X

Gemelli nati a Gaza: uccisi con la madre dalle bombe israeliane mentre il padre va a registrarli

Erano stati registrati come bimbi vivi. Nello stesso momento in cui morivano sotto le bombe israeliane. Una storia che sconvolge anche solo a raccontarla. Un uomo palestinese, Mohamed Abuel-Qomasan, ha perso i suoi due gemelli appena nati e la moglie nel bombardamento della loro casa a Gaza, mentre si recava a prendere i certificati di nascita dei due neonati. Lo riporta il Times of Israel.

La donna, Joumana Arafa, era una farmacista e aveva partorito nel fine settimana scorso, aveva annunciato su Facebook la nascita dei gemelli, un maschio di nome Asser e una femmina, Ayssel. Martedì il padre era andato a registrare i due bambini in un ufficio governativo locale quando i vicini lo hanno chiamato al telefono per dirgli che la casa in cui si era rifugiato, vicino a Deir al-Balah, nella parte centrale di Gaza, era stata bombardata. Nell’attacco è morta anche la nonna materna. «Non so cosa sia successo. Mi hanno detto che è stata una granata a colpire la casa», ha raccontato l’uomo mostrando i certificati di nascita dei gemelli.

«Quale reato avevano commesso Ayssel e Asser?»: è la domanda che si pone il ministero della Sanità di Hamas. «I gemelli avevano quattro giorni, erano nati nei giorni di guerra che non hanno dato loro il tempo di capire chi, perché e per quale motivo è stata loro tolta l’innocenza», si legge nel messaggio pubblicato su Telegram. Hamas ricorda che al momento dell’attacco il padre dei piccoli «stava completando le procedure per l’emissione dei certificati di nascita». E aggiunge: «la loro madre ha abbracciato i suoi due figli di fronte al bombardamento di cannoni e aerei». Disumanità allo stato puro. Per fortuna, in Israele ci sono ancora giornali coraggiosi, come Haaretz che ha denunciato in un’inchiesta l’utilizzo di civili palestinesi da parte dell’esercito israeliano come scudi umani in operazioni di perlustrazione nei tunnel sotto la Striscia o in altre aree a rischio.

Le informazioni arrivano da soldati e comandanti dell’Idf che hanno confermato il ricorso sistematico a questa pratica, considerata un crimine di guerra, per evitare il coinvolgimento di soldati israeliani nell’esplosione di mine o nelle imboscate di Hamas. Già ai primi di luglio l’emittente qatariota al-Jazeera aveva pubblicato un video in cui si vedevano civili palestinesi mandati in esplorazione tra i resti di case distrutte, tra i corpi di civili uccisi dalle bombe e nei tunnel sotto la Striscia. Alcuni avevano le mani legate dietro la schiena, altri seguivano una corda che li guidava nei cunicoli sotterranei; alcuni erano in mutande, altri indossavano l’uniforme dell’esercito israeliano, altri ancora avevano una telecamera legata addosso per permettere ai soldati fuori di vedere che cosa c’era all’interno del tunnel.

«Non c’è “più tempo da perdere” per raggiungere un cessate il fuoco a Gaza, che aiuterà ad ottenere una soluzione diplomatica tra Libano e Israele», ha dichiarato ieri a Beirut un emissario del presidente statunitense Joe Biden. «Dobbiamo approfittare di questa finestra di opportunità per agire e trovare soluzioni diplomatiche», ha dichiarato Amos Hochstein dopo un incontro con lo speaker parlamentare Nabih Berri, alleato del potente Hezbollah filo-iraniano. «L’accordo su Gaza aiuterà ad arrivare a una soluzione diplomatica in Libano, a prevenire una guerra più ampia e a creare le condizioni per il ritorno degli sfollati sia libanesi che israeliani» ha osservato inoltre Hochstein.

Tra orrore e distruzione, si attende l’attacco iraniano. L’Iran potrebbe colpire il quartier generale del servizio di intelligence israeliano Mossad a Tel Aviv, secondo l’emittente iraniana Press Tv. L’attacco per vendicare la morte di Haniyeh e di Shukr potrebbe essere quindi diretto contro l’area di HaKirya, il complesso governativo nel centro di Tel Aviv. Tra gli altri potenziali obiettivi citati da Press Tv figurano il kibbutz di Palmachim, le basi aeree e missilistiche di Tel Nof e Sdot Micha, nonché il quartier generale operativo dell’unità di intelligence militare 8200.

Hamas ha nuovamente dichiarato che non prenderà parte ai colloqui di oggi in Qatar, ma i mediatori prevedono consultazioni dopo il 15 agosto: «Intraprendere nuovi negoziati consente a Israele di imporre nuove condizioni e di utilizzarli per compiere altri massacri», ha detto il funzionario di Hamas Sami Abu Zuhri, come riporta Times of Israel citando Reuters. «Hamas è impegnata a rispettare la proposta presentata il 2 luglio» ha aggiunto. L’assenza di Hamas, tuttavia, non elimina le possibilità di progressi, poiché il suo capo negoziatore Khalil al-Hayya risiede a Doha e il gruppo ha canali aperti con Egitto e Qatar. Il conto alla rovescia continua. Un filo di speranza resta in vita. A Israele e Iran la responsabilità di non reciderlo.