Depositato il quesito
Referendum sulla cittadinanza, cosa prevede il quesito promosso da +Europa
La campagna “Figlie e figli d’Italia” punta a riportare da 10 a 5 gli anni di soggiorno legale necessari per la richiesta. A promuoverla +Europa con numerose associazioni.
Politica - di Angela Stella
Mentre il dibattito politico è a giorni alterni ora paralizzato ora ondivago sul tema dello ius scholae, a mettere sul tavolo una proposta concreta ci ha pensato +Europa insieme a numerose associazioni della società civile. “Abbiamo depositato in Cassazione il quesito referendario sulla cittadinanza, che mira al ritorno al termine di 5 anni di soggiorno legale ininterrotto in Italia ai fini della presentazione della domanda di concessione della cittadinanza per i cittadini maggiorenni stranieri”: lo ha detto ieri il segretario di +Europa, Riccardo Magi, dopo aver depositato a Piazza Cavour il quesito insieme alle organizzazioni Italiani senza cittadinanza, Conngi, Idem Network, Libera, Gruppo Abele, A Buon Diritto, Società della Ragione, i partiti Possibile, Partito Socialista, Radicali Italiani, Rifondazione Comunista e personalità come Don Ciotti, Mauro Palma (già Garante Nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale), Luigi Manconi, Teresa Bellanova, Ivan Novelli, Simohamed Kaabour di Idem Network.
Forza Italia invece ha dato mandato agli uffici parlamentari di elaborare un testo che punti a rendere possibile la richiesta della cittadinanza italiana dopo un percorso di 10 anni di studio (ossia dopo la scuola dell’obbligo) con profitto che attesti, tra le altre cose, la conoscenza della lingua e della storia italiana, tuttavia c’è il muro del Carroccio e del partito di Giorgia Meloni. Ieri il capogruppo al Senato della Lega, Massimiliano Romeo, uscendo dal vertice del partito, ha chiarito: “Sulla questione della concessione della cittadinanza ai giovani immigrati che abbiano completato un ciclo di studi scolastici in Italia la Lega ha già ribadito che siamo contrari e poi non fa parte del programma di governo, mi sembra che dal confronto dei leader si sia ribadito che ci si deve concentrare sulle priorità del governo, tutto qua”. Anche Tommaso Foti, capogruppo di Fd’I alla Camera, aveva affermato due giorni fa: “Non è una priorità di governo, non è un argomento che fino ad oggi è stato posto all’ordine del giorno, è un tema estivo”. E allora parola ai cittadini.
Referendum sulla cittadinanza: tempi e raccolta firme
Dopo i tempi tecnici per la pubblicazione del quesito in Gazzetta Ufficiale partirà la raccolta delle 500 mila firme. Come spiegano le motivazioni del quesito, il termine dei 5 anni è previsto in molti altri Stati della UE e la legislazione italiana in materia di cittadinanza lo aveva previsto dal 1865 al 1992, quando la legge n. 91/1992 introdusse “un’irrazionale penalizzazione per i cittadini di qualsiasi Stato extra UE, per i quali si passò dall’esigere almeno 5 anni all’esigere almeno 10 anni”. Inoltre, viene spiegato che “le cifre ISTAT sono molto chiare: circa i 2/3 dei cittadini di Stati extraue legalmente residenti in Italia (pari a circa 2.300.000 persone) sono titolari del permesso di soggiorno Ue per soggiornanti di lungo periodo che è rilasciato proprio a chi è soggiornante da almeno 5 anni ininterrotti, non ha condanne o carichi pendenti, né costituisce un pericolo per l’ordine pubblico e per la sicurezza dello Stato, ha dimostrato la conoscenza della lingua italiana, dispone di un reddito minimo non inferiore all’importo annuo dell’assegno sociale e di un alloggio: si può trattare sia del titolare, sia del coniuge, sia dei figli minori conviventi, i quali acquisirebbero la cittadinanza automaticamente quando l’avessero acquistata i genitori con cui convivono. Tali requisiti sono molto vicini ai requisiti richiesti dalla prassi e dalla giurisprudenza amministrativa ai fini della concessione della cittadinanza italiana”.
“Ci aspettiamo – ha affermato il deputato radicale Magi – che chi in questi giorni si è detto favorevole a una riforma della legge sulla cittadinanza appoggi questo referendum. Alla retorica del ‘prima gli italiani’, rispondiamo con ‘Italiani prima’. Nonostante il dibattito estivo che ha visto anche partiti della maggioranza favorevoli a una revisione della norma, crediamo che non ci siano le condizioni in parlamento per una nuova legge e questa legislatura rischia di essere l’ennesima senza che venga messo mano alle regole per ottenere la cittadinanza italiana. Mettiamo a disposizione uno strumento concreto che è quello referendario, con il protagonismo delle associazioni degli italiani senza cittadinanza, con un punto molto chiaro: dimezzare a 5 anni i tempi per l’ottenimento della cittadinanza. Parliamo di 2 milioni e duecentomila cittadini stranieri che ad oggi sarebbero nelle condizioni di ottenere la cittadinanza, più i loro figli, circa 500 mila bambine e bambini. Molti di più di quelli che sarebbero interessati dallo ius scholae, circa 500mila persone, e dallo ius soli che riguarderebbe circa un milione e mezzo di persone. Una riforma semplice, ma anche rivoluzionaria”.
Referendum sulla cittadinanza: Figlie e Figli d’Italia
La campagna si chiama Figlie e Figli d’Italia: presenti al deposito del quesito anche Simohamed Kaabour di Idem Network, Daniela Ionita di Italiani Senza Cittadinanza, Benedetto Della Vedova, deputato di +Europa, Francesca Druetti e Pippo Civati di Possibile, Matteo Hallissey di Radicali Italiani, Stefano Galieni di Rifondazione Comunista, Sonny Olumati, autore e coreografo, Enzo Maraio, Segretario del Psi. Proprio quest’ultimo ha detto ai cronisti: “Oggi (ieri, ndr) lanciamo una sfida. A parte della maggioranza, che finge di volere una legge di civiltà come lo Ius scholae, salvo poi fare marcia indietro per puro calcolo politico. Ma soprattutto, all’opposizione: chiediamo a tutti i partiti che si riconoscono nei valori di libertà e uguaglianza di non esitare a firmare con noi il quesito sulla cittadinanza”.
E in serata il Partito democratico fa sapere che firmerà: “Sappiamo che oggi alcune associazioni e reti di nuovi italiani hanno lanciato una iniziativa referendaria, non faremo mancare le nostre firme alla loro iniziativa”, dichiarano Marwa Mahmoud, responsabile Partecipazione e Formazione politica, e Pierfrancesco Majorino, responsabile Politiche migratorie. Tra le adesioni di peso anche quella dell’Arci: “La battaglia culturale e politica per la riforma della legge sulla Cittadinanza è per noi da sempre una priorità, così come lo è il protagonismo e l’emancipazione di immigrati/e e rifugiati/e”, si ricorda in una nota, per questa ragione, “abbiamo deciso di aderire e sostenere l’iniziativa referendaria presentata in Cassazione, per essere ancora una volta a fianco delle organizzazioni dei giovani di origine straniera”.