Il profilo
Khaled Meshal, chi è il sostituto di Haniyeh come leader politico di Hamas: sopravvissuto a un avvelenamento grazie a un antidoto
È l'antitesi di Sinwar e assomiglia al suo predecessore: meno guerre e più diplomazia, non frequenta i tunnel di Gaza ma le residenze dorate del Medio Oriente. Ha ottimi rapporti con i paesi e le organizzazioni sunnite ma pessime relazioni con l'Iran. Uno strappo che dovrà ricucire. Chi sono gli altri candidati alla leadership oltre lui
Esteri - di Andrea Aversa
Khaled Meshal è il successore di Ismail Haniyeh, ucciso a Teheran. Lo ha reso noto il ministero degli Esteri turco in un comunicato stampa seguito a una conversazione tra il capo della diplomazia di Ankara, Hakan Fidan, e lo stesso Mashal che viene definito “il capo ad interim del politburo di Hamas“. Dopo la morte di Haniyeh la Turchia mantiene aperto il canale di dialogo con Hamas proprio attraverso Meshal, considerandolo – appunto – il reggente “ad interim“. Fidan ha parlato al telefono con Meshal, che di Hamas è stato fondatore, leader e capo politico prima di lasciare il posto allo stesso Haniyeh. Meshal ha aderito ad Hamas negli anni ’80 dopo la fondazione del movimento e ne ha scalato pian piano l’organigramma, fino a diventarne il Capo dell’ufficio politico per l’estero. In questa veste ha più volte trattato con Israele.
Chi è Khaled Meshal: quando è sopravvissuto ad un avvelenamento
Proprio oggi, gli uomini più influenti di Hamas si sono riuniti a Doha, in Qatar, per la cerimonia funebre di Haniyeh. Tra i presenti c’è Meshal, già capo politico del gruppo terrorista islamista dal 1996 al 2017. Uomo pragmatico e portato al dialogo, Meshal ha, secondo alcuni esperti della storia dell’organizzazione palestinese, un tallone d’Achille nell’ascesa alla leadership: non ha infatti ottimi rapporti con i più grandi sostenitori regionali della causa palestinese, da Hezbollah, all’Iran, alla Siria, mentre ha legami consolidati con il Qatar e con la Turchia. A differenza del fervente difensore della resistenza armata contro Israele, il 64nne Khalil al-Hayya, palestinese nato a Gaza, abile nel ricucire i rapporti con Assad, il Partito di Dio e Teheran. Per al-Hayya il 7 ottobre è stata un’azione necessaria per rimettere in evidenza il dramma palestinese anche a costo di far subire alla popolazione civile la devastante rappresaglia israeliana.
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Meshal, Sinwar e Hamas
Tra i candidati alla leadership c’è anche Musa Muhammad Abu Marzuq, 73 anni, fino al 2014 vicepresidente dell’ufficio politico. Posizioni simili a quelle di Haniyeh, più moderato dell’ala armata di Hamas, Musa ha consigliato al movimento di accettare un futuro stato palestinese basato sui confini del 1967. In ultimo, il vero leader sul campo di Hamas, Yaya Sinwar, mente dell’attacco a Israele del 7 ottobre, il quale però al momento, intrappolato nei tunnel di Gaza e braccato dall’esercito israeliano, ha pochissimi margini di manovra. Dalla scelta del nuovo leader politico tra le diverse anime di Hamas passeranno le chance di negoziati per il cessate il fuoco in Medio Oriente. Rispetto allo Stato Ebraico, Meshal in passato ha avuto una linea diplomatica: riconoscere Israele se quest’ultimo dovesse ritirarsi dai territori occupati.
Meshal tra gli alleati sunniti e l’Iran
Meshal è nato a Silwad, villaggio della Cisgiordania non lontano dalla capitale Ramallah. Il possibile e futuro leader di Hamas è cresciuto ad Amman in Giordania, dove si era trasferito dolo lo scoppio della Guerra dei Sei Giorni (1967). Ha sempre vissuto all’estero e mai a Gaza, a differenza di Sinwar, nativo della Striscia. Meshal nel 1997, mentre era nella capitale giordana in occasione di un evento pubblico, sopravvisse a un attentato organizzato dai servizi segreti israeliani. Due agenti lo avvicinarono e gli iniettarono un veleno nell’orecchio ma furono scoperti e arrestati. Il Re di Giordania negoziò con il governo di Israele il loro rilascio, in cambio dell’antidoto che salvò la vita a Meshal. Quest’ultimo, considerato per questo motivo un martire vivente, è stato l’interlocutore principale dello Stato Ebraico per il rilascio del soldato israeliano Gilad Shalit, liberato nel 2011. Nel 2006 sotto la sua guida, Hamas ha vinto le elezioni a Gaza.