Via oggi alla discussione a Montecitorio

Cosa prevede il Ddl sicurezza, battaglia su detenute madri e cannabis light

Insorgono le associazioni contro il carcere per donne incinte e con figli neonati, anche FI dice no. Produttori all’attacco del divieto di coltivare la canapa a basso contenuto di Thc

Giustizia - di Angela Stella

10 Settembre 2024 alle 15:30

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Cosa prevede il Ddl sicurezza, battaglia su detenute madri e cannabis light

Inizia oggi nell’Aula della Camera la discussione generale sul ddl sicurezza. Tra i temi da affrontare l’articolo che rende facoltativo, e non più obbligatorio come è previsto adesso, il rinvio della pena per donne incinte o con prole fino ad un anno. La modifica era stata approvata durante l’iter nelle commissioni Affari costituzionali e Giustizia, tra aspre critiche dell’opposizione. Ricordiamo anche però che a luglio FI non partecipò al voto sull’emendamento in questione.

Ora, gli azzurri confermano di voler lanciare un segnale alla maggioranza sulle carceri. Infatti hanno presentato un emendamento che ripristina il differimento obbligatorio della pena per le madri di bambini neonati (di età compresa tra gli zero e i 12 mesi), in modo che nessun bambino debba passare i primi mesi dietro le sbarre. Resta la discrezionalità del magistrato dagli zero ai tre anni. Ma la partita non la si vuole perdere anche fuori dal parlamento. Per questo la Società della Ragione ha rilanciato la campagna ‘Madri Fuori, dallo stigma e dal carcere, insieme ai loro bambini e bambine’. Il rinvio non solo diventa facoltativo, con tutti i problemi inevitabilmente legati anche alle tempistiche per ottenerlo, ma può essere rifiutato laddove si ritenga che la donna possa commettere ulteriori reati.

“Tutti i bambini e tutte le bambine hanno il diritto di nascere in libertà” ha sottolineato Zuffa che ha proseguito: “chiediamo che il parlamento stralci la norma e che il Governo persegua l’unica soluzione che realmente tutela i diritti umani: far sì che i bambini e le bambine nascano fuori dalle prigioni e che si costruiscano finalmente le case famiglia per offrire a chi ne ha bisogno un domicilio sicuro e dignitoso, superando la reclusione delle madri e dei figli negli istituti a custodia attenuata (ICAM)”. Nell’appello, già sottoscritto da Michele Passione, Franco Corleone, Stefano Anastasia, Tamar Pitch, Valentina Calderone, Susanna Marietti, Ornella Favero, Redazione Ristretti Orizzonti, Antigone, Conferenza Nazionale Volontariato Giustizia, si precisa che “con questa previsione, il governo riesce a peggiorare persino il codice Rocco, nonostante la Costituzione si esprima in maniera estremamente chiara a favore della tutela della maternità e dell’infanzia e nonostante i pronunciamenti nello stesso senso della Corte costituzionale e delle convenzioni internazionali. Con questa norma, non solo si punisce la donna per la ‘doppia colpa’ di aver tradito col reato la ‘missione’ materna, sulla scia dello stereotipo patriarcale; ma si permette che lo stigma ricada pesantemente sul/sulla di lei figlio/figlia”.

Per i firmatari “nessun bambino e bambina dovrebbe stare in carcere, che il carcere non è luogo dove la relazione madre bambino possa essere serena, tantomeno può essere il luogo ove una donna possa portare avanti in condizioni di sicurezza e dignità la propria gravidanza e, infine, partorire. E neppure possono essere soluzioni congrue gli ICAM, istituti a custodia attenuata, che sono pur sempre strutture carcerarie. Né sarebbe sostenibile la soluzione di separare i neonati e le neonate dalle proprie madri, come ricordato sia dal CPT- Comitato Prevenzione Tortura che dalla Corte Europea dei Diritti Umani che cita la pertinente disposizione dell’OMS, secondo cui un neonato sano deve rimanere con la propria madre. Piuttosto, le case- famiglia potrebbero rappresentare una alternativa accettabile per le detenute partorienti e i loro bambini o bambine che non godono di un domicilio sicuro e dignitoso. Ma le case- famiglia, già previste per legge e parzialmente finanziate solo per alcuni anni, non sono state costruite”.

Sempre in tema di ddl sicurezza ieri il deputato di +Europa Riccardo Magi ha organizzato una conferenza stampa sul divieto della coltivazione di canapa a basso contenuto di Thc. “La filiera ha visto negli ultimi anni una crescita esponenziale e ci sono innumerevoli applicazioni dei prodotti derivati da questa pianta. Un’enorme ricchezza che rischia di andare perduta per un approccio ciecamente ideologico che va contro il buon senso e la vita di tante imprese”, ha detto Magi. All’incontro hanno partecipato anche rappresentanti della filiera e deputati di opposizione, Matteo Mauri (Pd) e Andrea Quartini (M5S). Le associazioni che rappresentano i produttori di canapa in Italia hanno lanciato un appello al Parlamento perché respinga l’articolo 18 del provvedimento. La norma, hanno spiegato, “rischia di distruggere l’intero comparto della canapa industriale italiana, direttamente e indirettamente”.

10 Settembre 2024

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