Un detenuto di 18 anni è morto carbonizzato, due notti fa, nel carcere di San Vittore, a Milano, per un incendio divampato nella cella nel quale era insieme con un altro detenuto. Lo ha reso noto la Uilpa, sindacato di polizia penitenziaria. “Un detenuto di origini egiziane verso la mezzanotte è rimasto carbonizzato nella sua cella della Casa Circondariale di Milano San Vittore, che condivideva con un altro detenuto, a causa di un incendio appiccato, sembrerebbe, da loro stessi come ormai avviene con assidua frequenza – ha affermato Gennarino De Fazio, segretario generale della Uilpa – . Non crediamo possa parlarsi di suicidio, ma è un’altra morte che si aggiunge ai 70 detenuti e ai 7 agenti che si sono tolti la vita dall’inizio dell’anno in quello che sempre più appare come un bollettino di guerra”.
Poi la polemica con l’Esecutivo: “A San Vittore sono letteralmente stipati 1.100 detenuti, a fronte di 445 posti disponibili, con un sovraffollamento di oltre il 247%, sorvegliati da 580 appartenenti al Corpo di polizia penitenziaria, distribuiti su più turni e compresi gli addetti agli uffici e ai servizi vari, rispetto a un fabbisogno di almeno 700, con una scopertura del 17%. Il Governo, oltre al gossip di questi giorni, dovrebbe occuparsi compiutamente e, se mai, versare qualche lacrima per quanto si continua a perpetrare nelle carceri”. Il pm milanese Carlo Scalas ha aperto un fascicolo: si stanno valutando le ipotesi di reato su quanto accaduto. Sarà presto disposta l’autopsia sul 18enne.
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“Stanotte è morto, bruciato vivo, un ragazzo di 18 anni a San Vittore, dove sono recluse 1.100 persone mentre i posti sono 445. Intanto Nordio cerca capri espiatori e non fa nulla. L’inerzia del Governo sull’emergenza CARCERI è sempre più ingiustificabile è inaccettabile”. Lo ha scritto su X il senatore milanese Franco Mirabelli, vicepresidente del Gruppo del Pd al Senato. A Mirabelli ha dato man forte il capogruppo Pd in Regione Lombardia e membro della segreteria nazionale del partito Pierfrancesco Majorino. “Che cosa deve ancora accadere perché il ministro Nordio si decida a intervenire sul dramma delle nostre carceri? La morte della notte scorsa è inaccettabile, un ragazzo di diciotto anni non può morire così, almeno non quando è in custodia dello Stato”.
Majorino ricorda infine che le opposizioni hanno chiesto una seduta straordinaria del Consiglio regionale al Pirellone che si terrà nelle prossime settimane. Azione ha parlato attraverso il deputato Fabrizio Benzoni: “Quando inizieremo a confrontarci sulle condizioni delle strutture, sulla mancanza di personale, sulla funzione rieducativa della pena piuttosto che sul dare un’opinione ideologica su indulto e amnistia, allora forse avremo capito che non siamo davanti ad ‘emergenza carceri’ ma ad una ‘strage carceri’. Un ragazzo di 18 anni è morto carbonizzato mentre era sotto la custodia e la tutela dello Stato. Cos’altro ci serve per agire?” .
Sulla questione si è espressa anche la Camera Penale milanese: “Chi, irresponsabilmente, si oppone a qualsiasi intervento concreto e urgente per ridurre il sovraffollamento, paventa, con cinismo, una “resa dello Stato”. Quegli interventi, invece, sono una necessità per restituire dignità allo Stato stesso e un senso alla Costituzione. Non è pensabile che siano queste le condizioni di vita per i detenuti e di lavoro per gli operatori. La liberazione anticipata è istituto vigente da 50 anni e valorizzato dalla Corte costituzionale in numerose decisioni. L’amnistia e l’indulto sono stati introdotti dal legislatore costituente come provvedimenti di clemenza generale per fronteggiare momenti storici particolari. Non c’è più tempo”.
Intanto ieri il Garante delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale della Regione Lazio, Stefano Anastasìa, ha visitato la Casa circondariale di Regina Coeli: “Il mondo del carcere aspetta ancora un adeguato segno di attenzione da Parlamento e Governo. Nell’incontro con la Conferenza dei garanti territoriali dello scorso 7 agosto, il ministro Nordio ha promesso nuovi interventi, dopo il deludente decreto ‘carcere sicuro’. Attendiamo fiduciosi, ma impazienti, perché così non si può continuare”.