Inizia il countdown alle presidenziali
Kamala Harris l’anti-Trump: unità nazionale, diritti, immigrazione, così la candidata Dem punta alla Casa Bianca
Unità nazionale, diritti, aborto e riforma della migrazione. Così la candidata democratica ha esortato gli americani a votare per lei
Esteri - di Umberto De Giovannangeli
Una promessa che è anche il guanto di sfida lanciato al tycoon di Washington: «We’re not going back», non torneremo indietro. Ladies and gentlemen, tutti in piedi per la notte di Kamala. Un discorso di 45 minuti che se deve essere racchiuso in un aggettivo, è “potente”. Kamala Harris si è presentata come una leader forte che proteggerà le libertà degli americani e che incarna i valori della nazione. Nell’ultima giornata della Convention democratica di Chicago, la vice di Biden è stata accolta da un’ovazione appena salita sul palco da dove ha tenuto il discorso più importante della sua carriera: accettare la candidatura a rappresentante del partito democratico nella corsa alla Casa Bianca contro Donald Trump.
«A nome di mia madre e di tutte le persone con cui sono cresciuta, che lavorano duro, inseguono i loro sogni e pensano agli altri, a nome di tutti coloro che hanno scritto la storia della più grande nazione sulla Terra, io accetto la vostra nomination». Harris si rivolge direttamente agli americani e fa appello all’unità nazionale. «Con queste elezioni, la nostra nazionale ha la preziosa opportunità di superare l’amarezza, il cinismo e le battaglie divisive del passato. L’opportunità di tracciare una nuova strada da seguire». «Questa non è solo l’elezione più importante della nostra vita ma di una generazione», dice Harris. Il pensiero è rivolto a Joe Biden: «Il tuo record da presidente è straordinario e la storia lo dimostrerà», per poi passare a ricordare la sua famiglia e la sua infanzia, prima di attaccare Trump. «Le conseguenze di riaverlo alla Casa Bianca sono estremamente serie. Considerate il potere che avrà, soprattutto dopo che la Corte Suprema gli ha concesso l’immunità».
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Poi, il racconto delle origini del suo percorso e il ruolo di procuratrice. «Quando ero al liceo ho iniziato a notare qualcosa nella mia migliore amica Wanda. Era triste a scuola e c’erano momenti in cui non voleva tornare a casa. Così, un giorno, le ho chiesto se andasse tutto bene. E mi ha confidato che stava subendo abusi sessuali da parte del suo patrigno. Le ho detto subito che doveva venire a stare con noi. E lo ha fatto». Ancora: «Questo è uno dei motivi per cui sono diventata un pubblico ministero. Per proteggere persone come Wanda». «Per essere chiari, nella mia carriera ho avuto un solo cliente: il popolo», ha affermato Harris. Kamala ha descritto un’America in cui non c’è accesso all’aborto e all’assistenza sanitaria, in cui «le donne partoriscono nei parcheggi». Su questo tema «i repubblicani sono fuori di testa», accusando Trump del rovesciamento di Roe vs. Wade.
La vicepresidente affronta anche il nodo dell’immigrazione, che la espone a forti critiche da parte dei repubblicani. Harris si è impegnata a intervenire e riformare il sistema dell’immigrazione, offrendo un percorso di cittadinanza a chi lo merita, e risolvere l’emergenza al confine. Sull’economia la vicepresidente si impegna ad aiutare la classe media, da cui lei stessa proviene, e le famiglie. Poi è arrivata alla politica estera, e quindi a uno dei passaggi più attesi: quello su Israele e Palestina. «Stiamo lavorando giorno e notte per arrivare ora alla liberazione degli ostaggi e al cessate-il-fuoco. Voglio essere chiara: difenderò sempre il diritto di Israele di esistere e mi assicurerò che Israele abbia la capacità di difendersi. Perché non debba mai più affrontare l’orrore che Hamas ha causato il 7 ottobre, le violenze sessuali, il massacro dei giovani al festival. Allo stesso tempo, quello che è successo a Gaza negli ultimi dieci mesi è devastante. Così tante vittime innocenti, persone disperate, affamate, costantemente in fuga. La dimensione della sofferenza è lancinante. Vogliamo che questa guerra finisca. Che Israele sia sicuro, che gli ostaggi vengano liberati, che le sofferenze a Gaza finiscano, che il popolo palestinese realizzi il suo diritto alla libertà, alla sicurezza e all’autodeterminazione».
Ha poi approfittato di questo passaggio per presentarsi come una leader forte ed esibire il suo patriottismo. «Non esiterò mai a ordinare qualsiasi azione necessaria a difendere le nostre forze armate e i nostri interessi contro l’Iran e i terroristi che sostiene. E non sarò amichevole con i dittatori come Kim Jong-un, che fanno il tifo per Trump perché sanno che possono manipolarlo. Che non gli chiederà conto di nulla, perché vorrebbe fare il dittatore anche lui». Tanti gli interventi sul palco prima della candidata, uno dei più toccanti è stato quello della figlia del marito di Harris, Ella Emhoff. «Kamala è entrata nella mia vita quando avevo 14 anni, come tutti sanno un periodo difficile. Ma lei c’è sempre stata per me e ci sarà per tutti voi».
Una volta terminato il suo discorso, Harris è stata raggiunta sul palco dal marito, il candidato alla vicepresidenza Tim Walz e la moglie Gwen, tutti accolti da una pioggia di palloncini sulle note di Freedom di Beyoncè. Tra le star presenti a Chicago c’erano Pink, Kerry Washington, Eva Longoria e indirettamente Bruce Springsteen con la sua Born in the USA. Molti importanti nomi della politica si sono avvicendati esortando gli americani a votare per Kamala Harris, una «tosta, una di noi», come l’ha descritta la governatrice del Michigan Gretchen Whitmer. Sul palco sono salite anche le mamme, le insegnanti e i compagni dei bambini morti nelle stragi a scuola. Un momento drammatico che ha ricordato la piaga della violenza delle armi negli Stati Uniti. «Kamala Harris sarà una grande presidente, e affronterà e batterà la lobby delle armi», dice Gabby Giffords, l’ex deputata democratica colpita da una pallottola in una sparatoria nel 2011.
Sul palco anche i “Central Park Five”, i cinque afroamericani che da teenager furono carcerati per decenni per un crimine mai commesso. Per loro, accusati di aver stuprato e ridotto in fin di vita una runner a Central Park nel 1989, Trump chiese la pena di morte acquistando pagine sui quotidiani locali. La fine delle convention segna storicamente l’inizio dell’ultima fase della campagna elettorale; le elezioni si terranno il 5 novembre, ma in molti stati sarà possibile iniziare a votare già fra poche settimane. Il countdown è iniziato.