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Strage di Cutro, le bugie e le responsabilità dietro il naufragio: cosa c’è nei verbali dell’inchiesta

Strage di Cutro, le bugie e le responsabilità dietro il naufragio: cosa c’è nei verbali dell’inchiesta

“Quella sera noi non siamo usciti perché l’operazione era stata classificata come operazione di polizia giudiziaria anche da noi in assenza di elementi di potenziale pericolo al momento della segnalazione”. Sono le parole del capo del Centro di comando della capitaneria di porto (Mrcc) di Roma, Gianluca D’Agostino, messe a verbale nell’inchiesta sui mancati soccorsi al caicco Summer love, naufragato a pochi metri dalla costa di Steccato di Cutro il 26 febbraio del 2023, con la sua stiva piena di bambini.

Con queste parole, riportate da Alessandra Ziniti su Repubblica, il capo del Mrcc di Roma avrebbe spiegato perché la notte della strage non uscì la Guardia costiera. Se ha davvero detto questo, ha mentito. Perché il potenziale pericolo c’era, eccome. E il Centro di comando delle capitanerie di porto non poteva non saperlo. Per le seguenti ragioni. Perché i bollettini meteo avevano avvisato delle condizioni meteomarine in peggioramento. Perché la segnalazione di Frontex diceva chiaramente di aver rilevato una forte risposta termica dalla stiva: in quella rotta – piena rotta turca, battuta dalle barche stracariche di migranti in partenza dalla Turchia verso le coste calabresi – una forte risposta termica dalla stiva può voler dire soltanto che con altissima probabilità la stiva è piena di persone.

E perché quella notte nella sala di monitoraggio di Frontex, a Varsavia, c’erano due funzionari italiani “uno della Guardia costiera e uno della Guardia di finanza” ed erano “in costante contatto con Roma”. La presenza dei due funzionari italiani in costante contatto con Roma è documentata nel rapporto dettagliato di Frontex, l’agenzia europea con il compito di polizia di sorvegliare il mare dal cielo, su cosa avvenne in quelle ore nella sala operativa dell’agenzia. Per di più, qualsiasi imbarcazione carica di gente è da considerare a rischio naufragio, indipendentemente dalle condizioni meteomarine. Lo ha ribadito in un’audizione alla Camera dei deputati il 3 maggio del 2017 lo stesso ammiraglio Nicola Cantone, capo della Guardia costiera. Quella sera il peggioramento era stato annunciato dai bollettini. Quindi il pericolo era evidente e conclamato.

Ora, il sostituto procuratore Pasquale Festa, titolare dell’inchiesta sui mancati soccorsi, vorrà farsi spiegare da D’Agostino perché lui ha invece parlato agli inquirenti di “assenza di elementi di potenziale pericolo”? Lo convocherà chiedendogli di dire chiaramente a quali ordini sottostava l’Mrcc di Roma per non impartire il comando di uscire immediatamente? Ordine dato da chi?