Lettera alla segretaria del Pd

Cara Elly Schlein, ridacci la sinistra contro queste destre oscene: case, scuole, ospedali, diritti civili

Contro il misero populismo vittimistico delle destre, il popolo della sinistra si aspetta delle parole terse. Che indichino un altro futuro

Editoriali - di Fulvio Abbate

8 Settembre 2024 alle 17:07

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Cara Elly Schlein, ridacci la sinistra contro queste destre oscene: case, scuole, ospedali, diritti civili

Cara Elly Schlein,

Pier Paolo Pasolini, un poeta, ha provato a raccontare che cos’è ciò che lui chiamava la “dopostoria”. Cioè un tempo dove le migliori speranze, “le belle bandiere”, si trovano ormai alle nostre spalle, lontane, quasi irraggiungibili. Nello stesso tempo, la canzone destinata ad accompagnare il cammino, il viaggio, forse anche il simbolico, per quanto possa sembrare bizzarro, non sembri nostalgia, resta la stessa di sempre: “Scarpe rotte eppur bisogna andar…”.

Certo, non saranno più le stesse scarpe rattoppate, spaiate dei partigiani, semmai le sneakers che usa Kamala Harris per mostrarsi su “Vanity Fair”, la strada però rimane lunga, accidentata, piena di ombre, e occorre perfino sapere che le vecchie mappe per orientarsi vanno tutte ridisegnate. Le fatiche dei monti dietro di noi, davanti a noi le fatiche delle pianure. La politica, cara Elly, ha infatti un costo umano e pretende una voce che sia comprensibile, chiara, possibilmente a tutti, non bastano infatti le metafore per raggiungere chi dovrebbe fare attenzione alle parole di civiltà, di tolleranza, di condivisione; non è sufficiente essersi sognati “sardine” per riuscire nell’impresa del discorso civile, umano. Anche l’adolescenza si trova alle nostre spalle, non meno lontana, illusoria.

Occorre fare i conti con ogni genere di mondo quando si sceglie il mestiere della politica, trovare appunto le parole esatte per essere compresi dagli altri, dall’altro, perfino da chi reputiamo dissimile da noi. Segno che la storia non fa sconti, perfino in tempo di pace, figuriamoci davanti alle macerie dell’Ucraina e di Gaza che drammaticamente ci guardano dallo sfondo. Di sicuro, quindi, per farsi comprendere dal mondo non basterà avere frequentato i videogiochi, “Monkey Island”, avendo contezza del “pollo di gomma con carrucola” citato proprio da te non ancora segretaria del Pd nel profilo Instagram come garanzia di vittoria, di fiducia ottimistica e perfino ludica. La sinistra infatti ha l’obbligo di convincere, il mondo magico, appunto adolescenziale, lascia il tempo che trova quando si tratta di spiegare agli altri d’essere, come si direbbe freddamente, forse anche con cifra burocratica, una possibile e credibile alternativa di governo alle destre oscene, che possono contare sulle armi di distrazione di massa del populismo, del vittimismo assolutorio, cioè attribuire agli altri il peso dei propri limiti, un vecchio gioco che sebbene misero nello strapaese ha comunque il suo effetto.

Diversamente dalla destra, che conta dalla sua il collante della paura, del razzismo, del risentimento sociale, dell’indicare nel diverso e nel nuovo un nemico, la sinistra ha sempre l’obbligo di convincere, non può fare a meno della dialettica, della chiarezza, della lucentezza, deve far proprio del peso della complessità, merce rara in tempi di semplificazione social, dove le emoticon, i selfie talvolta sostituiscono il pensiero stesso. Anni fa, uno scrittore, forse convinto che il mondo sia a immagine e somiglianza di una scuola di scrittura creativa per anime belle e garantite, tuttavia preso sul serio dal contesto di sinistra, disse testualmente che si dovesse “lanciare un arpione al futuro”, frase suggestiva ma priva di risposte, assodato che il futuro non è più sentimento terso, dove perfino la fiducia nel progresso è venuta meno. Molto più giusto sarebbe trovare le parole necessarie per, come diceva qualcuno, “lavorare per l’umanità”, questo qualcuno era Roberto Rossellini che immaginava un film per la televisione dedicato proprio a chi ha detto che “i filosofi hanno interpretato il mondo, si tratta ora di cambiarlo”.

In realtà, le parole necessarie che Elly Schlein dovrebbe fare proprie devono mostrare, si è detto, una lucentezza immediata: case, scuole ospedali diritti civili per tutti, rispetto e dignità, se non esattamente una promessa di felicità, comunque parole che servano a gratificare le persone, i viventi, i cittadini, i ragazzi, le ragazze, perché chiunque ha diritto alla gioia minima che non faccia sentire di abitare un eterno inverno. Con tutti i suoi limiti, chi viene deriso dalla destra con l’accusa d’essere nient’altro che Ztl, sappia, e speriamo che tu, Elly, ne abbia coscienza, che con le parole che proprio Pasolini riferiva a una realtà del secolo breve esiste “un Paese pulito in un Paese sporco, un Paese onesto in un Paese disonesto, un Paese intelligente in un Paese idiota, un Paese colto in un Paese ignorante, un Paese umanistico in un Paese consumistico”.

Verrebbe adesso da aggiungere un paese che a dispetto di tutto non fa ricorso al racconto familiare e familistico per conquistare consensi in nome dell’identificazione piccolo-borghese, un paese che rifiuti l’ovvio e il banale, consapevole della coscienza individuale, estraneo alle narrazioni destinate a cancellare ogni possibile forma di laicità. Spero ancora che tu, Elly, sappia che per le destre populiste anche la Costituzione è argomento da “radical chic”, così come le ragioni dell’antifascismo. In caso contrario non farebbero proprie mille bugie contro la scienza, nutrendo una regressione subculturale sempre più evidente nel corpo delle nostre società. Ciò che un tempo mostrava contorni netti, da tempo è invece un paesaggio confuso, ed è proprio su questo buio che occorre mostrare sé stessi. L’idea di un “autunno militante” non resti un semplice slogan, spero tu sappia infatti che l’invincibile estate di cui sognava Albert Camus impone fatica e soprattutto, come ho provato a dire, parole esatte, parole che rispondano ai bisogni dell’umano.

Le parole, le parole esatte, dicevamo. Ecco un esempio pratico. Cui dovresti rispondere. Accade che l’avvocata Cathy La Torre, già al fianco di Michela Murgia, presentata come figura “contro il patriarcato, paladina della comunità Lgbtq, attivista per i diritti civili”, abbia detto che “la Meloni dà una pista a tutti”. Per poi aggiungere: “Mi dispiace doverlo dire, voto Avs. Talvolta Pd. Ho militato per Sel e Rifondazione. Ma se non cambiamo passo, anche stiracchiando tutto il campo largo che vogliamo, ci ritroveremo Meloni al governo ancora per tanti anni. E il colmo è che non sarebbe un dramma. Lo è chi le sta attorno, ministri, amministratori, in ogni caso uomini. Ma lei è lei. Inarrivabile. E la sinistra? Macché. La sinistra insegue su tutto e a fatica. Rispetto a Schlein Giorgia fa un altro campionato. Gioca e vince da sola”.

Bene, confondere la “comunicazione” con il pensiero, il discorso, è quanto di più misero si possa dire e fare culturalmente, politicamente. Identificare il piccino populismo familiare ricattatorio e vittimistico con un presunto “talento comunicativo” che unicamente nasconde una subcultura regressiva dovrebbe essere la prima delle preoccupazioni di una forza che voglia dirsi di sinistra. Aspettiamo, per cominciare, fuori da ogni amichettismo, una parola dirimente in questo senso.
Buon lavoro, Elly.

8 Settembre 2024

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