partecipato sempre al movimento di occupazione delle case sfitte, che ha proclamato anche recentemente il diritto a usare l’illegalità come strumento di lotta politica. Roba da far accapponare la pelle alla vecchia guardia grillina. E a tutta la componente travaglista che ha sempre apertamente fatto del giustizialismo e dell’ultralegalismo la propria bandiera.
Naturalmente bisognerà vedere ora quali conseguenze avrà questo passo. Non c’è stata ancora nessuna reazione da parte di Conte e dei suoi. Conte non deve essere molto contento. ma forse nasconderà il disappunto. Lui comunque resta sempre il leader che firmò e rivendicò i decreti sicurezza, quelli di Salvini, e che non ha mai contestato la politica dei respingimenti. Conte non è in un buon momento. La nuova batosta elettorale, alle europee – dopo quella terribile alle politiche – lo ha molto indebolito. E non gode di buona stampa. Ancora ieri molti giornali lo hanno sbeffeggiato – e paragonato a Sangiuliano – per aver clamorosamente sbagliato una citazione su Matteotti. La sua leadership è evidentemente in discussione nel movimento, anche se coi tempi e i modi dei Cinquestelle. Saranno verosimilmente tempi lunghi ma è abbastanza improbabile che possa essere Conte la guida dei Cinquestelle alle future elezioni politiche.
Il problema della scelta di un nuovo leader è ormai inevitabile. Il dubbio è sulla direzione che il movimento prenderà. Nei Cinquestelle ci sono sempre state due componenti, che hanno convissuto attraverso un complesso meccanismo fondato in gran parte sulla “de-politicizzazione”. La componente qualunquista e quella di sinistra, socialisteggiante. Giuseppe Conte è stata la figura che ha provato a tenere insieme le due componenti oscillando tra le due posizioni. E lasciandosi prevalentemente guidare da Marco Travaglio, molto più esperto di lui sulla politica (e anche sulla storia…). Conte e Travaglio sono quelli dell’alleanza con Salvini e poi coi pacifisti, e con la sinistra del reddito di cittadinanza. Ma era chiaro che l’ambiguità del movimento non poteva reggere all’infinito.
Oggi è al bivio: restare essenzialmente qualunquista e accettare di essere relegato in una posizione marginale nella battaglia politica, ma con una rendita di posizione attorno al 10 per cento? O tentare la via della scelta a sinistra, vicino ad Avs e a sostegno del Pd? La decisione di aderire alla sinistra europea sicuramente fa parte di questo percorso. Non credo sia un traguardo, mi pare più una tappa. La scelta alla fine sarà quella del nuovo leader. Certamente da oggi è un po’ più semplice parlare di alleanza tra Cinquetelle e sinistra. E il campo largo forse inizia ad acquistare un po’ di consistenza. La cosa non credo faccia piacere né alla destra né al Fatto.