Il caso Liguria

Don Erminio e la hacienda di Don Spinello…

Un vecchio racconto di prepotenze e sopraffazioni in una città messicana dell’ottocento, dominata dalla potenza e dalle sopraffazioni dei latifondisti. Per fortuna oggi queste cose non possono più succedere

Editoriali - di Piero Sansonetti

31 Luglio 2024 alle 13:47

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Don Erminio e la hacienda di Don Spinello…

Ho trovato in un vecchio libro, in cantina, un racconto che mi è sembrato molto fantasioso e ne trascrivo una parte: “…i signorotti del luogo a un certo punto decisero che volevano riprendersi il porto. Il porto era il cuore della loro città, soprattutto dal punto di vista economico. Ma era anche un luogo importantissimo di potere che non poteva essere lasciato nelle mani di colui che da trent’anni lo controllava: don Aldo. Il porto – dicevano ogni sera, quando cenavano insieme – era cosa loro e andava conquistato. Il problema era il governatore. Perché il governatore non accettava di confiscare il porto e di consegnarlo ai signorotti. Era un rompiscatole legalista, il governatore. Perciò occorreva una strategia complessa. Bisogna liberarsi prima del governatore e poi di don Aldo. Così un giorno, all’alba, i signorotti sequestrarono il governatore e gli dissero che non lo avrebbero liberato finché non si fosse dimesso e non avesse permesso l’elezione di un nuovo governatore. Però poi capirono che non bastava. Perché nulla garantiva loro che il nuovo governatore non fosse anche lui una persona che rispettava la legge e che non ammetteva sequestri ed espropri. Così, dopo aver ottenuto le dimissioni del governatore, decisero che occorreva che uno di loro prendesse il comando nell’azienda di don Aldo. E dopo aver sequestrato don Aldo gli imposero di nominare un loro uomo – cioè un uomo di fiducia dei signorotti – al comando della sua azienda. Don Aldo, che era ormai parecchio anziano, cedette. Il gioco a quel punto era fatto. I signorotti avevano preso il controllo totale sul porto e sulla città…”.

Credo che questo racconto ricostruisca faccende avvenute nell’ottocento in Messico. Immagino che i signorotti fossero latifondisti. Gente tremenda: spietata, potente, affamata. Sono storie lontane. Che per fortuna da noi non possono più succedere. Da noi c’è lo stato di diritto. La magistratura non permetterebbe mai ai signorotti di compiere azioni di sopraffazioni odiose come quelle che abbiamo letto in quel vecchio libro. Non siamo nel Messico dell’ottocento, non serve la rivolta di Zapata. Mi hanno colpito – non so perché – i nomi dei protagonisti, trascritti in una scheda a piè di pagina. I nomi dei signorotti non ci sono. Vengono tutti identificati con una sigla: PM. Il governatore viene chiamato Toty, deve essere un soprannome. Così come è un soprannome quello di don Aldo. Nel racconto viene chiamato Spinello. Invece il boss che viene messo a capo dell’impresa si chiama Erminio. Che strano nome per un latifondista messicano…

31 Luglio 2024

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