Il bilancio delle vittime a Gaza sale a 40.602
Israele vuol far sparire la Cisgiordania, l’obiettivo è il regno di Giudea e Samaria: la Palestina è un lontano ricordo
Le Nazioni unite, Amnesty international e le istituzioni europee hanno espresso la loro preoccupazione per quanto sta accadendo in Cisgiordania. L’obiettivo di “giudeizzazione” dei Territori occupati mette a rischio le condizioni di vita dei palestinesi
Esteri - di Umberto De Giovannangeli
La Cisgiordania non esiste più. Al suo posto è stato edificato il “Regno di Giudea e Samaria”. Un “regno” militarizzato, popolato da oltre 500mila coloni, molti dei quali in armi, dove è in vigore un sistema di apartheid per i palestinesi che lo popolano. Per i fautori di Eretz Israel, Gaza è secondaria. Va spianata, ma è secondaria. Il vero obiettivo è la giudeizzazione della West Bank. E questo è ciò che sta avvenendo. L’operazione “campi estivi”, nome in codice dell’affondo militare israeliano, ne è l’ennesimo, devastante capitolo. Il Segretario generale delle Nazioni unite Antonio Guterres si è detto «profondamente preoccupato per gli ultimi sviluppi nella Cisgiordania occupata, compresa l’offensiva militare su vasta scala lanciata da Israele». Chiedendo la «fine immediata di queste operazioni», Guterres ha «condannato con forza la perdita di vite umane, comprese quelle di bambini».
Invitando Israele a proteggere i civili e a garantire la loro sicurezza, il numero uno all’Onu ha detto che «tutti i feriti devono avere accesso alle cure mediche e gli operatori umanitari devono essere in grado di raggiungere chiunque ne abbia bisogno». In una nota ha quindi affermato che «questi sviluppi pericolosi stanno alimentando una situazione già esplosiva nella Cisgiordania occupata e stanno ulteriormente indebolendo l’Autorità nazionale palestinese». Guterres ha anche espresso «preoccupazione per gli atti e le dichiarazioni pericolose e provocatorie» del ministro della Sicurezza nazionale Itamar Ben-Gvir, che ha guidato gli israeliani nell’assalto al complesso della moschea di Al-Aqsa e ha chiesto che lì venga costruita una sinagoga. «Un’importante operazione delle forze di sicurezza israeliane nella Cisgiordania occupata rischia di aggravare seriamente la situazione già catastrofica nei Territori palestinesi occupati», ha affermato a Ginevra la portavoce dell’Alto commissariato Onu, Ravina Shamdasani.
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Le operazioni di Israele a Jenin, Tubas e Tulkarm oggi e l’uccisione di almeno nove palestinesi, due dei quali sarebbero bambini, «portano il bilancio complessivo delle vittime in Cisgiordania a 637 dal 7 ottobre. Ciò rappresenta il numero più alto di vittime in un periodo di otto mesi da quando l’Onu ha iniziato a registrare le vittime in Cisgiordania due decenni fa», ha detto la portavoce in un comunicato. «Molti bambini sono stati uccisi mentre lanciavano pietre contro le forze di sicurezza israeliane altamente protette, così come altri palestinesi che non rappresentavano una minaccia imminente per la vita o di lesioni gravi. Un uso della forza così non necessario o sproporzionato e l’aumento di apparenti uccisioni mirate e sommarie sono allarmanti».Ha aggiunto Shamdasani, «Israele, in quanto potenza occupante, deve rispettare i propri obblighi ai sensi del diritto internazionale».
L’ambasciatore israeliano all’Onu, Danny Danon, ha respinto le critiche del segretario generale delle Nazioni unite, sulla vasta operazione lanciata dallo Stato ebraico in Cisgiordania. “Dal 7 ottobre, l’Iran ha lavorato attivamente per introdurre di nascosto sofisticati ordigni esplosivi in Giudea e Samaria, destinati all’uso in attentati suicidi nel cuore delle città israeliane”, ha scritto il diplomatico sui social usando il nome biblico (Giudea e Samaria) per quella che oggi è conosciuta come Cisgiordania. Le preoccupazioni di Guterres sulla sorte dei civili palestinesi sono state condivise anche da Washington, storico alleato di Israele. L’amministrazione Biden ha esortato Tel Aviv ad “adottare tutte le misure possibili per proteggere le vite dei civili in Cisgiordania”, pur riconoscendo “le reali esigenze di sicurezza di Israele, che includono la lotta all’attività terroristica nel West Bank”, ha affermato un portavoce del dipartimento di Stato al Times of Israel. “Rimaniamo inoltre profondamente preoccupati per il mantenimento della stabilità in Cisgiordania e continuiamo a sollecitare Israele ad adottare tutte le misure fattibili per proteggere le vite dei civili anche a Gaza”, prosegue la dichiarazione.
Durissima è la presa di posizione di Amnesty International, che in un comunicato afferma: “L’esercito israeliano ha lanciato una massiccia operazione militare nella Cisgiordania occupata, che sta avendo per obiettivo diverse città, tra le quali Jenin, Tulkarem, Nablus e Tubas, dove centinaia di soldati hanno effettuato incursioni appoggiati da jet da combattimento, droni e bulldozer”. “Questo attacco militare coordinato nella Cisgiordania occupata fa seguito all’escalation, negli ultimi mesi, delle uccisioni illegali da parte delle forze israeliane e metterà in pericolo altre vite palestinesi. Dall’ottobre 2023 in Cisgiordania – Gerusalemme Est compresa – c’è stato un terribile aumento della violenza mortale da parte delle forze israeliane e degli attacchi dei coloni, sostenuti dallo stato israeliano. Le forze israeliane hanno ucciso almeno 662 palestinesi, tra i quali almeno 142 bambini”, ha dichiarato Erika Guevara-Rosas, alta direttrice per le ricerche e le campagne di Amnesty International.
“Un’operazione militare delle dimensioni di quella in corso causerà senza dubbio un aumento della violenza mortale e ulteriori perdite di vite palestinesi. Probabilmente causerà anche un aumento degli sfollamenti forzati, della distruzione di infrastrutture fondamentali e delle punizioni collettive, che sono i pilastri del sistema israeliano di apartheid contro i palestinesi e dell’occupazione illegale dei Territori palestinesi occupati”, ha aggiunto Guevara-Rosas. E ancora: “Ci sono notizie allarmanti secondo le quali le forze israeliane hanno circondato gli ospedali impedendovi l’accesso. Amnesty International sollecita le autorità israeliane ad agire per tutelare le strutture sanitarie e il loro personale e a garantire che coloro che hanno bisogno di cure mediche possano riceverle. Come potenza occupante, Israele ha il chiaro obbligo di proteggere i palestinesi, le loro abitazioni e le loro infrastrutture in tutti i Territori palestinesi occupati”, ha sottolineato Guevara-Rosas. Già in precedenza Amnesty International aveva documentato la brutale ondata di violenza contro i palestinesi della Cisgiordania occupata all’indomani degli attacchi mortali del 7 ottobre nel sud di Israele da parte di Hamas e di altri gruppi armati palestinesi.
Dalle ricerche dell’organizzazione per i diritti umani era emerso che le forze israeliane avevano commesso uccisioni illegali, anche attraverso l’uso della forza letale in modo non necessario e sproporzionato durante le proteste e le incursioni e il diniego dell’assistenza medica alle persone ferite. Amnesty International ha anche denunciato lo scioccante aumento della violenza dei coloni, sostenuti dallo stato, contro i palestinesi. “Tutto questo prosegue senza sosta. Le forze israeliane hanno anche fatto maggiore ricorso agli arresti e alle detenzioni arbitrarie per stroncare ogni forma di dissenso palestinese”. Nell’operazione l’esercito israeliano ha usato centinaia di soldati, oltre a droni e mezzi corazzati, e molti giornali internazionali hanno paragonato quanto sta succedendo alle operazioni in Cisgiordania che Israele faceva circa vent’anni fa durante la seconda Intifada, cioè la seconda rivolta di massa del popolo palestinese nei confronti dell’occupazione israeliana. Muhammad Jaber, ucciso nella notte tra mercoledì e giovedì a Tulkarem dall’Idf, era il terrorista ricercato numero uno in Cisgiordania, come riferisce Channel 12. Jaber, detto Abu Shahjaa, era il comandante dell’ala militare della Jihad islamica a Nur Shams e uno dei suoi fondatori, nel marzo 2022.
Bbc News ha raccontato che a Jenin le ambulanze vengono fermate e ispezionate dall’esercito israeliano, che ha anche interrotto il segnale telefonico nella zona delle operazioni. Gli abitanti si sono rifugiati all’interno delle case e le strade della città sono rimaste vuote dopo il passaggio dei carri armati israeliani. A Tulkarem diverse case sono state danneggiate durante l’attacco di ieri mattina e i soldati hanno isolato la zona, impedendo di entrare o uscire, per perquisire le abitazioni. Intanto, l’Alto rappresentante Ue per la politica estera, Josep Borrell, ha proposto di sanzionare i ministri d’Israele: «Alcuni ministri di Israele hanno lanciato messaggi d’odio, incitazione a commettere crimini di guerra contro i palestinesi e io credo che l’Ue debba usare tutti gli strumenti a sua disposizione: ma non posso decidere, posso solo proporre e saranno gli Stati membri a decidere». Secca la replica del titolare della Farnesina, Antonio Tajani: le sanzioni Ue ai ministri israeliani sono «irreali».
Dalla Cisgiordania in fiamme all’inferno di Gaza. «Sono passati quasi 11 mesi dal tragico e terribile attacco terroristico di Hamas contro lo Stato di Israele e i suoi cittadini. Tante famiglie vivono nell’incertezza sulla sorte dei loro cari, degli ostaggi e tanti cittadini sono stati colpiti dagli eventi del 7 ottobre. Anche a Gaza si sta consumando una tragedia umanitaria e umana di proporzioni senza precedenti, con un totale di distruzione e sofferenza umana che non abbiamo mai visto nel XXI secolo in questa misura». Così Sigrid Kaag, coordinatrice per gli aiuti umanitari e la ricostruzione a Gaza delle Nazioni unite, arrivando al Consiglio informale Affari esteri, in corso a Bruxelles. «Dobbiamo continuare a insistere sul cessate il fuoco, sul rilascio incondizionato di tutti gli ostaggi e sulla restituzione delle salme ai loro cari in Israele» ha spiegato Kaag, sottolineando anche la necessità di «un massiccio aumento dell’assistenza umanitaria». «Abbiamo bisogno delle condizioni giuste per pensare e progettare le idee e attuare una rapida ripresa e ricostruzione, sulla base, naturalmente, degli accordi politici e di sicurezza in vigore, tenendo conto dell’importanza del ritorno dell’Autorità palestinese, nonché dei legittimi interessi e delle preoccupazioni dello Stato di Israele in materia di sicurezza» ha aggiunto. È il 328° giorno di guerra: secondo il ministero della Sanità, gestito da Hamas, il bilancio delle vittime nella Striscia sale a 40.602 e si contano 93.855 feriti. La mattanza continua.