L'accusa dell'ex primo ministro

Olmert duro con Bibi: “Netanyahu ha lo stesso obiettivo di Sinwar, continuare la guerra. Non gli interessano gli ostaggi e la sicurezza di Israele”

Il j’accuse dell’ex Primo ministro israeliano, Ehud Olmert, contro Netanyahu. “Basta con le bugie e le guerre personali, gli israeliani si meritano di conoscere la verità. Gallant, Halevi, il capo del Mossad e dello Shin Bet si dimettano se il premier rifiuterà nuovi colloqui per un accordo”

Esteri - di Umberto De Giovannangeli

28 Agosto 2024 alle 19:04

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Olmert duro con Bibi: “Netanyahu ha lo stesso obiettivo di Sinwar, continuare la guerra. Non gli interessano gli ostaggi e la sicurezza di Israele”

Ehud Olmert è un politico di centrodestra. Un politico perbene. Tra i leader storici del Likud, è agli antipodi di colui che negli anni ha trasformato il partito che fu di Shamir, Sharon, Rivlin, dello stesso Olmert, nel proprio feudo: Benjamin Netanyahu. Ehud Olmert è stato Primo ministro d’Israele dal 2006 al 2009, durante la seconda guerra in Libano. Ha preso decisioni gravi, ma non si è mai spinto fino al punto di perseguire una guerra per proprio tornaconto personale. La guerra come assicurazione per la propria vita politica. E ora, su Haaretz, lancia un possente, articolato, j’accuse, mentre la guerra si estende al Libano.

“Il Primo ministro Benjamin Netanyahu non rivuole gli ostaggi” – denuncia Olmert. – “Non c’è alcuna possibilità di raggiungere un accordo nei negoziati in corso. Ed in assenza di un accordo, non c’è alcuna possibilità di fermare l’ultima mossa militare nella Striscia di Gaza. Allo stesso tempo, il violento conflitto nel nord continuerà e alla fine si trasformerà in una guerra su larga scala, che porterà a un deterioramento in una guerra totale”. L’escalation di questi giorni ed ore ne è la drammatica riprova. Osserva Olmert: “Questo sviluppo è l’unico che soddisfa le priorità di Netanyahu e anche le esigenze di Yahiya Sinwar che, a quanto pare, preferisce trascinare la guerra mantenendo la sua risorsa più importante, gli ostaggi”.

La guerra totale più che un rischio è ormai quasi una certezza. “Il proseguimento della guerra e la sua estensione a nord aumenterà la possibilità di una guerra totale con altre organizzazioni oltre ad Hamas e Hezbollah, come gli Houthi e le milizie iraniane in Siria e Iraq. Sia Sinwar che Netanyahu sperano che alla fine l’Iran entri in un confronto diretto con Israele”- continua l’ex Primo ministro. “Uno scenario del genere rappresenta una minaccia reale per Israele anche se non immediatamente esistenziale, ma una mossa che porterebbe a numerose vittime, a danni alle infrastrutture, a un vero deterioramento della sua posizione internazionale, a sanzioni da parte dei tribunali internazionali che si occupano di crimini di guerra. Questo è lo scenario peggiore: la guerra continuerà e si allargherà. Sinwar non ha motivo di rinunciare a questo sviluppo: più la situazione è ingarbugliata e più organizzazioni ed enti sono in guerra con Israele, così la sua iniziativa di ottobre diventa un punto di svolta storico, soprattutto nell’ottica di chi vuole indebolire Israele o distruggerlo del tutto”.

Da qui il j’accuse dell’ex premier: “Netanyahu sta conducendo Israele verso questo abisso insieme ai suoi partner, i criminali del terrore Itamar Ben-Gvir e Bezael Smotrich”. Ma la guerra regionale non è una calamità naturale, non s’inscrive nel destino d’Israele e del tormentato Medio Oriente. “L’unico scenario alternativo – rimarca Olmert – è l’interruzione immediata della guerra, l’accordo per la restituzione di tutti gli ostaggi a breve e l’ingresso di una forza arabo-palestinese a Gaza per costruire un forte meccanismo di governo insieme all’Autorità palestinese (mentre questa combatte contro ciò che resta di Hamas). Allo stesso tempo, tutte le forze israeliane devono ritirarsi da Gaza verso il confine che esisteva prima dell’inizio della manovra di terra. Dal punto di vista dei reali interessi di Israele, fermare la guerra è un punto di partenza per cambiare direzione: una lunga tregua che permetta a Israele di rinascere, iniziare a curare le sue ferite, riportare i suoi cittadini alla vita di routine. Allo stesso tempo, possiamo raggiungere un accordo con il governo libanese che permetta ai residenti del nord di tornare a casa e allontani Hezbollah dal confine. In altre parole, l’interruzione della guerra permetterà di raggiungere quelli che dovevano essere i veri scopi della guerra”.

Il bene d’Israele non coincide, anzi, confligge totalmente, con l’interesse e i propositi di Netanyahu. Spiega Olmert: “Bibi dovrà scegliere tra la rinuncia alla cosiddetta ‘vittoria totale’ e la continuazione della guerra e la sua espansione in un confronto globale e su più fronti. Nella scelta tra ciò che è bene per Israele e ciò che è bene per Bibi, il risultato è noto. Quindi non c’è altro modo che concludere che Israele si sta rapidamente avvicinando a una guerra globale”. Le conclusioni a cui giunge Ehud Olmert danno conto di un crinale drammatico per Israele e il Medio Oriente ma indicano anche una possibile via di uscita. “Per prima cosa dirò che mi oppongo fermamente e con veemenza a una mossa che mira a rovesciare un governo democratico in modo indegno, e raccomando che non venga presa in considerazione o proposta”.

Ma, come scrive Olmert è tempo dell’assunzione personale di responsabilità: “invito il ministro della Difesa Gallant, il Capo di Stato Maggiore dell’Idf Halevi, il capo dello Shin Bet e il capo del Mossad ad annunciare insieme le loro dimissioni non appena Netanyahu avrà silurato i colloqui per un accordo sugli ostaggi nei prossimi giorni. Devono convocare una conferenza stampa congiunta in cui dichiarare all’opinione pubblica di essere giunti alla conclusione di non poter più servire gli interessi morali, di sicurezza, militari e diplomatici di Israele alla luce di ciò che vedono, sperimentano e sentono quotidianamente nelle riunioni a porte chiuse del Primo ministro e dei suoi fedeli ministri, e nei media da coloro che egli attiva, guida e incita. Nella scelta tra rimanere nelle loro posizioni – sapendo che lo Stato è guidato da un uomo che sta mettendo in pericolo il suo benessere, la sua sicurezza e la sua stabilità giorno dopo giorno – e cambiare direzione e salvare il Paese dal primo ministro che ne sta mettendo a repentaglio l’esistenza, devono scegliere di condividere la verità con l’opinione pubblica e lasciare che agisca entro i limiti e le possibilità della democrazia. Così facendo, Gallant, Halevi, Bar e Barnea adempiranno al loro obbligo supremo nei confronti di Israele e del popolo israeliano. Né più né meno”.

28 Agosto 2024

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