Il passo indietro

Toti si dimette, Salvini e il suo partito lo hanno mollato: il governatore lascia per tornare libero

Giustizia - di David Romoli

27 Luglio 2024 alle 09:00

Condividi l'articolo

Toti si dimette, Salvini e il suo partito lo hanno mollato: il governatore lascia per tornare libero

Dopo 80 giorni di resistenza Giovanni Toti si è arreso e ha rassegnato le dimissioni, chiedendo contestualmente la revoca dei domiciliari e se qualcuno è disposto a scommettere che stavolta non gli verranno concessi dimostra di avere la tempra del più temerario giocatore d’azzardo. La sentenza con la quale la revoca era stata respinta era tanto chiara quanto inaccettabile in un Paese in cui l’invasione di campo tra poteri dello stato fosse ancora presa anche solo un pizzico sul serio. Non è il caso dell’Italia dove tutti hanno trovato più o meno nella norma che un magistrato sostenesse che la mancata ammissione di colpa equivale di per sé a prova dell’intenzione di reiterare il reato. E non è bastato: l’opposizione, tutta a braccetto, ha organizzato una bella manifestazione per chiedere le dimissioni già ordinate di fatto dal gip. La pagina peggiore nella segreteria Schlein sinora, e se ne rendono conto anche nel Pd, pur muti come pesci.

Ma l’opposizione in fondo fa l’opposizione e se l’odore del sangue, al secolo della conquista della Liguria, la inebria, lo si può capire pur senza giustificarlo. Ma a mollare Toti sono stati anche gli amici, la sua stessa maggioranza e per motivi meno comprensibili. Dagli spalti di Forza Italia lo davano già per spacciato sin dai primi giorni, non tanto per le eventuali responsabilità penali che per il quadro d’insieme che emergeva dalla vicenda a prescindere dal codice. Il colpo di grazia lo ha sparato pochi giorni fa il sindaco di Imperia ed ex ministro Claudio Scajola, che se non ha più la tessera azzurra in tasca è pura formalità. Ha chiesto all’amico «un sacrificio ingiusto ma inevitabile». È stato accontentato in tempi record.

La Lega ha puntato i piedi: fino a quando ha pensato di poter volgere il caso a proprio vantaggio mettendo in campo il suo campione Edoardo Rixi, grazie a un giro di valzer per cui lo stesso Rixi avrebbe lasciato il suo posto in Parlamento al governatore dimissionario. Ma Rixi, che non è nato ieri, ha capito subito quanto incerto fosse il mercanteggiamento, si è tirato indietro e a quel punto anche Salvini è scomparso, ha disertato il previsto incontro con il governatore ai domiciliari e ha tirato fuori dal taschino la lista dei suoi papabili per la nuova corsa. Salvo ricomparire ieri, ad addio consumato, per far tuonare la sua Lega contro «l’ennesimo tentativo di sovvertire il voto popolare usando inchieste e arresti». Pessima pratica alla quale «i cittadini sapranno rispondere confermando il centrodestra». La stessa critica, dall’opposizione, la muove solo Calenda. Persino Renzi, pur di accomodarsi nell’ovile di centrosinistra, fa finta di niente e del garantismo se ne riparla in tempi migliori. Elly poi è scatenata. Festeggia la liberazione della Liguria «sia pure in grave ritardo», neppure fosse un nuovo 25 aprile.

Spiegarsi le ragioni della mancata difesa di Toti da parte del centrodestra non è facile. In parte Toti ha sempre proceduto da solo, avvicinandosi di volta in volta all’uno o all’altro partito del polo di destra a seconda delle convenienze e questo non gli ha fruttato molte amicizie, soprattutto in FI dove lo considerano un mezzo traditore. Meloni è già troppo occupata a difendere i suoi per potersi far carico anche degli alleati. Campeggia ovunque la convinzione che il problema non sia solo il rilievo penale ma un’immagine dello stile di governo che lede l’intera destra e ovunque. In più molti sono convinti di poter conservare la Regione sacrificando solo il governatore.

Tutto è possibile, soprattutto se il centrosinistra sbaglierà candidatura. Ma probabile proprio no e per la prima volta Elly Schlein inizia a vedere nella temutissima prossima tornata di elezioni regionali non più la minaccia che potrebbe costarle la segreteria, com’era sino a pochi mesi fa, ma l’occasione per infliggere alla destra un colpo micidiale. In Liguria, con il centrosinistra unito e Toti costretto a una implicita ammissione di colpa pur di lasciare i domiciliari, la partita è quasi vinta a tavolino. In Umbria le speranze di riconquista sono tanto palpabili che è già iniziata la corsa alla candidatura, con Avs che reclama la postazione per Elisabetta Piccolotti. La grande paura di perdere la Toscana non è del tutto svanita ma dopo i risultati di Firenze è quanto meno molto ridimensionata. E va da sé che una sconfitta della destra alle regionali sarebbe il viatico per perdere anche il governo.

27 Luglio 2024

Condividi l'articolo