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Intersex o intersessuale, cosa significa: il significato, i cromosomi, il caso della pugile Imane Khelif alle Olimpiadi
Il termine ombrello per le variazioni innate a diversi livelli che appartengono all'altro sesso. Oggi si parla di “Differenze dello Sviluppo del Sesso” (DSD) e di “Variazioni delle Caratteristiche del Sesso” (VSC)
Salute - di Redazione Web
Già altissima l’attenzione sul match di pugilato, oltremodo aumentata sul tema dopo il ritiro della pugile italiana Angela Carini durante il primo round appena. Un paio di pugni di Imane Khelif l’hanno convinta all’abbandono. “Mi ha fatto malissimo”. Benzina sul fuoco: il Presidente del Senato Ignazio La Russa ha subito invitato la pugile italiana a Palazzo Madama. La destra aveva cavalcato subito il tema, spesso definendo la pugile algerina trans: non esiste alcuna prova a sostegno di una transizione di genere. Per quello che si ipotizza in queste ore – al momento non c’è alcuna certezza – si tratta di un caso di intersessualità.
Anche il CIO ha confermato che ha sempre combattuto nelle categorie femminili. E lei non ha mai parlato ne di transizione né di identità di genere – qualcuno si è spinto a descrivere il caso come un caso di disforia nei termini: uomo che si crede donna. Khelif era stata esclusa nel 2023 dai Mondiali di Nuova Delhi organizzati dall’International Boxing Association (IBA) per i tassi troppo alti di testosterone. L’IBA però non organizza più i giochi e l’atleta è stata ammessa dal CIO. Non è un’atleta trans, come si sono affrettati a riportare media e politici di destra. Si tratta di una persona con differenza dello sviluppo sessuale: nel caso specifico con tassi di testosterone più alti rispetto al livello medio di una donna.
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Cos’è l’intersessualità
Come si legge sul sito dell’Istituto Superiore di Sanità “intersex” è un termine ombrello che racchiude tutte le variazioni innate, presenti fin dalla nascita, che possono riguardare i cromosomi sessuali, gli ormoni sessuali, i genitali esterni o le componenti interne dell’apparato riproduttivo e che appartengono all’altro sesso. La terminologia è ancora dibattuta: inizialmente definiti ermafroditi, alla Consensus Conference internazionale del 2005 è stata coniata l’espressione “Disordini dello Sviluppo del Sesso” (“Disorders of Sex Development”, DSD), successivamente criticata – tacciata di toni patologici e discriminanti – e soppiantata da espressioni come “Differenze dello Sviluppo del Sesso” (DSD) e “Variazioni delle Caratteristiche del Sesso” (VSC).
“Le VSC/DSD – si legge sul sito dell’ISS – possono essere determinate da fattori genetici che, almeno in alcuni casi, possono portare ad una esposizione a livelli non usuali di ormoni sessuali o ad una risposta non usuale agli ormoni sessuali da parte del corpo prima della nascita (prenatale) o subito dopo la nascita (peri-natale). Anche se parliamo di VSC/DSD per indicare una condizione presente fin dalla nascita, non è detto che questa sia riconoscibile fin da subito. In alcuni casi, i tratti intersex sono visibili alla nascita, come in presenza di genitali non riconosciuti come tipicamente femminili o maschili (genitali atipici), mentre in altri casi diventano evidenti solo al momento della pubertà. Ci sono, poi, condizioni che non sono visibili esternamente e spesso non vengono riconosciute nel corso della vita della persona”.
Non esistono stime esatte della frequenza di VSC/DSD presso la popolazione. Le percentuali di solito indicate nella letteratura scientifica indicano un intervallo tra lo 0,018% e l’1,7%. Le VSC/DSD di solito non compromettono la salute delle persone, soltanto in alcuni casi si verificano casi clinici complessi e pericolosi per la vita come nell’iperplasia surrenalica congenita con perdita di Sali. “Da quello che leggo, è una persona con ‘variazioni delle caratteristiche del sesso’, Vcs/Dsd, che possono comportare anche iperandrogenismo, cioè una produzione di ormoni superiori a una ipotetica media femminile. Capita per diversi fattori”, ha commentato a Il Corriere della Sera Silvia Camporesi, bioeticista e professoressa di Sports Ethics & Integrity all’università belga KU Leuven. “È una donna, quindi non vedo problemi alla sua partecipazione a competizioni femminili”.
Il caso Imane Khalif per il CIO
La normativa del CIO su atleti DSD e VSD è caratterizzata da tolleranza e inclusività. Il CIO peraltro ammette il genere transgender. Assolutamente vietate le ispezioni degli organi sessuali delle atlete, non incita all’uso di sostanze farmacologiche che abbassino il testosterone e non sottintende che valori alti di testosterone implichino necessariamente dei vantaggi nelle prestazioni. I livelli di testosterone devono rimanere inferiori alle 10 nmol/L nei dodici mesi precedenti al torneo e per tutta la durata della competizione.