L'intervista

“L’Italia intervenga contro il genocidio a Gaza, dove si muore di fame o malattie”, parla l’ambasciatrice Odeh

Esteri - di Umberto De Giovannangeli

28 Luglio 2024 alle 10:30

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“L’Italia intervenga contro il genocidio a Gaza, dove si muore di fame o malattie”, parla l’ambasciatrice Odeh

La tragedia di Gaza e della sua gente, le richieste impellenti all’Italia e all’Europa. Ne parla a l’Unità l’Ambasciatrice della Palestina in Italia, Abeer Odeh.

Signora Ambasciatrice, le notizie che giungono da Gaza danno conto di una situazione apocalittica: fame, sete, epidemie, ora anche il diffondersi della poliomielite. E la guerra continua.

Tutto vero, e non è tutto. Nel corso degli ultimi 9 mesi e mezzo, Israele ha ucciso a Gaza quasi 40mila persone ferendone più di 90mila, senza contare le decine di migliaia ancora sotto alle macerie. Nel 70% dei casi parliamo di donne e bambini indifesi.

Chi è sopravvissuto ai bombardamenti sta adesso morendo di fame e di sete, perché la fame e la sete sono diventate armi criminali, strumenti di genocidio e punizione collettiva nelle mani del governo israeliano. L’organizzazione mondiale della Sanità è “estremamente preoccupata” per la possibilità di un’epidemia del virus altamente contagioso della poliomielite a Gaza, dopo che ne sono state trovate tracce nelle acque reflue già un mese fa. Gli operatori sanitari stanno fornendo consulenze in materia di protezione ai 2,3 milioni di abitanti della Striscia, ma si tratta di consigli “molto difficili da seguire”, dato il collasso dei servizi idrici e igienici.

Il virus si diffonde facilmente attraverso il contatto con le feci di una persona infetta o, meno comunemente, attraverso le goccioli- ne che scaturiscono da tosse e starnuti. Può causare paralisi e, in casi estremi, morte. Si tratta dunque di un disastro sanitario che incombe su migliaia di palestinesi sfollati che vivono in tendopoli, dove le fognature scorrono liberamente contaminando l’acqua.

Ma c’è di più, molto di più di quel che sappiamo e che ci viene riferito dai pochi media ancora presenti a Gaza in grado di descrivere in maniera indipendente cosa vedono senza essere “guidati” dall’esercito israeliano. Non solo perché ai media viene impedito l’accesso sulla Striscia, ma soprattutto perché i giornalisti sono tra i bersagli preferiti degli attacchi israeliani e la loro uccisione non è mai casuale. Ad oggi, Israele ne ha eliminati almeno 163, affinché smettessero di fornire prove evidenti dei suoi crimini. Anche per questo, l’entità della tragedia che sta attraversando il popolo di Gaza è davvero incommensurabile ed è urgente un cessate il fuoco.

La Corte internazionale di Giustizia ha messo sotto accusa Israele per crimini commessi in Cisgiordania. Una presa di posizione importante, ma che non sembra aver seguito.

L’opinione espressa dalla Corte internazionale di Giustizia è una grande notizia per tanti motivi. Innanzitutto, perché mette a tacere in maniera argomentata e definitiva chi continua a sostenere che la Palestina non sia una terra illegalmente occupata da Israele.

La Corte chiarisce una volta per tutte che il territorio palestinese occupato – composto dalla Cisgiordania compresa Gerusalemme est e dalla Striscia di Gaza – costituisce un’unità territoriale unica, la cui integrità va in quanto tale preservata e rispettata. Nel sottolineare che anche la Striscia di Gaza è a tutti gli effetti occupata da Israele, la Corte dichiara che questa occupazione, nella sua interezza, viola il diritto internazionale, e si sofferma sull’illegalità degli insediamenti dei coloni, che devono essere immediatamente evacuati restituendo la terra ai palestinesi. In sostanza, la Corte stabilisce l’obbligo da parte di Israele di porre fine il più rapidamente possibile alla sua presenza nella Palestina occupata. Questo obbligo discende direttamente dal diritto internazionale consuetudinario e il parere della Corte non fa che esplicitarlo, rispondendo al quesito che le era stato posto dall’Assemblea generale delle Nazioni unite. Siamo tuttavia di fronte a una decisione storica, soprattutto per il momento storico in cui è stata presa.

Su cosa fonda questo giudizio?

I pareri consultivi della Corte hanno un grande valore giuridico ed esercitano una notevole autorità morale. Sicuramente contribuiscono al chiarimento e allo sviluppo del diritto internazionale e quindi al rafforzamento delle relazioni pacifiche tra gli Stati. Ignorarli, come ha già fatto Israele in passato, significa porsi al di sopra della legge e non avere a cuore la pace. È tuttavia utile ricordare che l’intera comunità internazionale è chiamata a rispettare e far rispettare l’opinione della Corte, la quale avverte esplicitamente che tutti gli Stati hanno l’obbligo di non riconoscere come legale la situazione che deriva dalla presenza illegale di Israele nel territorio palestinese occupato e di non fornire aiuto o assistenza nel mantenimento della situazione creata dalla presenza illegale di Israele nel territorio occupato. In particolare, l’Assemblea generale e il consiglio di Sicurezza delle Nazioni unite dovranno valutare quali ulteriori azioni siano necessarie per porre fine alla presenza illegale di Israele, tenendo conto di detto parere consultivo.

Per questo chiediamo all’Italia e al governo italiano di impegnarsi con determinazione e coerenza nella direzione ribadita con forza dal diritto internazionale, con iniziative concrete e visibile volte a porre terminare a questa occupazione illegale e alla pulizia etnica che in questi mesi sta subendo un’accelerazione spaventosa, non solo a Gaza. È di pochi giorni fa la notizia rilasciata ufficialmente dall’Unicef, che da ottobre in Cisgiordania compresa Gerusalemme est è stato ucciso in media un bambino palestinese ogni due giorni.

Nel suo discorso al Congresso degli Stati Uniti, Netanyahu ha difeso il diritto d’Israele a difendersi dai terroristi palestinesi che hanno attaccato il 7 ottobre lo Stato ebraico, uccidendo, stuprando, rapendo civili.

Si tratta dell’ennesimo tentativo di Israele di mascherare i propri crimini. La stessa Corte internazionale di Giustizia ha messo ripetutamente in discussione il cosiddetto diritto di Israele a “difendersi” con mezzi illegali. Già con il parere consultivo del 2004, relativo al muro dell’apartheid costruito da Israele, la Corte aveva stabilito che Israele, paese occupante, non potesse invocare la scusante della legittima difesa per erigere un muro illegale che poneva un grave ostacolo all’esercizio del diritto all’autodeterminazione del popolo palestinese. In quest’ultimo parere del 19 luglio, la Corte torna sul concetto di auto-difesa invocato da Israele, sostenendo che le preoccupazioni per la propria sicurezza non giustificano l’acquisizione con la forza di territorio palestinese, e che la protezione dei coloni, la cui presenza in Palestina è illegale, non può giustificare le misure discriminatorie e le restrizioni imposte da Israele al popolo palestinese. Ricordiamo che per quanto riguarda in particolare l’aggressione disumana in corso a Gaza, la Corte ha emesso un’ordinanza lo scorso 26 gennaio, in cui riteneva “plausibile” parlare di genocidio e adottava misure cautelari contro Israele sin qui totalmente disattese, come l’ordine di fare tutto il possibile per prevenire ulteriori crimini e per garantire la consegna di aiuti umanitari agli abitanti della Striscia di Gaza.

Signora Ambasciatrice, la questione palestinese è entrata di forza nella campagna elettorale americana. Cosa si augura?

Sarebbe stato strano il contrario. Nonostante i tentativi di Israele di negare l’evidenza, e nonostante la riluttanza o le difficoltà imposte ai media nel riportare quanto sta accadendo, le immagini dello sterminio in atto a Gaza, che le Nazioni unite hanno descritto come “l’inferno sulla terra”, scorrono davanti agli occhi di tutti, entrano nei discorsi dei governi e nelle aule dei parlamenti, sono per strada insieme a chi manifesta da mesi al nostro fianco affinché questa carneficina abbia fine e venga riconosciuto il nostro sacrosanto diritto di esistere. Il premier Netanyahu, che non a caso il procuratore capo della Corte penale internazionale considera un criminale di guerra, si è rivolto al Congresso statunitense con un discorso pieno di menzogne, nel tentativo di sminuire sia l’entità del genocidio da lui stesso scatenato che il significato delle proteste a difesa del popolo palestinese. Ringraziamo chi, anche negli Stati Uniti, ha il coraggio di stare dalla parte giusta della storia. Non se ne pentirà. L’auspicio è che gli Stati Uniti siano dei mediatori credibili in un processo di pace che ponga termine all’occupazione portando finalmente alla liberazione del nostro popolo e al riconoscimento del nostro Stato sovrano.

Si sono insediati il nuovo Parlamento europeo e Ursula von der Leyen è stata rieletta a presidente della Commissione europea. Che cosa chiede all’Europa?

Anche l’Europa gioca – o meglio dovrebbe giocare – un ruolo molto importante, per la sua vicinanza culturale, storica e geografica con il Medio oriente. Quello che noi chiediamo all’Europa e ai Paesi europei, compresa l’Italia, è di assumersi le proprie responsabilità, spingendo Israele a rispettare il diritto internazionale di cui l’Europa è artefice e in cui i suoi membri credono fermamente. Servono, da parte dell’Europa, azioni efficaci che potrebbero includere sanzioni. In fondo, questo è esattamente ciò che ha appena richiesto la Corte internazionale di Giustizia, le cui decisioni l’Europa deve rispettare e rendere effettive.

Inoltre, chiediamo ai paesi europei – compresa l’Italia – che non l’hanno ancora fatto, di unirsi alla stragrande maggioranza della comunità internazionale e di riconoscere pienamente lo stato di Palestina sui confini del 1967, con capitale Gerusalemme est, seguendo l’esempio dato quest’anno dalla Spagna, dall’Irlanda, dalla Norvegia e dalla Slovenia, che ringraziamo ancora una volta.

28 Luglio 2024

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