Le nuove indagini

Mostro di Firenze, Dna “ignoto” riapre la caccia al serial killer: parte della sequenza compare in altri 2 duplici omicidi

Cronaca - di Redazione

29 Luglio 2024 alle 10:51

Condividi l'articolo

Pietro Pacciani durante il processo
Pietro Pacciani durante il processo

Il caso del “Mostro di Firenze” si potrebbe riaprire? Ne è convinto l’avvocato Vieri Adriani, che assiste i familiari di Nadine Mauriot e Jean Michel Kraveichvili, le ultime vittime del mostro. Una ricerca svolta dall’ematologo italiano Lorenzo Iovino, che vive e lavora negli Stati Uniti dove si occupa di trapianti di midollo, avrebbe portato nuovi elementi per le indagini.

L’omicidio di Nadine Mauriot e Jean Michel Kraveichvili

Si tratta, come rivela oggi Repubblica, di Dna sconosciuto su uno dei proiettili usati nell’omicidio di Nadine Mauriot e Jean Michel Kraveichvili, uccisi la notte dell’8 settembre 1985 in località Scopeti, nella campagna di San Casciano in Val di Pesa.

I due fidanzati si trovavano accampati in una tenda vicino la loro auto: dopo i primi spari Kraveichvili provò a scappare ma venne ucciso da altri colpi, la fidanzata venne uccisa all’interno della tenda e mutilata: qualche giorno dopo la scoperta dei corpi la procura di Firenze ricevette una busta anonima contenente un lembo di seno sinistro di Nadine.

Il Dna ignoto che riapre il giallo del “mostro di Firenze”

Il Dna scovato da Iovino sul proiettile onficcato nel cuscino della tenda dell’omicidio del 1985 ricorre anche sui proiettili di altri due delitti. È questa la tesi portata avanti dall’avvocato Vieri Adriani. Repubblica scrive che l’ematologo “ha scorporato in modo integrale quella sequenza, scoprendo anche una parziale sovrapposizione con quelle individuate su altri due proiettili rinvenuti in occasione dei duplici omicidi di Horst Wilhelm Meyer e Jens-Uwe Rüsch (9 settembre 1983) e di Pia Rontini e Claudio Stefanacci (29 luglio 1984). La firma del Mostro, almeno in ipotesi. Rimasta impressa al momento di ricaricare l’arma”.

Sulle basi di questa nuova scoperta, ora l’avvocato Vieri Adriani chiede che vengano effettuate “tutte le comparazioni possibili con i reperti a disposizione e con il profilo delle persone che sono state indagate nel corso del tempo. Se ci daranno l’autorizzazione i parenti chiederemo alla procura la riesumazione del corpo di Stefania Pettini (uccisa a 18 anni il 14 settembre 1974 a Vicchio assieme al fidanzato Pasquale Gentilcore, primo dei delitti attribuiti con certezza al Mostro, ndr). Sappiamo dalla consulenza del medico legale che potrebbe aver lottato con l’assassino, non è impossibile pensare che dei campioni biologici siano rimasti per esempio sotto le unghie”.

Adriani sa che “è possibile che non si trovi nulla, per il tempo trascorso o per lo stato di conservazione del cadavere troppo deteriorato. O che, anche in caso di esito positivo, il Dna possa essere incompleto o non comparabile. Resta il fatto che nei casi non risolti bisogna tentare tutto il tentabile”.

Le condanne per gli omicidi del “mostro di Firenze”

Ad oggi per gli omicidi del “mostro” sono stati condannati all’ergastolo e a 26 anni Mario Vanni (morto nel 2009) e Giancarlo Lotti (morto nel 2002), i cosiddetti “compagni di merende” di Pietro Pacciani, l’agricoltore morto nel 1998 in attesa del processo d’appello dopo l’annullamento della sua assoluzione da parte della Cassazione.

di: Redazione - 29 Luglio 2024

Condividi l'articolo