Il dramma dietro le sbarre

Quello che non si sa è che una volta gettati in galera non si è più cittadini

L’inasprimento generalizzato delle pene e le difficoltà ad accedere alle misure alternative alla detenzione, sono indici del disinteresse vero il fenomeno del sovraffollamento e ai reali problemi del carcere.

Giustizia - di Alessandro Casano

5 Agosto 2024 alle 08:00

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Quello che non si sa è che una volta gettati in galera non si è più cittadini

Lo scorso 15 luglio, la Camera penale di Marsala presieduta da Francesca Frusteri e i vertici dell’associazione Nessuno tocchi Caino, in persona della presidente Rita Bernardini e del segretario Sergio D’Elia, hanno visitato il carcere di Trapani. Hanno partecipato non solo avvocati della camera penale e militanti dell’associazione radicale, ma anche il presidente del Consiglio dell’Ordine degli avvocati di Marsala, Giuseppe Spada, e i rappresentanti di alcune associazioni forensi lilybetane. C’erano anche magistrati, come sempre più spesso accade nelle visite agli istituti promosse da Nessuno tocchi Caino.

Molto apprezzata è stata la presenza di Chiara Pesavento, magistrato dell’ufficio di Sorveglianza presso il Tribunale di Trapani e quella di Massimiliano Alagna, giudice del Tribunale di Marsala. Nel corso della visita, abbiamo potuto constatare le condizioni, ai limiti della sopportazione, in cui vivono i detenuti (e lavorano i “detenenti”): celle sporche e sovraffollate, temperature altissime (soprattutto nelle celle esposte al sole), venti ore al giorno di reclusione totale, spazi comuni inutilizzabili, personale sanitario insufficiente, lavoro solo per pochissimi e per qualche ora al giorno. La situazione del carcere di Trapani non è diversa da quella di tanti altri istituti penitenziari: gli attuali ritmi di crescita della popolazione detenuta – circa 500 nuovi ingressi al mese – porterà presto a una situazione analoga a quella che, nel 2013, ha indotto la Corte Edu a condannare l’Italia per violazione dei diritti umani e ad affermare che, nel nostro Paese, le condizioni dei condannati sono incompatibili con il rispetto della dignità umana e dell’inevitabile sofferenza connessa alla detenzione.

A fronte di tale drammatica situazione, che imporrebbe l’adozione di provvedimenti urgenti per ridurre il sovraffollamento e migliorare le condizioni dei detenuti, le misure adottate dal governo vanno unicamente in direzione repressiva. Il recente “decreto carcere” (D.L. 92/2024), al di là delle entusiaste dichiarazioni del ministro Nordio e di molte testate nazionali, non ha introdotto alcuna misura concreta finalizzata all’umanizzazione delle carceri e al reinserimento dei detenuti. L’inasprimento generalizzato delle pene e le difficoltà ad accedere alle misure alternative alla detenzione (si pensi alla quasi totale assenza di strutture preposte all’accoglimento di soggetti senza fissa dimora), sono indici del disinteresse vero il fenomeno del sovraffollamento e ai reali problemi del carcere. Nonostante la cronica carenza di risorse, tuttavia, è stato recentemente istituito il nuovo Gruppo intervento operativo (Gio) della polizia penitenziaria, specializzato nella protezione e sicurezza delle strutture penitenziarie e delle persone in caso di rivolta in carcere e in grado di intervenire entro un’ora dalla richiesta. Nessun investimento, invece, è stato destinato ai trattamenti rieducativi, alla sanità, al miglioramento della qualità della vita in carcere e ai programmi di prevenzione.

In tale drammatica situazione tornano in mente le parole di Enzo Tortora: «Quello che non si sa è che una volta gettati in galera non si è più cittadini ma pietre, pietre senza suono, senza voce, che a poco a poco si ricoprono di muschio. Una coltre che ti copre con atroce indifferenza. E il mondo gira, indifferente a questa infamia». La Camera penale di Marsala, preso atto dell’attuale situazione degli istituti penitenziari e considerato che le dimensioni del fenomeno vanno oltre i livelli di normale tollerabilità, ha ritenuto opportuno dare il proprio contributo per un costante e capillare monitoraggio della condizione carceraria. A tal fine, è stata istituita presso la Camera penale la “commissione carcere”, composta oltre che dal sottoscritto quale responsabile, dagli avvocati Chiara Bonafede (delegata del direttivo), Nino Rallo, Piero Marino e Monia Buffa (componenti). Sarebbe auspicabile, vista la situazione di assoluta emergenza, che analoghe commissioni venissero istituite presso tutte le camere penali territoriali per dare voce ai detenuti e, ripeto, ai “detenenti”, per sorvegliare e disinnescare le situazioni di disagio dovute al sovraffollamento, alle pietose condizioni igienico-sanitarie e alla mancanza di progettualità che, purtroppo, contraddistinguono i nostri istituti di pena.

*Responsabile Commissione carcere della Camera penale di Marsala

5 Agosto 2024

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