Fondi bloccati e taglieggiati

Così il governo Meloni rapina la Regione Campania: già 2 miliardi portati via

Il ricatto, o più precisamente il taglieggiamento del governo alla regione Campania. Hanno già portato via due miliardi

Editoriali - di Piero Sansonetti

12 Luglio 2024 alle 22:26

Condividi l'articolo

Così il governo Meloni rapina la Regione Campania: già 2 miliardi portati via

Salvini, ma non solo lui, ruggisce sempre contro le rapine. Forse ha ragione, forse esagera. Certo, se le rapine sono molto molto grosse… Le rapine in genere fruttano ai rapinatori qualche centinaio o qualche migliaio di euro. Se la rapina è una rapina da un milione di euro si parla di rapina dell’anno. Adesso vi racconto la storia di una rapina da circa due miliardi. Forse in Italia, la più grande del secolo. Che ha una particolarità: è ancora in corso. Probabilmente il bottino crescerà. Il rapinatore è il governo. Più precisamente l’attuale governo. Il rapinato è la Regione Campania. Vediamo cosa è successo.

Esistono nel bilancio dell’Italia i cosiddetti “fondi sviluppo e coesione”. Sono molti molti soldi che vengono distribuiti alle Regioni, e per le Regioni sono ossigeno. Senza quei soldi le Regioni, in particolare le Regioni del Sud, possono a malapena fare ordinaria amministrazione. Infatti i fondi coesione sono soprattutto per il Sud. Possiamo dire – anche se non andrebbe detto – che hanno sostituito la Cassa del Mezzogiorno con il fine di ridurre il gap tra Nord e Sud del Paese. Coesione vuol dire esattamente questo: ridurre il gap. Attualmente sono in distribuzione i fondi-coesione per il periodo che va dal 2021 al 2027. La ripartizione la fece il governo Draghi, e alla Campania andarono cinque miliardi e seicento milioni. Tutto stabilito, tutto preciso. Mancava solo l’atto esecutivo, il trasferimento dei soldi. Che spetta al Cipess (ex Cipe), organismo composto quasi esclusivamente da ministri e dal Presidente del Consiglio. Il governo Draghi, visto che erano imminenti le elezioni, decise di rinviare l’atto esecutivo del trasferimento dei soldi alle Regioni, per rispetto al futuro governo. Draghi è un tipo rispettoso, delle forme e dei doveri. Però la sua correttezza determinò un primo rinvio.

Poi si insedia il governo Meloni che è un po’ meno rispettoso della correttezza. E così rinvia, rinvia, rinvia. Fino al 2024 quando decide di cambiare le regole con la partita in corso. E vara un decreto, che chiama decreto-coesione, nel quale stabilisce che le Regioni per ottenere i soldi devono prima sottoscrivere un accordo col governo. E trattare col governo sul modo nel quale quei soldi andranno spesi. Immagino che non ci sia bisogno di spiegare questo cosa vuol dire: semplicemente che i soldi che erano a disposizione delle Regioni tornano sotto il potere del governo. Che a sua discrezione può sottoscrivere o meno gli accordi, o può porre condizioni, o chiedere che una parte di quei soldi siano stanziati non per le esigenze della Regione ma – poniamo – per ragioni clientelari. Ho scritto “poniamo”, eh… E così succede che il governo Meloni sottoscriva facilmente gli accordi con le Regioni amiche (l’Abruzzo viene premiato versando i soldi pochi giorni prima delle elezioni, offrendo in questo modo una buona indicazione di voto agli elettori) e non li sottoscriva con le Regioni che non gradisce. E in testa all’elenco delle Regioni sgradite c’è la Campania del governatore De Luca. Considerata dal governo, più o meno, come una regione Canaglia…

Entra in azione il ministero di Fitto che inizia a fare richieste al governatore della Campania. La prima e più clamorosa richiesta è quella di destinare una buona porzione del Fondo, e cioè un miliardo e duecento milioni, alla ristrutturazione di Bagnoli. Un miliardo e due? Sì, risponde placido il ministero: o prendere o si perde tutto il fondo. Ma per Bagnoli sono stati già da molto tempo stanziati 13 miliardi in un fondo apposito. È un progetto nazionale. Niente da fare: o la Campania rinuncia al miliardo e due o perde tutto. De Luca, che sembra un impulsivo ma non lo è, cede al ricatto. Lui non lo dirà mai ma la cosa è evidente: si tratta di una rapina a danno della Campania e dei suoi abitanti. Ok. Ma anche durante una rapina, se ti puntano una pistola in faccia che fai? Gli dici di no? Si va avanti. E salta fuori il problema di finanziare anche alcune iniziative del ministero della Cultura. Cioè del ministro Sangiuliano, che oltretutto è campano anche lui. Non gli puoi mica dire di no, sarebbe da maleducati. Non si sa cosa debba farci con quei soldi. Dicono che stia preparando una mostra su Galileo.

Ok: quant’è? 130 milioni. Caspita! Beh, che fai, un dispetto proprio a Sangiuliano? E De Luca cede per la seconda volta. Così pensa di essersi messo al sicuro e di potere avere almeno una parte del Fondo stanziato da Draghi che è indispensabile per governare. Macché. Il ministero gli fa sapere che servono altri cento milioni non mi ricordo più per quale lavoretto. Fitto insiste. Ci sono problemi? Se ci sono problemi – dicono al ministero – ce lo dite e blocchiamo il Fondo. No, no, dice De Luca. pago. Accettato il taglieggiamento anche di questi 100 milioni. Ok. Ora si firma? Macché, di nuovo, le richieste aumentano aumentano aumentano. Ad oggi il Fondo che doveva essere di 5 miliardi e sei si è ridotto a 3 miliardi e sei. E però… Però ancora niente. Il tempo passa e il governo non si decide a firmare l’accordo capestro che lui stesso ha imposto.

Passano i mesi e i tempi si abbreviano sempre di più. Tenete conto che questi soldi devono essere spesi entro il 2027. E che certo, nel 2021 era ancora lontano il 2027, ma ora è sempre più vicino. E per realizzare le opere previste dalla Campania occorre tempo. E se il tempo passa le opere perdono i finanziamenti. Credo che sia chiaro a tutti l’aspetto di rapina di questo comportamento del governo. Ma c’è un’altra cosa che colpisce. La coincidenza tra questa azione anti-Regioni e l’approvazione, tra le polemiche e gli eia eia festosi, della legge sull’autonomia differenziata. Quella legge, ci è stato detto, serve ad aumentare l’autonomia delle Regioni. Non solo delle Regioni del Nord. Serve a dare loro più potere e più possibilità di iniziativa. Ma secondo voi c’è qualche possibilità di rendere compatibile lo spirito dell’autonomia differenziata con lo spirito del decreto-coesione che impone alle Regioni di sottomettersi al governo, a Fitto a Sangiuliano e a tutti gli altri? No, non credo che ci sia compatibilità. Però c’è una idea comune alle due iniziative: il potere, il potere, il potere. L’idea che se vinci le elezioni poi il tuo compito è accaparrarti più potere possibile, e soprattutto di levarlo agli altri. Agli altri chi? Beh, un po’ a tutti ma soprattutto al Sud.

12 Luglio 2024

Condividi l'articolo