La cacciata dell'ex ministro
Così Meloni ha costretto Sangiuliano alle dimissioni: il ministro sotto ricatto di Boccia, la consulente-amante
Sotto la minaccia di nuove rivelazioni da parte di Boccia, consulente-amante del ministro, la premier caccia Sangiuliano. “Grazie di tutto, un uomo onesto”
Politica - di David Romoli
Sangiuliano ha tentato un accenno di resistenza. Quando da Chigi è arrivato l’ordine di dimettersi spontaneamente e irrevocabilmente ha puntato un po’ i piedi ma è durata pochissimo. Poi ha preso carta e penna, ha presentato le dimissioni e ringraziato Giorgia per averlo “difeso con decisione”. Da un lato l’ex ministro rivendica il bisogno di “tranquillità personale e di avere il tempo per stare con mia moglie che amo”, dall’altro promette battaglia. Vuole “agire in tutte le sedi legali contro chi mi ha procurato questo danno, a cominciare da un imminente esposto che intendo presentare” ma anche “andare fino in fondo per verificare se alla vicenda abbiano concorso interessi diversi: agirò contro chi ha pubblicato fake news in questi giorni”. La premier ha risposto con un ringraziamento all’ormai ex ministro, “persona capace e uomo onesto”. Tutti i ministri hanno chiamato il dimissionario per esternare solidarietà e vicinanza.
Lo ha fatto, sia pur in nome solo della “solidarietà umana”, anche Giuseppe Conte ed è stato un bel gesto. La sostituzione è arrivata con la velocità del lampo: Alessandro Giuli, direttore del Maxxi, ha giurato già ieri sera. La premier era pronta. Per quanto probabilmente Sangiuliano sperasse ancora di poter resistere, tanto che ancora ieri mattina escludeva il passo indietro, la sua sorte era già quasi segnata. Meloni intendeva aspettare il G7 della Cultura per poi procedere salvo improbabile esaurimento della tempesta. Ma la sua priorità restava evitare la trappola del rimpasto e per questo si era premurata di individuare per tempo il sostituto. A far precipitare la situazione e a imporre un’accelerazione della quale comunque si vociferava già da 24 ore è stato un comunicato di La7, che nel primo pomeriggio ha annunciato un’intervista con Maria Rosaria Boccia nella puntata quotidiana di In Onda, il programma di Marianna Aprile e Luca Telese che è stato tra i più agguerriti contro il ministro.
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Quell’intervista televisiva, considerata possibile pur se non certa anche il giorno precedente, era temutissima a Chigi, tanto che già giovedì circolava la voce di dimissioni immediate per disinnescare le possibili rivelazioni della “imprenditrice”. Ma anche se la bomba non fosse esplosa la doppia mossa della nemesi di Sangiuliano, la doppia intervista prima alla Stampa e il giorno dopo a In Onda, dimostrava che la donna intendeva proseguire nella sua strategia mediatica fatta di allusioni, minacce velate, messaggi in codice, accuse mai sostenute da pezze d’appoggio concrete.
La premier aveva sperato di fermare quel martellamento con l’autodafé imposto al ministro con la lunga intervista al Tg1 ma si era resa conto per tempo di aver sbagliato il calcolo ed era subentrata la paura che la non consulente intendesse mettere sul tavolo le sue carte più forti in contemporanea con il G7 della Cultura, decretandone così il fallimento con gli occhi del mondo puntati addosso. Quella strategia era già riuscita a prendere in ostaggio non solo il ministro preso di mira dalla ex consulente-amante ma anche la stessa premier, alla quale ieri Boccia ha notificato tutta la sua stima, forse per siglare la pace dopo aver ottenuto la defenestrazione del fedifrago.
Ieri mattina Giorgia Meloni avrebbe dovuto presenziare al G7 dei parlamenti a Verona. All’ultimo momento ha optato invece per un videomessaggio, al solo scopo di evitare domande imbarazzanti sul noto caso di cui parlava, e rideva, tutto il Paese. Aveva anche ipotizzato di disertare l’incontro di domenica a Cernobbio, soprattutto per non dover poi volare fino a Parigi dove temeva, e certo non a torto, che si sarebbero presentati numerosi giornalisti italiani per martellarla sulla strana coppia Sangiuliano-Boccia. Il vero scandalo a conti fatti è proprio questo ed è uno scandalo molto più corposo delle goffe marachelle coniugali dell’ex ministro: che prima il ministro, poi la stessa premier si siano resi, errore dopo errore, per giorni ostaggio di una figura discutibile e opaca come l’imprenditrice di Pompei.
La cacciata di Sangiuliano metterà probabilmente fine al tormentone mediatico ma lascia inevasi e anzi rinfocola interrogativi ben poco tranquillizzanti. Nel suo stile obliquo e allusivo la Boccia ha fatto capire di poter sfoderare qualcosa di esplosivo, senza peraltro mai fornirne prova e senza neppure specificare di cosa si trattasse. La paura che ha attanagliato in questi giorni il governo e la precipitosa scelta delle dimissioni pur di parare in anticipo eventuali colpi nell’intervista su La7 autorizzano a pensare che qualcosa di temibile nel cassetto di Maria Rosaria Boccia ci fosse e ci sia davvero.