La democrazia

Presidenziali Usa, i sondaggi premiano Kamala Harris (rispetto a Biden) che lancia la campagna sulle note di Beyoncé

Storico discorso del presidente: “Passare il testimone a una nuova generazione per unire il paese. Harris è tosta e capace”. Ieri l’incontro con Netanyahu, Pelosi attacca il premier israeliano: “Il peggior intervento di un leader straniero al Congresso”

Esteri - di Umberto De Giovannangeli

26 Luglio 2024 alle 12:30 - Ultimo agg. 26 Luglio 2024 alle 12:57

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Presidenziali Usa, i sondaggi premiano Kamala Harris (rispetto a Biden) che lancia la campagna sulle note di Beyoncé

Un testamento politico degno di un grande statista. Di un uomo ferito ma che ha anteposto il bene del Paese alla volontà di essere lui a cercare di sconfiggere il pericolo numero uno dell’America democratica: Donald Trump. È questa la grande differenza tra il presidente Usa e il primo ministro d’Israele in missione a Washington. Biden ha anteposto l’America alle sue ambizioni personali. Netanyahu ha fatto il contrario. “Le differenze di stile e di sostanza tra Joe Biden e Benjamin Netanyahu non sono mai state così nette come nei loro discorsi di mercoledì. Si è trattato di grazia contro vittimismo, di verità contro mendacità, di genuinità contro falsità e di vero contro falso”, scrive su Haaretz Alon Pinkas, tra i più autorevoli analisti politici israeliani, un importante passato in diplomazia.

Il “peggiore” discorso al Congresso pronunciato da un leader straniero. Così l’ex speaker della Camera americana Nancy Pelosi ha commentato l’intervento di Netanyahu a Capitol Hill. “Le famiglie” degli ostaggi “vogliono un cessate il fuoco per riportarli a casa e noi ci auguriamo che il premier spenda il suo tempo a centrare questo obiettivo”, ha detto Pelosi. Quanto a Biden – che ieri ha incontrato Netanyahu alla Casa Bianca – con un solenne discorso storico alla nazione di 15 minuti, che entrerà a far parte della sua eredità, ha spiegato dallo studio Ovale, quando in Italia erano le prime ore di giovedì, il motivo del suo ritiro dalla corsa domenica scorsa, dopo le crescenti pressioni nel suo partito in seguito alla debacle nel dibattito tv con Donald Trump. “Meritavo la rielezione ma antepongo democrazia all’ambizione personale, in ballo c’è la democrazia. Harris è esperta, tosta e capace”. Ha cominciato prendendola alla larga, facendo riferimento proprio ai quadri di alcuni dei più importanti presidenti della storia americana appesi intorno a lui. Poi è entrato brevemente nel merito della questione del ritiro e ha detto che «la difesa della democrazia, che è a rischio, è più importante di qualsiasi titolo».

Poi ha parlato di nuovo, sempre implicitamente, delle elezioni e di Trump: «Dobbiamo decidere: crediamo ancora nell’onestà, nella morale, nel rispetto, nella libertà, nella giustizia e nella democrazia? In questo momento, possiamo vedere quelli con cui non siamo d’accordo non come nemici, ma come concittadini americani». Poco dopo è tornato a commentare il suo ritiro, questa volta parlandone in modo più diretto: «Nelle ultime settimane, mi è diventato chiaro che ho bisogno di unire il mio partito in questo sforzo critico. Credo che la mia storia come presidente, la mia leadership nel mondo, la mia visione per il futuro dell’America avrebbero meritato che facessi un secondo mandato. Ma niente, niente può ostacolare la salvezza della nostra democrazia. E questo include l’ambizione personale. Quindi ho deciso che il modo migliore per andare avanti è passare il testimone a una nuova generazione. È il modo migliore per unire la nostra nazione».

Biden ha continuato il discorso parlando della sua intenzione di concludere gli ultimi mesi da presidente proseguendo nel lavoro fatto finora, sia nella politica interna che in quella internazionale. Ha parlato di economia, di lotta contro il crimine e la violenza politica e di gestione dell’immigrazione irregolare, ovvero temi che sono stati tra i più importanti tra quelli gestiti dalla sua amministrazione, ma anche della guerra di Israele nella Striscia di Gaza, e della sua intenzione di farla finire il prima possibile, aiutando Israele a far tornare in patria le persone prese in ostaggio da Hamas. «La cosa grandiosa dell’America è che qui i re e i dittatori non governano: è il popolo che lo fa. La storia è nelle vostre mani. Il potere è nelle vostre mani. L’idea dell’America è nelle vostre mani. Dovete solo mantenere la fede e ricordare chi siamo», ha detto in conclusione del discorso.

Diverse personalità democratiche hanno spinto fuori Joe Biden dalla corsa alla Casa Bianca, hanno cercato di organizzare un colpo di Stato”. È la grave accusa lanciata da Trump in una intervista alla Fox, all’indomani del discorso del presidente Biden sul suo ritiro. “L’hanno spinto fuori, tra Pelosi, Obama e altri – ha detto il tycoon – Li ho visti in televisione, erano così carini: ‘Oh sì, amiamo Joe, amiamo Joe’. Ma dietro le quinte, so perfettamente che sono stati brutali” nei suoi confronti, ha aggiunto. Quanto a brutalità, almeno nelle parole, Trump è imbattibile. “Harris è ultra-liberal, è terribile. È più liberal di Bernie Sanders. È una pazza della sinistra radicale. Era la responsabile del confine” con il Messico “ma non è mai andata al confine. Quando Kamala è stata mandata in Europa per prevenire” l’attacco all’Ucraina, il presidente Vladimir Putin “si è messo a ridere”, sentenzia.

Intanto, è stato pubblicato sui profili social di Kamala Harris il primo video della sua campagna elettorale per le elezioni presidenziali di novembre. Intitolato ‘We Choose Freedom’, il video sottolinea il messaggio centrale della campagna: libertà sui diritti all’aborto, libertà dalla violenza delle armi e libertà “non solo di tirare avanti, ma di andare avanti”. La colonna sonora è ‘Freedom’ di Beyoncé, che fu già inno delle proteste dopo la morte di George Floyd nel 2020. Nel testo che accompagna il video, la scritta “Kamala Harris for President”. Secondo un sondaggio di Cnn condotto online il 22 e 23 luglio, l’ex presidente americano ha il 49% delle preferenze e la vicepresidente il 46%, con uno scarto nel margine di errore della rilevazione. La metà di coloro che sostengono la vicepresidente lo fa perché crede genuinamente in lei e non perché vuole battere Trump. Un dato che indica una svolta decisa rispetto alla candidatura di Joe Biden, al quale solo il 37% degli elettori voleva esprimere solo il sostegno: l’obiettivo della quota restante era un voto per il presidente solo per sconfiggere Trump.

26 Luglio 2024

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