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Ottaviano Del Turco fu abbandonato dal Pd: ha lottato per la sinistra ma fu lasciato solo dai suoi compagni

Ottaviano Del Turco fu abbandonato dal Pd: ha lottato per la sinistra ma fu lasciato solo dai suoi compagni

Ottaviano ci credeva. Credeva che anche in Italia la sinistra di domani non avrebbe potuto essere che socialdemocratica. E per questo credette che la nascita di un partito nuovo in cui confluissero le esperienze antifasciste e di progresso, fosse la chiave per dare al Paese una formazione omogenea alle altre forze della socialdemocrazia europea. E dunque, sottoscrisse con convinzione il manifesto costitutivo del Partito democratico, pur restando iscritto al partito socialista dello Sdi, sotto la cui bandiera fu eletto parlamentare, fu ministro e presidente della regione Abruzzo. Solo quando lo Sdi escluse di poter partecipare a quel percorso teoricamente unificante, decise, per coerenza, di confluire nel Pd.

La storia ha dimostrato quanto sia quella convinzione, che quella scelta, si siano poi rivelate dolorose per Ottaviano. Col senno di oggi, che nel partito democratico ci fossero resistenze ad evolvere verso un’impostazione socialdemocratica è evidente, a dispetto della sua iscrizione al partito del socialismo europeo. Ma soprattutto, la vicenda personale di Ottaviano lo ha dovuto convincere che la sua irriducibile fede socialista, era una “colpa” imperdonabile. Così, quando fu eletto da socialista a Presidente della regione Abruzzo e volle provare a fare il socialista, ci fu una convergenza di interessi a scavargli la fossa. La sua vera colpa politica è stata non capire che i due noccioli duri, uno fatto da coloro che erano stati comunisti e l’altro da chi aveva militato nella cosiddetta “sinistra democristiana”, potevano accantonare la costante competizione tra loro solo e soprattutto per azzoppare un socialista.

E su questo obiettivo, contro il sogno socialista di una sanità abruzzese che fosse davvero pubblica, universale e gratuita, la convergenza è stata travolgente: imprese e politica, media e società civile, fecero di Ottaviano il nuovo “cinghialone” da bersagliare e da abbattere. Fino alla lettera del Segretario nazionale del suo nuovo partito, Walter Veltroni, che causò molta sofferenza a Ottaviano. Il capo del partito dell’epoca, che avrebbe dovuto difenderlo, lo abbandonò in modo perfino volgare, augurandogli che riuscisse a provare la sua innocenza, quell’innocenza che la Costituzione presume esistente fino a condanna definitiva. E infatti, negli anni, mentre il teorema dell’accusa si sgretolava e risaltava la falsità delle dichiarazioni accusatorie dei ras delle cliniche private, l’atteggiamento indifferente verso Del Turco non cambiava.

Era sbagliato, allora, il sogno di Ottaviano di veder crescere anche in Italia una grande forza socialdemocratica? Assolutamente no. Quel sogno è quanto mai attuale, e in tanti lo coltiviamo e lo inseguiamo. A essere sbagliata era l’illusione di poterlo realizzare con chi la parola socialista non riesce nemmeno a pronunciarla. Una sinistra riformista e di progresso non plaude la giustizia di piazza, non calpesta la presunzione di innocenza, non vende l’anima alle ambizioni di una parte della magistratura. Passata una generazione, forse domani il sogno si potrà realizzare con tutti quelli che non vivono più i contrasti del passato. Perché la verità è che Ottaviano aveva ragione: anche l’Italia ha bisogno di un grande partito socialista europeo. E lo avrà. La sfida è nelle nostre mani e in quelle di questa nuova generazione di dirigenti guidata da Elly Schlein. Niente di meglio per affrontare il futuro con fiducia. Mas temprano que tarde.

*Segretario del Psi