Le guerre e il ruolo dell'Occidente

Pacifismo calpestato, politica schiave degli elmetti: ci vorrebbe più Gino Strada e meno nipotini di Stoltenberg

Gli intellettuali non ci sono più. Gino Strada è morto. Il dissenso è bollato come estremismo. O il pacifismo si innesta nei partiti e nelle grandi organizzazioni sociali e sindacali, oppure non c’è scampo.

Editoriali - di Piero Sansonetti

30 Agosto 2024 alle 14:00

Condividi l'articolo

Pacifismo calpestato, politica schiave degli elmetti: ci vorrebbe più Gino Strada e meno nipotini di Stoltenberg

Israele ha invaso la Cisgiordania. Sollevando le proteste dell’Onu ma solo le proteste. L’Occidente, guidato dall’America di Biden, continua a sostenere militarmente Israele e a imbottirlo di armi. I mass media si guardano bene dal fare osservazioni. Possiamo dire che Israele ha iniziato in Cisgiordania qualcosa che assomiglia molta all’ “operazione speciale” di Putin in Ucraina. Giustamente giornali e politici e statisti si scagliarono contro l’ipocrisia di Putin che non usava la parola giusta: “Invasione”.

Giornali e politici e statisti occidentali non fanno la stessa cosa oggi di fronte all’aggressione israeliana. Tacciono. A dire la verità, senza ipocrisie, bisognerebbe dire che l’Occidente, se fosse coerente, ora invierebbe armi e soldi all’autorità palestinese per difendersi dall’aggressore. E varerebbe un piano di sanzioni economiche molto dure contro Israele. Invece, curiosamente, per un corto circuito politico-intellettuale difficile da spiegare, l’Occidente manda armi al paese aggressore e si guarda bene dal sanzionarlo. Questo solo per dirvi che se continuate a leggere i grandi giornali e ad ascoltare i grandi politici vi troverete continuamente di fronte ai paradossi, alle menzogne, alla pura propaganda. In parte realizzata per ragioni ideologiche, in gran parte per subalternità a potenze economiche, internazionali che hanno interesse ad alimentare le guerre e che hanno anche interesse a mantenere il Medioriente in condizioni di instabilità permanente.

È ragionando su queste cose – e leggendo un post di Sandro Morelli, vecchio comunista che una quarantina d’anni fa fu il capo dei comunisti romani, successore di Petroselli – che mi è tornato in mente Gino Strada. In questo agosto si ricordano i tre anni dalla sua morte. Scusate il refuso: si scordano. Gino Strada, che negli anni novanta e nei primi due decenni del duemila fu un punto di riferimento ideale molto importante per il pacifismo, era mal sopportato dall’establishment e dal mondo della stampa. Per tre ragioni semplici. La prima è che il dottor Strada parlava e scriveva sempre usando argomenti evidenti, sottolineandone l’evidenza. Non ricorreva a ragionamenti complessi. Spiegava che usare le bombe a grappolo è una infamia, e l’occidente lo faceva. Spiegava che il colonialismo è un infamia, e l’Occidente ne è l’inventore. Spiegava che la guerra è un’infamia, uccide, non produce democrazia, produce morte. E l’Occidente ama la guerra. Raccontava gli orrori che venivano commessi dai soldati e dagli aeroplani dell’Europa e dell’America. Li squadernava di fronte all’opinione pubblica. Questa era la prima ragione per la quale non era sopportato. Come potevi contestarlo? Dicendo che non è vero che l’Occidente fa la guerra?

Poi c’era una seconda ragione. Ed era che Gino Strada non solo parlava ma agiva. Mettendo a rischio la sua vita e quella dei suoi collaboratori, andava nelle zone di guerra per organizzare e far funzionare ospedali, e per curare i feriti, e per operare i mutilati e per salvare le vite. Voi avete presente quei cretini che quando dici che i naufraghi non vanno affogati ti rispondono: “allora portali a casa tua”? Beh, a Gino Strada questo non lo potevi dire. Lui era lì, sul campo. La terza ragione dell’odio verso Strada stava nel fatto che era diventato una figura di riferimento del pacifismo. Fuori dagli schemi politici, dalle squadre, dalle appartenenze. Lui era pacifista scientifico e pacifista vero. Era uno di quei personaggi limpidi, che la destra chiama panciafichisti (anche oggi, anche sui grandi giornali borghesi) usando il termine che Mussolini e gli interventisti usavano contro Turati. E il movimento pacifista aveva bisogno di una figura come quella di Gino Strada. Lui aveva costretto persino i partiti tradizionali e moderati della sinistra a fare i conti col pacifismo. Era apprezzato dalla Chiesa, da Wojtyla (che non era uno di potere operaio…), da una parte molto grande della gioventù, persino da qualche sparuto giornalista.

Ci manca? Ci manca. Oggi senti che non c’è. Oggi spadroneggiano i nipotini italiani di Stoltenberg. Oggi anche i grandi giornali chiedono la professione di fede. Oggi se obietti sulla politica sterminatoria di Netanyahu ti dicono che sei antisemita, anche se tu magari sei ebreo. Oggi se parli di pace e di necessità di pace in Ucraina ti dicono che sei un disfattista. Oggi nelle cancellerie e nei sottoscala delle cancellerie occidentali si parla con simpatia della possibilità di una invasione della Russia, giocando con la guerra come ci giocava – con passione, con amore – il generale del Dottor Stranamore di Kubrick. Tornano i nazionalisti, torna l’immagine della bella morte, torna una quantità impressionante di disprezzo verso il piccolo movimento pacifista, un disprezzo che non si vedeva più da decenni.

Non c’era questa ostilità sprezzante neppure negli anni cinquanta, quando la contrapposizione della guerra fredda era furibonda, eppure c’erano personaggi come Bertrand Russell, Einstein, Jolie-Curie, Picasso, Matisse, Neruda, Capitini che guidavano le marce pacifiste. E in Italia c’erano personaggi assolutamente moderati e democristiani come Dossetti e Gui che votavano contro la Nato. E oggi? Gli intellettuali non ci sono più. Gino Strada è morto. Il dissenso è bollato come estremismo. O il pacifismo si innesta nei partiti e nelle grandi organizzazioni sociali e sindacali, oppure non c’è scampo. Eppure chiunque ragioni appena appena, senza mettere l’elmetto, capisce che il mondo è a un bivio vero: se il futuro sarà la pace diventa possibile affrontare anche i grandi problemi sociali del Sud – la fame, la povertà – e immaginare un futuro sereno per l’umanità. Sennò torniamo indietro di un secolo. E noi potremmo dire: ve l’avevamo detto, ecco qui, è tornato il nazismo. Ci consolerà averlo previsto? Non servirà a niente.

30 Agosto 2024

Condividi l'articolo