La responsabile giustizia del Pd
“Nordio nega l’emergenza carceri”, l’accusa di Debora Serracchiani
«Il decreto carceri era l’unico davvero necessario, ma ha mancato completamente l’obiettivo. Il dietrofront di Forza Italia sulla legge Giachetti? La convenienza ha prevalso sulla coscienza...»
Interviste - di Angela Stella
Dl carceri, ddl sicurezza, caso Natoli, affaire Toti: ne parliamo con Debora Serracchiani, responsabile giustizia del Partito democratico.
Ha detto il prof. Giostra: ‘Il dl cd carceri ha lo sgradevole sapore di una presa in giro: usa la decretazione d’urgenza per non intervenire con urgenza’. È d’accordo?
Assolutamente sì. Questo Governo ha battuto tutti i record sull’uso della decretazione d’urgenza. E dei tanti, troppi, decreti legge fatti, questo era forse l’unico la cui necessità e urgenza era giustificata dalla drammatica emergenza delle carceri italiane. E ciò nonostante, il decreto non è assolutamente all’altezza dell’obiettivo annunciato dal Ministro: nessuna delle misure previste infatti interviene nell’immediato e migliora la situazione. E la prima a rendersene conto è stata la maggioranza che ha prodotto una quantità enorme di emendamenti che ne hanno aumentato la portata, senza aumentarne l’efficacia.
Siamo arrivati a 62 suicidi. Eppure il Ministro Nordio continua a fare lunghi comunicati su investimenti e risorse senza mai nominare la parola suicidi. Che ne pensa?
62 suicidi fra i detenuti e 6 fra gli agenti di polizia penitenziaria. Le condizioni di vita e di lavoro nelle carceri sono intollerabili e indecorose, ma questo non sembra un problema per il Ministro che continua a dare numeri e a non fare alcuna azione concreta. Anzi, ascoltando il Ministro, si ha la sensazione che non colga la drammaticità della situazione e che addirittura la neghi. Del resto ritiene anche che non vi sia alcuna diretta correlazione fra suicidi e sovraffollamento.
Secondo Marco Travaglio non esiste il sovraffollamento carcerario. Puro populismo mediatico?
Il sovraffollamento esiste e basta entrare in un carcere per rendersene conto. Dall’inizio della legislatura i parlamentari del PD si recano costantemente in carcere per effettuare visite ispettive nell’ambito dell’iniziativa che abbiamo chiamato “Bisogna aver visto”. E noi abbiamo visto: in tutte le celle da 3 detenuti ne vengono accolti fino a 6 o 8, assenza di spazi e progetti trattamentali, materassi messi a terra senza reti, stanze senza acqua calda, strutture fatiscenti e inadeguate. Preferiamo ascoltare la voce del Presidente della Repubblica che ci richiama ad “interventi urgenti contro i suicidi in cella”.
Forza Italia aveva mostrato aperture verso il ddl Giachetti e poi fa marcia indietro. La convenienza politica ha prevalso sulla convinzione?
Dispiace che i colleghi di FI abbiano fatto non uno ma diversi passi indietro. Evidentemente la convenienza politica ha prevalso sulla coscienza. L’impressione è che il garantismo valga solo per i colletti bianchi.
Cosa fare qui ed ora per le carceri?
Noi abbiamo presentato diversi emendamenti. Tutti respinti. Nell’immediato riteniamo sia necessario approvare la liberazione anticipata come proposta ad es. dall’on. Giachetti, e cioè una riduzione di pena ai detenuti che se ne sono dimostrati o se ne dimostreranno meritevoli; ripristinare le misure già previste durante il Covid per stemperare la tensione come i permessi, le licenze premio, l’incremento di telefonate e videochiamate; dare attuazione alla riforma Cartabia in materia di pene sostitutive; far espiare i fine pena brevi fuori dal carcere; ragionare seriamente sui luoghi in cui far scontare la detenzione domiciliare.
Il governo abroga abuso d’ufficio e fa rientrare il peculato in un decreto con altra materia. Che ne pensa?
Abbiamo detto da subito che abrogare l’abuso d’ufficio era un errore politico e giuridico. Non solo non si dà una risposta alla paura della firma dei sindaci, ma si violano normative internazionali già recepite dall’Italia: con il rischio per i primi cittadini di essere chiamati ora a rispondere per ipotesi di reato più gravi e per il Paese di essere esposti a procedure di infrazione. Avevamo ragione noi. Con il dl carceri il governo è dovuto correre ai ripari e ha creato la nuova fattispecie del peculato per distrazione. Una toppa raffazzonata che dimostra soltanto l’incapacità di un ministro in balia di indirizzi politici contrastanti in una materia complessa come la giustizia.
In Senato come alla Camera sono stati bocciati tutti gli emendamenti delle opposizioni al dl carceri e posta la fiducia. Alla Camera sul ddl sicurezza è stata repressa la voce sempre dell’opposizione. Il Parlamento è sempre più svilito?
Mi pare evidente purtroppo. Non ci diamo per vinti però. Continuiamo a difendere le prerogative del Parlamento: tutti i parlamentari, inclusi quelli di maggioranza, devono poter lavorare ed esaminare i provvedimenti correttamente. Impedirlo è un atto di violenza su cui ci opporremo sempre con forza come abbiamo fatto, da ultimo, con il pacchetto sicurezza, che senza alcuna scadenza si pretendeva di portare in aula in fretta e furia e che invece siamo riusciti a rinviare a settembre.
C’è stata una polemica tra il presidente dell’associazione familiari vittime della strage di Bologna che ha contestato anche la separazione delle carriere e la presidente Meloni che ha definito quelle parole gravi. Lei cosa ne pensa?
Meloni la smetta di fare la vittima e di stare sempre in trincea. Chi ricopre alte posizioni istituzionali ha il dovere di evitare che montino polemiche e di alimentare drammatizzazioni personali. Questa destra ha il problema di non riuscire a scindere le sue battaglie partitiche dal ruolo di garanzia che dovrebbero assicurare a tutti stando al governo, a prescindere dalle posizioni che esprime chi non la pensa come loro. Mi pare poi grave che si mettano in discussione fatti accertati con sentenze passate in giudicato.
È calato il silenzio sulla consigliera del Csm Rosanna Natoli. Mattarella ne vorrebbe le dimissioni. Ma la laica al momento non cede. Per il PD dovrebbe dimettersi?
I fatti che le sono contestati sono molto gravi. Stupisce che Fdi, che l’ha indicata, non senta il bisogno di chiederle un passo indietro, ma abbiamo perso il conto nei casi di favoritismo per gli amici nella destra di governo.
Molti hanno sottolineato come la manifestazione del Pd a Genova strida con la sua cultura garantista. Come replica?
Il garantismo non è in discussione e non lo usiamo “a semaforo” come fa la destra. La richiesta di dimissioni è stata a garanzia della regione Liguria paralizzata nella sua attività amministrativa e anche dello stesso presidente Toti che come tutti i cittadini è innocente fino a condanna definitiva. Potrà dimostrare nel luogo istituzionalmente deputato, ossia il dibattimento penale, la sua innocenza, esercitando tutte le prerogative della difesa, senza sovrapposizioni tra cariche politico-amministrative e iter giudiziario.