La riforma della giustizia
Sbarre, manette e razzismo: il garantismo speciale del governo Meloni
Il governo di centrodestra è soddisfatto. Ha realizzato una piccola riforma che aiuterà i sindaci a lavorare senza sentire sul collo il fiato delle toghe. Non ha però abolito il 41 bis, l’ergastolo ostativo e ha aumentato le pene per le proteste in carcere
Giustizia - di Redazione Web
Il Presidente Mattarella ha firmato l’abolizione dell’abuso d’ufficio. E aveva firmato i nuovi provvedimenti sulle carceri. Il governo di centrodestra è soddisfatto. Ha realizzato una piccola riforma che aiuterà i sindaci a lavorare senza sentire sul collo il fiato delle toghe. Giusto, a occhio, anche se molti giuristi seri hanno dei dubbi.
Non ha però abolito il 41 bis (che è una misura incostituzionale e viola tutte le convenzioni sui diritti umani), non ha abolito l’ergastolo ostativo (idem), ha aumentato le pene per le proteste in carcere, ha previsto il reato di violenza non violenta (che più che offendere la Costituzione offende il vocabolario), non ha ridotto le possibilità per i Pm (e Gip amici) di sbattere le persone innocenti in galera nella speranza che – sotto ricatto – si dichiarino colpevoli e magari chiamino qualche correo.
Ha deciso – spinto dai deputati di Fdi – di cercare di aumentare il numero dei detenuti. Ha gioito (ma questa è solo una supposizione che viene dalla lettura dei giornali di destra) per la cattura di una ragazza rom che dovrà scontare 30 anni di carcere per alcuni borseggi. (Trenta: si trenta. Per stupro in genere se ne prendono 3 o 4). Dicono che sia un governo liberale e garantista. È un garantismo un po’ speciale, a base di sbarre, manette e razzismo.