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Toti arrestato di nuovo, ma i fatti sono gli stessi: l’assist dei PM al sit-in di PD, M5s e AVS

Toti arrestato di nuovo, ma i fatti sono gli stessi: l’assist dei PM al sit-in di PD, M5s e AVS

Giovanni Toti non si dimette da presidente della Regione Liguria? Ecco arrivargli allora una nuova ordinanza di custodia cautelare. E fa nulla se i fatti contestati siano sostanzialmente gli stessi, e quindi il finanziamento illecito al suo movimento politico da parte di Esselunga, già oggetto di contestazione nella prima ordinanza notificatagli lo scorso 7 maggio. Con un tempismo a dir poco stupefacente, a poche ore dall’inizio del sit-in organizzato da Pd, M5s, Avs, in piazza De Ferraris per chiedere le sue dimissioni, dalla Procura di Genova è partita dunque una nuova bordata che questa volta rischia di mettere in seria difficoltà il governatore. Il primo risultato ottenuto è stato quello di far saltare l’incontro, autorizzato dalla stessa Procura, previsto per oggi pomeriggio con Matteo Salvini. I magistrati, infatti, hanno pensato bene di fissargli l’interrogatorio di garanzia nelle stesse ore in cui avrebbe dovuto vedere il leader della Lega per discutere del futuro della giunta.

Il secondo risultato, invece, è stato quello di puntellare l’intero impianto accusatorio, quanto mai traballante, sottolineando ancora una volta il rischio di “reiterazione” dei reati da parte del governatore. Andando comunque nel dettaglio, a Toti si contestano nuovamente alcuni passaggi elettorali pubblicitari su un banner esposto sulla terrazza Colombo nel centro di Genova in occasione delle elezioni amministrative del giugno 2022 del valore di circa 50mila. Si tratta di passaggi materialmente erogati da PTV Spa, la società che gestisce gli spazi pubblicitari sulla terrazza, ma offerti da Esselunga, “in modo occulto, senza alcuna delibera da parte dell’organo sociale competente”.

I passaggi, scrivono i magistrati, formalmente avrebbero dovuto pubblicizzare solo Esselunga ma in realtà avrebbero pubblicizzato anche la campagna elettorale della lista Liguria al centro Toti per Bucci. Per gli inquirenti, in particolare, “in concomitanza di ciascuna delle quattro competizioni elettorali che si sono susseguite nell’arco temporale di circa 18 mesi l’indagato, pressato dalla necessità di reperire fondi per affrontare la campagna elettorale, ha ‘svenduto’ e messo a disposizione la propria funzione, i propri poteri e il proprio ruolo, in favore di interessi privati abdicando ai propri importanti doveri istituzionali, in cambio di finanziamenti, promessi e concretamente erogati”.

E’ evidente – conclude poi il giudice – la permanenza e attualità del pericolo che l’indagato possa reiterare analoghe condotte peraltro ritenute pienamente legittime e corrette dal predetto tenuto conto anche del fatto che nel 2025 sono calendarizzate le elezioni regionali e che la campagna per la raccolta dei fondi è già iniziata”. E dal momento che Toti, come hanno scritto i magistrati del Riesame, non distingue ciò che è lecito da ciò che è illecito, ecco quindi la necessita di un nuovo provvedimento. “Nel merito, le nuove accuse appaiono corollario all’interpretazione accusatoria della precedente ordinanza, senza aggiungere nulla di nuovo”, puntualizza il difensore di Toti, l’avvocato Stefano Savi. E in effetti è la stessa gip a scriverlo, precisando che la Guardia di finanza, con due annotazioni lo scorso luglio, gli ha consentito di consolidare “ulteriormente il quadro gravemente indiziario della condotta corruttiva”.

Gli ‘interessamenti’ di cui si reiterano le accuse altro non sono che legittima attività politica di collegamento tra una azienda e gli uffici preposti di Regione al fine di meglio comprendere le esigenze dell’ente e le relative integrazioni”, ha replicato Savi, secondo cui “nessun favoritismo e nessuna pressione risulta nelle informative”. Il modo di procedere della magistratura ligure ricorda molto da vicino quello dei colleghi milanesi ai tempi di Tangentopoli, con provvedimenti “a cascata” che finivano per travolgere gli indagati. La soluzione era allora il patteggiamento che, da un lato permetteva al malcapitato di tirarsi fuori da una giostra giudiziaria interminabile, e dall’altro metteva in salvo la procura, evitandogli di affrontare un processo dall’esito non sempre scontato, soprattutto davanti ad un giudice non adesivo alle tesi degli inquirenti e non disposto a fare il tradizionale copia ed incolla delle imputazioni.

Tornando alla manifestazione, “noi non siamo qui per emettere sentenze di condanna nei confronti di singole persone. Non siamo un tribunale. Non c’è alcuna gogna mediatica. Ma è Toti che non deve emettere una sentenza di condanna nei confronti della comunità ligure. Deve farsi da parte, non può tenere in scacco un’intera regione”, ha detto il leader del M5s Giuseppe Conte. “Mi domando cosa aspetti Giorgia Meloni a chiedere a Giovanni Toti di fare un passo indietro per il bene di questa regione e per la dignità di questa istituzione”, ha dichiarato la segretaria del Pd Elly Schlein a margine della manifestazione. “Noi vogliamo che in questa Regione si vada a votare e vogliamo proporre uniti e unite insieme un’alternativa. Basta finanziamenti alla politica da chi ha rapporti di interesse con la pubblica amministrazione. Facciamo insieme questa battaglia di civiltà. Basta con gli scambi di favore”, è stato invece il commento del leader di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni. “Una sinistra così forcaiola non si vedeva dai tempi di Trotsky. Anzi, credo che Trotsky in cuor suo era garantista perché voleva garantire i più deboli. Loro invece, quelli della sinistra, vogliono garantire una rendita”. Così l’ex ministro Saverio Romano, coordinatore politico di Noi moderati.