Scioperi e accuse: Israele nel caos
Israele contro Netanyahu: sciopero generale per il cessate il fuoco, e anche Biden lo accusa
La protesta ha portato decine di migliaia di persone nelle strade dello Stato ebraico (700mila secondo gli organizzatori) e le manifestazioni sono sfociate in pesanti scontri con arresti e feriti.
Esteri - di Umberto De Giovannangeli
Israele si è fermato per protestare contro Mr. Morte, al secolo Benjamin Netanyahu. Lo sciopero generale indetto da Histadrut, il sindacato israeliano, a sostegno delle richieste dei famigliari degli ostaggi ancora in cattività nella Striscia di Gaza, è pienamente riuscito. La protesta ha portato decine di migliaia di persone nelle strade dello Stato ebraico (700mila secondo gli organizzatori) e le manifestazioni sono sfociate in pesanti scontri con arresti e feriti. Le compagnie aeree che operano nell’aeroporto internazionale principale di Ben-Gurion (il principale del Paese) hanno sospeso i voli in partenza tra le 8 e le 10 (tra le 7 e le 9 in Italia). Allo sciopero hanno aderito anche i comuni dell’area centrale di Israele, compreso quello di Tel Aviv, con conseguente riduzione dell’orario scolastico.
Il presidente del tribunale del Lavoro ha ordinato la fine dello sciopero generale in Israele alle 14,30 ora locale, 13,30 ora italiana, «dopo avere ascoltato le posizioni delle parti». Lo riferisce Ynet.
L’ingiunzione arriva dopo le forti pressioni del governo sul sindacato per non bloccare le attività del Paese. Il presidente di Histadrut, Arnon Bar-David, ha affermato: «Viviamo in un Paese di diritto e rispettiamo la decisione della corte, quindi ordino a tutti di tornare al lavoro alle 14,30 e di fermare così lo sciopero generale in corso in tutto Israele per chiedere l’accordo che porti al rilascio degli ostaggi a Gaza». «È importante sottolineare che lo sciopero è stata una mossa importante e io ne sono favorevole. Nonostante i tentativi di dipingere la solidarietà come politica, centinaia di migliaia di cittadini hanno votato con i loro piedi, marciando alle dimostrazione», per poi aggiungere, «prometto alle famiglie dei rapiti che l’Histadrut continuerà a svolgere un ruolo guida e centrale negli sforzi per riportare a casa i nostri figli e le nostre figlie».
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Ma le famiglie degli ostaggi chiedono di poter continuare a manifestare. «Chiediamo al pubblico di continuare a partecipare alle manifestazioni per il rilascio degli ostaggi». È quanto afferma il quartier generale delle famiglie degli ostaggi, commentando la sentenza di un tribunale del Lavoro che impone la fine dello sciopero generale in corso in tutto Israele. «Questo non è uno sciopero» – hanno aggiunto i parenti dei rapiti – «è il salvataggio dei 101 ostaggi che sono stati abbandonati da Netanyahu». “Siete complici del più grave disastro della storia del Paese. Questo è il momento di ricordarvi che non avete giurato fedeltà a Netanyahu, ma allo Stato di Israele”. Lo ha scritto il capo dell’opposizione israeliana Yair Lapid in una lettera ufficiale ai parlamentari del Likud, partito del premier, Shas e Ebraismo della Torah unito, i due partiti ultra-ortodossi della coalizione. Lapid ha aggiunto che “dovrebbero immediatamente chiedere un accordo per il rilascio degli ostaggi ed in mancanza di questo uscire dalla coalizione di governo”.
Ma Mr. Morte non cede. Durante una riunione del Gabinetto israeliano, Netanyahu ha attaccato i manifestanti, sostenendo che lo sciopero generale nel Paese «è una vergogna. È come dire a Sinwar: “Hai ucciso sei persone, qui ti sosteniamo”» – riporta Ynet. «Chiaramente chiederemo ad Hamas un prezzo per l’assassinio dei rapiti», ha aggiunto Netanyahu, ribadendo: «Dobbiamo rimanere sull’asse Filadelfia. Questo è essenziale per la sicurezza di Israele. Se lo lasciamo, sarà difficile per noi poi tornare». «Il commento del Primo ministro allo sciopero è un’ulteriore prova del suo distacco dalla realtà» – ribatte Histadrut. «L’affermazione secondo cui l’appello per il ritorno dei rapiti che muoiono a Gaza aiuterebbe Sinwar, contribuisce a far dimenticare all’opinione pubblica israeliana chi è stato colui che ha trasferito miliardi di dollari in valigie ad Hamas» – ha aggiunto la centrale sindacale israeliana. «Il Primo ministro, sotto la cui sorveglianza si è verificato il più grande disastro per il popolo ebraico dopo l’Olocausto, dovrebbe investire i suoi sforzi nel riportare in vita i nostri figli e le nostre figlie e non in sacchi neri».
La protesta trova un indiretto sostenitore a Washington. L’accordo finale sugli ostaggi tra Hamas e Israele è «molto vicino», ma il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, «Non sta facendo abbastanza». Lo ha dichiarato ai giornalisti il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden. L’ufficio di Netanyahu ha respinto con durezza le affermazioni dell’inquilino della Casa Bianca: «È sconcertante che Biden stia facendo pressioni su Netanyahu, che ha accettato la proposta Usa già il 31 maggio e la proposta ponte il 16 agosto, e non sul leader di Hamas, Sinwar, che continua a rifiutare con veemenza qualsiasi intesa», afferma un alto funzionario riferito dai media israeliani. La dichiarazione di Biden «è particolarmente pericolosa, tanto più che giunge solo pochi giorni dopo che Hamas ha giustiziato sei ostaggi israeliani, tra cui un cittadino americano», aggiunge. Intanto, il governo laburista britannico ha annunciato la sospensione parziale delle esportazioni di armi a Israele. La decisione è stata comunicata dal ministro degli Esteri David Lammy alla Camera dei Comuni.