Il parlamentare dem

“Sangiuliano gioca a Temptation Island e l’Italia affonda, governo inadeguato”, parla Matteo Orfini

«Al governo abbiamo una classe dirigente inadeguata, che non è in grado di occuparsi dei problemi reali del paese. Noi, da progressisti, lottiamo per un futuro migliore, soprattutto per i giovani e le persone in difficoltà»

Interviste - di Umberto De Giovannangeli

6 Settembre 2024 alle 09:00

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“Sangiuliano gioca a Temptation Island e l’Italia affonda, governo inadeguato”, parla Matteo Orfini

Matteo Orfini, parlamentare e membro della Direzione nazionale del Partito democratico: l’informazione e la politica sono da giorni totalizzati dall’affaire “Sangiuliano”. Cambi canale, pure giornale, e tranne rarissime eccezioni, non si straparla d’altro. Intanto, 21 persone, tra cui tre bambini, muoiono nell’ennesima strage di innocenti al largo di Lampedusa. Silenzio tombale. Non c’è da vergognarsi?
Quello che mi chiede è un po’ la cifra di questo governo. Racconta la totale scissione dalla realtà del paese, persino del mondo, visto che intorno a noi, oltre i nostri confini, stanno succedendo cose enormi. Racconta di una classe dirigente che tale non è. Di un gruppetto che ha vinto le elezioni e che ha occupato il potere, dimenticando completamente l’agenda reale del paese, le cose che succedono. Se solo ci limitiamo a ciò che succede nel mondo della cultura c’è da rabbrividire…

Cosa sta accadendo di tanto grave?
In questo momento ci sono 250mila lavoratori del cinema che rischiano tutto, perché il governo ha paralizzato il settore, non emanando i decreti sul tax credit. Ci sono tutti i lavoratori dello spettacolo ai quali è stato sottratto il nuovo welfare che avevamo fatto noi. Ci sono teatri, luoghi della cultura, spazi che rischiano di chiudere, mentre Sangiuliano gioca a Temptation island insieme al direttore del Tg1. L’intervista dell’altra sera è una delle pagine più squallide della storia della televisione italiana, che pure ne conosce di pagine vergognose. Vale per il mondo della cultura come per tutto il resto. L’Unità fa bene a ricordare cosa avviene nel Mediterraneo, i naufragi, le responsabilità di chi poteva intervenire per salvare vite umane e non lo ha fatto. Ci sono due guerre ai nostri confini, l’economia bloccata con la Meloni che snocciola dati falsi. La difficoltà delle nostre imprese, zavorrate dall’incapacità di far crescere il paese perché non ci sono più politiche industriali. Una sanità pressoché al collasso. Siamo in una situazione drammatica alla vigilia dell’autunno. E lo spettacolo è quello di una classe dirigente davvero impresentabile e di una presidente del Consiglio che li copre.

A cominciare dal ministro della Cultura.
Lui e non solo. È del tutto evidente che prima o poi Sangiuliano se ne dovrà andare. Ma chi può prendere uno così sul serio. Quando ci sarà la legge di bilancio e bisognerà chiedere risorse per il mondo della cultura, con che credibilità Sangiuliano andrà a trattare. Quando dovrà girare l’Italia per risolvere problemi, ma chi potrà prendere sul serio uno così. Già non è più un ministro. Ciononostante, lo si tiene lì, perché bisogna difendere i propri fedelissimi anche di fronte all’indifendibile. È successo per la Santanchè, ora per Sangiuliano, succede per Lollobrigida, succede per Delmastro, succede per Donzelli… Fratelli d’Italia questo è. Una classe dirigente inguardabile, impresentabile, inadeguata.

L’autunno si preannuncia politicamente rovente. Quali, a suo avviso, dovrebbero essere le priorità d’azione, nel paese e in parlamento, per il Pd?
Siamo alla vigilia della sessione di discussione della legge di bilancio. È chiaro che in autunno noi entriamo in quel tipo di confronto con il governo, dove alcune tematiche devono necessariamente essere al centro della nostra iniziativa. Abbiamo bisogno di una legge di bilancio che costruisca le condizioni perché questo paese esca dalle difficoltà e soprattutto dia sollievo ai punti di massima sofferenza. Ho citato la sanità, che è la priorità tra le priorità. Non possiamo continuare a vivere in un paese in cui se ti ammali rischi di morire perché per avere una visita specialistica sei costretto ad aspettare sei mesi oppure devi venderti casa per pagarti le cure nel privato. Questa è la situazione del paese. E fingere che non esista significa vivere sulla luna. C’è il tema di come rilanciare la crescita in questo paese. Oggi abbiamo una crescita asfittica, e quel poco che c’è è frutto delle risorse del Pnrr, un lavoro che abbiamo fatto noi, quando eravamo al governo. Per il resto, non c’è nulla. Non c’è nulla sulle politiche industriali. Inseguiamo una crisi industriale dopo l’altra, le imprese sono sole, come soli sono i lavoratori. Abbiamo l’enorme problema, una vera tragedia sociale, dell’abbandono delle famiglie quando vivono momenti di difficoltà. Prima, quando questa destra era all’opposizione, brandiva e poi, una volta al governo, ha totalmente abbandonato il tema della disabilità e di come le famiglie siano state abbandonate, lasciate sole di fronte a vicende tristissime, dolorose. Le emergenze da affrontare sono tante, sono enormi. C’è il tema del lavoro di qualità. Noi continuiamo a combattere per il salario minimo. E ancora: ad agosto si è aperta la discussione sul tema della cittadinanza, che sarà una delle questioni dell’autunno.

I contenuti non cancellano il tema delle alleanze. Questa è stata l’estate in cui sui media è impazzato Matteo Renzi con il suo “campo largo” e le avance rivolte al Pd.
Io penso che questa discussione sia quanto di più sbagliato e assurdo ci sia. Sono anni che dissertiamo di un campo largo senza riuscire a farlo. Ci dovrebbe sorgere il dubbio che forse una delle ragioni per cui non ci riusciamo è proprio il modo in cui ne discutiamo. Le regole d’ingaggio le ha dette la segretaria del Partito democratico, Elly Schlein. Non si mettono né si subiscono veti. Cosa che io condivido. Spetta a lei delineare le regole d’ingaggio, in quanto segretaria del maggior partito senza il quale non esiste coalizione. Condivido il metodo e il merito di quanto affermato dalla segretaria. Detto questo, il tema, a mio avviso, è costruire, nel tempo che ci separa dalle elezioni, sperando di arrivarci prima dei due anni e mezzo, dato che una opposizione lavora per far cadere il governo il prima possibile e cacciare queste destre dall’esecutivo, utilizzando questo tempo per dar corpo e anima a un progetto per il paese, che significa innanzitutto una visione.
La destra vince sulla paura delle persone. In Italia, in Europa, in Occidente, si ha paura del futuro. Noi dovremmo essere quelli che restituiscono fiducia nel futuro, che convincono gli italiani che il futuro può essere un posto migliore del presente e non qualcosa da cui proteggersi. Per riuscire a far questo, c’è bisogno di restituire anche una capacità di sognare, di immaginare un paese diverso, di immaginare che si possa essere felici nel futuro. E questo lo fai, se riesci a tenere insieme una elaborazione culturale e un progetto politico. Per provarci, c’è bisogno di un confronto serio, diffuso, partecipe, su quale idea di futuro, di paese.

Un percorso complesso.
Che non può avere scorciatoie politiciste. Un percorso fatto delle battaglie che conduciamo dall’opposizione, delle proposte che avanziamo, alla fine del quale capirai chi è d’accordo e chi noi, e misurerai le capacità di questo campo di essere costruito non solo nell’accordo politico tra partiti ma di saper coinvolgere pezzi di società. Noi abbiamo vinto, penso al primo Ulivo con i comitati per Prodi, quando abbiamo coinvolti pezzi di società che si sentivano parte attiva di questo percorso. L’altro ieri ero a un incontro pubblico organizzato da Spin Time, esperienza nota a Roma, in cui mi sono confrontato con esponenti di altri partiti del possibile campo largo ma in modo paritetico anche con tanti attiviste e attivisti che s’impegnano continuamente in battaglie sociali e politiche, per discutere, insieme, di come si possa costruire un progetto per il paese. C’è in Italia un popolo che ha voglia di partecipare ad una battaglia non solo per cacciare la destra, che già è la base di un buon programma, ma soprattutto per costruire un paese diverso. Dobbiamo sperimentare, immaginare, incontrarci. Dobbiamo misurare compatibilità su quelle visioni, su quelle idee e non sull’ultima dichiarazione di Conte o di Renzi o di chiunque altro. Sennò reiteriamo l’errore che abbiamo fatto nella passata legislatura, in cui abbiamo parlato soltanto di alleanze e poi non siamo neanche riusciti a farle.

Visione, progetto. Un investimento sul futuro. E questo significa guardare alle nuove generazioni, a un malessere esistenziale sempre più diffuso, che spesso diventa cronaca nera.
Se tu guardi al futuro, e nel tuo futuro non c’è nulla, solo preoccupazione, paura e incertezza, è ovvio, tanto più in una società come questa con le sue violenze, storture, con un meccanismo di competizione esasperata e tossica su cui sono costruite le relazioni sociali, che questa società finisce per schiacciarti, soprattutto se sei un ragazzo che si affaccia alla parte più complicata della vita, un adolescente, un giovane che deve entrare nel mercato del lavoro, e hai di fronte solo incertezze, paure e solitudini. Questo significa, per la politica, porre al centro del suo agire, del suo pensare, come conquistare un futuro migliore, facendo di questo impegno un fatto di massa, coinvolgente. Questo ha tante declinazioni, perché un futuro migliore, significa avere un lavoro dignitoso e una stabilità. C’è bisogno di avere un diritto alla casa. La situazione che c’è nelle grandi città, e non solo in esse, è sempre più agghiacciante. Noi abbiamo sempre detto che la formazione e lo studio sono i principali ascensori sociali. Se vuoi uscire da una condizione di difficoltà, lo fai studiando, andando all’università. Oggi è impossibile frequentare l’università. Se non vivi in una città universitaria e devi andarci a vivere, quelle città oggi ti espellono. Questo denunciava la “protesta delle tende”. Oggi tutto è affitti brevi, speculazione e rendita. È un tema enorme o no, questo? Peraltro, l’hanno posto tanti nostri sindaci, giustamente, come tema nazionale. La solitudine in cui oggi, giovani e non, si ritrovano è un pezzo del problema. Un tempo c’erano le reti, i partiti, i corpi intermedi, le associazioni, c’erano tante cose che ti facevano sentire connesso nel momento della difficoltà. Oggi sei solo con il tuo smartphone in mano, che non aiuta in questi casi. Riconnettere pezzi di società e uscire da quella solitudine e da quell’isolamento, è un pezzo grandissimo di soluzione a quel problema politico. I progressisti, alla fine, sono quelli che pensano che il futuro sia meglio del presente. Quelli che vogliono conservare il presente o sognare il passato di solito sono i conservatori. Torniamo progressisti.

6 Settembre 2024

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