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Kimia Yousofi: chi è l’atleta afgana che ha chiesto più diritti per il suo popolo

Kimia Yousofi: chi è l’atleta afgana che ha chiesto più diritti per il suo popolo

È arrivata ultima nel preliminare dei 100 metri femminili ma di sicuro è arrivata prima per il messaggio che ha lanciato. Kimia Yousofi ha alzato la sua pettorina alla fine della gara ed ha mostrato un foglio sul quale era scritto: “Istruzione, sport, i nostri diritti“. Il messaggio è stato riferito al mondo e soprattutto ai Talebani. Perché Yousufi. 28enne afgana, ha voluto dare la parola ai giovani e alle donne del suo popolo. L’atleta è dovuta scappare dal suo paese, prima è andata in Iran e oggi vive in Australia.

Chi è Kimia Yousofi

Ha partecipato ai Giochi Asiatici nel 2017 e nel 2018. Per l’occasione, all’interno della manifestazione organizzata a Giacarta, ha conquistato il record di velocista dell’Afghanistan. Ha già partecipato ai Giochi Olimpici, quattro anni fa a Tokyo in Giappone. Durante queste Olimpiadi di Parigi 2024, la sua storia è passata in secondo piano rispetto a quella delle pugili Carini – Khelif, alle polemiche sulle condizioni degli alloggi per gli atleti, ai meme sui cecchini della pistola, ai commenti di ex atleti alle interviste rilasciate dalle sportive in gara.

Il messaggio: più sport e istruzione per i giovani e le donne afgane

Questo fa capire come sia strutturata l’agenda politico – mediatica da propinare all’opinione pubblica. Queste le parole di Yousofi, riconosciuta esponente della delegazione afgana da quello che è il Coni afgano (che opera fuori dall’Afghanistan) ma non dal governo talebano che sui sei atleti che sono a Parigi ha legittimato solo i tre uomini:Ho un messaggio per le ragazze afghane . Non arrendetevi, non lasciate che gli altri decidano per voi. Basta cercare le opportunità e coglierle. Le condizioni sono terribili per molte persone nel nostro Paese. I problemi per gli uomini sono minori, ma esistono anche per loro (riferito proprio agli sportivi maschi che sono nella capitale francese, ndr).

Le parole di Kimia Yousuf

Sento una responsabilità nei confronti delle ragazze afghane perché non possono parlare. Non possono fare nulla, devono rimanere in silenzio. Non sono una politica, ma posso essere la loro voce. In molti al Cio o al Comitato Olimpico afghano, stanno cercando di tenere alta questa bandiera. E anch’io, nel mio piccolo. Questa è la mia cultura, questo è il mio Paese, questa è la mia terra. I terroristi sono venuti e l’hanno presa con la forza. Ma nessuno in Afghanistan riconosce il loro governo“.