Paese in fiamme, morti e feriti in strada, premier in fuga all’estero e Parlamento sciolto. In un Bangladesh a ferro e fuoco, secondo il quotidiano The Daily Star, il Premio Nobel Muhammad Yunus avrebbe accettato il ruolo di Chief Adviser, la guida del governo che per 90 giorni organizzerà la transizione dall’esecutivo eletto a nuove elezioni. Waker-Uz-Zaman, il capo dell’esercito, aveva annunciato la formazione di un governo ad interim in un discorso alla televisione. Almeno altre 56 persone sono state uccise durante i violenti disordini, un bilancio già gravissimo che potrebbe aver superato le 300 vittime e che al momento non trova unanimità nelle fonti. Oltre 400 i feriti negli scontri.
Il Presidente del Bangladesh Mohammed Shahabuddin ha accolto la proposta dei manifestanti e ha sciolto il Parlamento, a un giorno dalle dimissioni della premier Sheikh Hasina che ha riparato in India. “Abbiamo deciso che verrà formato un governo ad interim in cui il dottor Muhammad Yunus, premio Nobel di fama internazionale, sarà il consigliere principale”, aveva annunciato in una conferenza stampa Nahid Islam, il principale leader di Students against discrimination (Sad). Gli studenti avevano anche dettato un ultimatum per l’avvicendamento che scadeva entro il pomeriggio di oggi.
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La scelta di Yunus a capo del governo a interim
I coordinatori delle proteste hanno sollecitato il governo a interim con Yunus come consigliere capo. Yunus ha vinto il Premio Nobel per la Pace nel 2006, è fondatore della Grameen Bank che ha diretto dal 1983 al 2011. Ha ideato il sistema del microcredito, piccoli prestiti destinati a imprenditori troppo poveri per ottenere credito dai circuiti bancari tradizionali. Lo scorso gennaio era stato condannato a sei mesi di prigione per irregolarità che lui aveva sempre contestato. Liberata intanto l’ex premier e leader dell’opposizione Khaleda Zia, rilasciata dopo anni di arresti domiciliari.
“Il Paese ha molto sofferto, l’economia è stata colpita, molte persone sono state uccise. È tempo di porre fine alla violenza”, aveva detto Waker-Uz-Zaman. “Se la situazione migliora, non ci sarà bisogno di ricorrere allo stato d’emergenza. Adesso il compito degli studenti è di restare calmi e di aiutarci”. Il capo dell’esercito incontrerà nelle prossime ore i leader delle proteste. 21 personaggi noti del Paese, tra vip e attivisti, avevano lanciato un appello affinché il nuovo governo non sia guidato dall’esercito.
Perché sono esplose le proteste in Bangladesh
Le proteste sono esplose per le regole considerate discriminatorie per le assunzioni nella pubblica amministrazione: il sistema destina il 30% degli impieghi pubblici ai familiari dei veterani della Guerra di Liberazione in Bangladesh nel 1971. Il partito della premier, la Lega Awani, ha capeggiato il Movimento Indipendentista durante la guerra. Secondo diversi osservatori internazionale, oltre che secondo le opposizioni, il governo si è spostato progressivamente verso forme di potere autoritario.
Anche un gruppo di relatori delle Nazioni Unite, soltanto lo scorso novembre, ha definito “l’utilizzo del sistema giudiziario come arma per attaccare giornalisti, difensori dei diritti umani e leader della società civile”. “La transizione del potere in Bangladesh deve svolgersi pacificamente, nel rispetto dei diritti umani – l’appello dell’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, Voler Turk – ed i responsabili dell’uccisione di centinaia di persone e del ferimento di migliaia dovranno risponderne”.