La recensione

“Tu sei qui”, l’ultimo romanzo di David Nicholls: un trekking contro la solitudine, la pandemia di questi tempi

Dall'autore del best seller "One Day", il cammino di due sconosciuti da costa a costa. Una storia generazionale per vedere se anche dopo una certa età è possibile stringere legami

Cultura - di Antonio Lamorte

29 Luglio 2024 alle 18:42

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FOTO DA NERI POZZA
FOTO DA NERI POZZA

Quante altre metafore possono essere così azzeccate per una relazione sentimentale di quella di un un percorso, un cammino da camminare insieme, e per di più tra sconosciuti, da costa a costa. Si chiamano Marney e Michael i protagonisti dell’ultimo romanzo di David Nicholls, Tu sei qui, edito in Italia da Neri Pozza, hanno 38 e 42 anni. Età in cui tutto può essere più o meno scelto quando è andata bene, compromesso quando è andata male. Lei è una copy editor, lui un insegnante. Entrambi una relazione finita alle spalle. Separazioni, divorzi. Esistenze soddisfatte a metà, le percepiscono a volte come terribilmente vacanti. E una voglia di ripartire, ricominciare, tappata da qualcosa che sembra inaggirabile. Un elefante che passeggia costantemente nella stanza.

In un recente intervento Vivek Murthy, “surgeon general” degli Stati Uniti, una delle più alte cariche nell’ambito sanitario negli USA, ha ribadito quello che già altri studi avevano evidenziato: la solitudine, in soldoni e per brevità, può uccidere come la dipendenza dal fumo, l’obesità e l’abuso di sostanze stupefacenti. È qualcosa che si sente pesante addosso, come una puzza che non va più via, una presenza oltremodo umiliante ai tempi della connessione costante, delle stories sui social sempre tutti sorridenti.

Nicholls, come già in passato, riesce a cogliere intorno a un pretesto narrativo un microcosmo che vortica e affonda con tutte le sue implicazioni, fragilità, evoluzioni. Se con One Day – best seller sempre edito da Neri Pozza in Italia da cui è stato tratto prima un film e quindi una serie tv Netflix – aveva stracciato il cuore a pezzettini seguendo un’amicizia lunga anni e anni e allacciata in un nodo intorno a una data precisa, in Tu sei qui mette vicino due sconosciuti, all’apparenza diversissimi, che condividono una condizione generazionale poco dibattuta perché “è più facile restare soli che mostrarsi soli al resto del mondo”.

Marnie e Michael si trovano invischiati in un trekking coast to coast attraverso l’Inghilterra, dal Lake District a Robin Hood’s Bay. Un percorso leggendario, piuttosto simbolico in Inghilterra, scelto dall’autore appassionato camminatore. Un itinerario geografico che si traduce in una linea di evoluzione per i suoi personaggi. Ed è sempre un triangolo lo schema relazionale che disegna questa storia, con i due protagonisti e il terzo vertice che cambia continuamente. È l’amica che arma gli incontri, è l’immancabile e puntuale incomodo, è il convitato di pietra, fantasma dell’amore passato dell’uno o dell’altro. Alla fine sembra che le donne abbiano le idee più chiare, che gli uomini siano destinati a un’aria sfranta e a una battaglia a una certa idea di mascolinità.

Manca la pervasività totale i social: e non è cosa da poco, considerati questi tempi e tutti i tempi più o meno morti che dedichiamo all’inutile feed delle nostre piattaforme. C’è invece la pandemia – lo studio di Murthy ne aveva parlato come di un fattore centrale nell’interruzione della coesione sociale – con tutti gli strascichi che ancora non abbiamo colto. Nicholls sceglie una narrazione onnisciente, ironica, attraversata da pietas, senza sconti ma mai spietata. La musica per venirsi incontro e guardarsi dentro, tanti dialoghi. È un’altra pericolosa epidemia, come l’ha definita il New York Times, quella della solitudine soprattutto quando dopo una certa età è sempre più difficile incontrare qualcuno, o semplicemente farsi degli amici. C’è n’è di strada da fare, soltanto alla fine si capisce se c’è una resa o una speranza.

 

 

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29 Luglio 2024

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