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Cutro, chiusa l’inchiesta sul naufragio: sei indagati tra Finanza e Guardia Costiera, i 98 morti “si potevano evitare”

Cutro, chiusa l’inchiesta sul naufragio: sei indagati tra Finanza e Guardia Costiera, i 98 morti “si potevano evitare”

A 17 mesi dalla strage di Cutro, quando nella notte tra il 25 e il 26 febbraio 2023 il caicco “Summer love” naufragò a tre miglia dalla costa di Steccato di Cutro, in Calabria, provocando la morte accertata di 98 persone (35 dei quali bambini, oltre a un numero imprecisato di dispersi), la Procura di Crotone chiude le indagini sulle presunte responsabilità di quella notte drammatica.

Il pubblico ministero di Crotone Pasquale Festa si avvia a chiedere il rinvio a giudizio per quattro uomini della Guardia di Finanza (uno in più rispetto alle fasi iniziali delle indagini) e due della Guardia Costiera, dove in questo caso inizialmente gli indagati erano tre.

Cutro, una strage che si poteva evitare

Il punto centrale dell’inchiesta della Procura di Crotone è che la strage di migranti poteva essere evitata. Lo dicono migliaia di pagine dell’inchiesta, fatta di consulenze, immagini, video, chat.

Nelle prossime ore, notificati gli atti, si capiranno meglio singole responsabilità o omissioni: i campi di imputazione per i quali la Procura ha chiesto il rinvio a giudizio dei sei indagati sono, scrive Repubblica, falso, omissione in atto d’ufficio e strage come conseguenza di altro reato.

Le responsabilità di Finanza e Guardia Costiera

Diverse le responsabilità accertate dall’inchiesta del pm Festa e della Procura guidata da Giuseppe Capoccia. Per l’accusa i quattro indagati della Guardia di Finanza avrebbero sbagliato le modalità di azione dopo la segnalazione del caicco da parte di Frontex a circa 40 miglia al largo delle coste della Calabria; i due ufficiali di ispezione della Guardia Costiera invece, per il pm, non si preoccuparono di informarsi e di far scattare un eventuale evento Sar.

Probabilmente indotti in errore dalla GdF, lasciarono che la Finanza si occupasse dell’evento come operazione di polizia e non di salvataggio, nonostante le condizioni del mare agitato e col meteo in peggioramento. Non a caso, come emerso dalle indagini, la Finanza quella notte decise di rientrare in porto, abbandonando le ricerche del caicco e senza segnalarlo alla Guardia Costiera, in possesso di mezzi adatti alla navigazione anche in condizioni meteo proibitive.

Quando poi il radar della GdF individuò il caicco quasi arrivato a riva, nessuno intervenne: fu così che si schiantò in una secca a tre miglia dalle coste di Cutro, con i primi soccorsi arrivati dai pescatori della zona.