Medio Oriente in fiamme
Perché Israele fa la guerra al Libano: centinaia di morti civili e rischio invasione
L’obiettivo di Netanyahu si è spostato verso sud: si attacca per prevenire gli attacchi minacciati dal gruppo sciita. Bombardamenti “ovunque”, esodo dei libanesi verso la capitale
Esteri - di Umberto De Giovannangeli
Ecatombe Libano. La quarta guerra nel Paese dei Cedri è iniziata. È di 274 morti e 1.024 feriti il bilancio dei raid israeliani che ieri hanno colpito la regione della Bekaa e il sud del Libano. Lo ha confermato il ministro della Sanità, Firas Abiad, come riporta L’Orient Le Jour. Tra le vittime vi sarebbero 21 minori. Un bilancio destinato a crescere nella notte perché i raid aerei israeliani non si fermano. Bombardamenti a tappeto ed assassinii mirati.
È il numero tre nella gerarchia di Hezbollah, il capo del Comando sud e responsabile delle attività militari nel Libano meridionale, Ali Karaki, l’obiettivo di un nuovo raid mirato condotto da Israele su Beirut. Lo riferisce il Times of Israel, precisando che è la quarta volta dall’inizio della guerra che l’Idf bombarda la capitale libanese. Tre giorni fa Hezbollah aveva nominato Ali Karaki e Talal Hamia al posto di Ibrahim Aqil e Fuad Shukr, entrambi uccisi in raid israeliani, alla guida del Consiglio della Jihad. L’Idf ha precisato che ulteriori dettagli verranno forniti in seguito. Migliaia sono le persone sin fuga dal sud del Libano.
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Mai così tanti dal 2006, anno del secondo conflitto israelo-libanese durato 34 giorni. Il portavoce delle Forze di difesa israeliane (Idf), il contrammiraglio Daniel Hagari, ha inviato un messaggio ai civili libanesi che vivono nei villaggi di confine, mettendoli in guardia dall’uso delle loro case da parte del movimento sciita libanese Hezbollah per immagazzinare armi. «Stiamo per colpire estensivamente le capacità militari di Hezbollah nascoste dentro le vostre case. Invitiamo tutti coloro che si trovano vicino a proprietà o all’interno di abitazioni in cui sono immagazzinati missili da crociera e armi, a prenderne immediatamente le distanze. Questo è per la vostra sicurezza e protezione», ha avvertito.
Nel mirino di quella che – ha sottolineato Hagari – al momento «è solo una campagna aerea, non come a Gaza», ci sono le infrastrutture e le capacità offensive militari di Hezbollah che nelle ultime 24 ore ha lanciato almeno 150 missili verso Israele ma «avrebbe voluto lanciarne molti di più», ha detto il militare israeliano. La differenza è che attualmente l’esercito «non sta più aspettando di intercettarli. Attacchiamo preventivamente ogni volta che ne individuiamo uno nascosto in una casa». «Se siete in un edificio che contiene armi di Hezbollah, dovete lasciare il villaggio entro due ore e non tornare fino a nuovo avviso». È quanto si legge sui volantini che le forze israeliane stanno lanciando sul sud del Libano e sulla valle della Bekaa, secondo quanto riporta il giornale The New Arab ripreso da Ynet. Nei volantini si afferma che le attività di Hezbollah hanno costretto l’esercito israeliano a prendere di mira siti militari. L’offensiva aerea s’intensificherà nelle prossime ore e giorni. L’Idf ha riferito più precisamente che estenderà gli attacchi aerei per includere altre aree della Valle della Bekaa, lungo il confine orientale del Libano, dopo aver colpito più di 300 siti nel Libano meridionale.
«Stanno bombardando ovunque, anche i civili, non solo Hezbollah». Così a LaPresse Roberta, italo-libanese residente a Sidone, nel sud del Libano, dopo che la sua casa è stata sfiorata da un attacco israeliano. «Bombardano da sabato, ma oggi (ieri per chi legge, ndr) intorno alle 6 hanno iniziato ad aumentare gli attacchi e ad avvicinarsi sempre di più. Il rumore dei loro aerei è fortissimo», racconta. «Le strade sono tutte bloccate perché tutti stanno scappando a Beirut, ma anche lì la situazione non è il massimo», continua, «hanno bombardato anche le ambulanze. Io sono bloccata a Sidone, lontana da mio marito Kassem che è a Ghazieh». «Anche da lui stanno bombardando e non riesce a venire qui», aggiunge, «siamo andati al supermercato per fare scorta di cibo perché basti per almeno un mese e ovviamente i supermercati sono vuoti». «È tutto troppo assurdo, non so se riusciremo ad arrivare in aeroporto», conclude Roberta, che precisa di non aver ricevuto alcun avviso di evacuazione. Di raid “ovunque”, parla una donna in fuga a bordo di un’auto. «Non sappiamo dove andare, ma è meglio venire nella capitale», sintetizza un uomo a bordo della macchina.
Le autorità libanesi hanno deciso di usare una serie di scuole in Libano per ospitare gli sfollati provenienti dal sud e dalla valle della Beqaa, sottoposte a intensi bombardamenti israeliani. Lo ha riferito L’Orient Today, aggiungendo che si sono formate code ai distributori di benzina in diverse zone del Paese, nel timore di uno scoppio imminente di un conflitto su vasta scala con Israele. Circa 60mila chiamate in tutto il Libano hanno riprodotto un messaggio pre-registrato che intimava alle persone di evacuare le proprie case: lo ha affermato Imad Kreidieh, presidente di Ogero che gestisce l’infrastruttura delle telecomunicazioni libanese. «Quello che stanno facendo gli israeliani è inviare un mucchio di registrazioni vocali automatiche tramite operatori internazionali, il sistema non le riconosce come chiamate israeliane, la maggior parte di esse sono generate come chiamate provenienti da un Paese amico», ha detto Kreidieh al Guardian, sottolineando che si tratta di una “vecchia tecnica” utilizzata.
«Non aspettiamo la minaccia, la preveniamo, e continueremo a farlo. Ho promesso che avremmo cambiato l’equilibrio della sicurezza nel nord, ed è esattamente ciò che stiamo facendo». Così ha affermato il premier israeliano Benyamin Netanyahu, sugli sviluppi al confine con il Libano, in un video dal bunker del quartier generale della Difesa a Tel Aviv ripreso dai media locali. «Nasrallah sta dispiegando missili di Hezbollah nelle case dei cittadini libanesi, usando la popolazione civile come scudi umani. Ogni civile che vive vicino alle armi di Hezbollah dovrebbe lasciare immediatamente la propria casa per la propria sicurezza». È quanto scrive su X in inglese il ministro degli Esteri di Israele, Israel Katz. Qualche ora prima lo stesso Katz, in un post pubblicato in inglese, arabo e francese, aveva scritto: “Nasrallah ha preso in ostaggio il popolo libanese, piazzando missili e armi nelle case e nei villaggi per minacciare i civili israeliani. Questo è un chiaro crimine di guerra. Non accetteremo questa realtà e agiremo con tutta la forza necessaria per cambiarla. La popolazione libanese deve evacuare ogni casa trasformata in avamposto di Hezbollah per evitare qualsiasi pericolo. Non ci fermeremo fino a quando la minaccia per i cittadini israeliani non sarà stata eliminata e la popolazione del nord di Israele non sarà tornata alle proprie case in sicurezza”. In serata, il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant ha dichiarato che l’esercito sta “espandendo” gli attacchi contro le posizioni di Hezbollah “in tutto il Libano”. Tradotto: guerra totale. Anche se, per ora, non prevederebbe una invasione di terra.
L’Unifil, la missione Onu nel sud del Libano di cui fanno parte un migliaio di italiani, «esprime grave preoccupazione per la sicurezza dei civili nel sud del Libano a causa della più intensa campagna di bombardamenti israeliani dallo scorso ottobre». Lo ha detto all’Ansa Andrea Tenenti, portavoce della missione Onu. «Il generale Aroldo Lazaro, capo della missione e comandante di Unifil, è stato in contatto con entrambe le parti, libanese e israeliana, sottolineando l’urgenza di una de-escalation. Sono in corso sforzi per ridurre le tensioni e fermare i bombardamenti», ha aggiunto Tenenti. «Ogni ulteriore escalation di questa pericolosa situazione – ha detto il portavoce – potrebbe avere conseguenze devastanti e di vasta portata, non solo per coloro che vivono su entrambi i lati della “linea blu”, ma anche per l’intera regione». «Unifil – prosegue Tenenti – ribadisce il suo forte appello per una soluzione diplomatica e sollecita tutte le parti a dare priorità alla vita dei civili e a garantire che non vengano messi in pericolo».
«L’aggressione israeliana contro il Libano è una guerra di sterminio e un piano volto a distruggere i villaggi e le città libanesi». Lo ha dichiarato il premier libanese Najib Mikati, secondo quanto riportato dal sito online del quotidiano libanese An-Nahar. Mikati ha esortato «le Nazioni Unite e l’Assemblea Generale e i Paesi influenti… a scoraggiare l’aggressione (israeliana)».
L’ex direttore della Cia Leon Panetta, in un’intervista con Cbs News, ha definito “una forma di terrorismo” l’esplosione dei cercapersone in Libano. «Non credo ci siano dubbi sul fatto che si tratti di una forma di terrorismo – ha affermato – È andato dritto nella catena di fornitura. E quando c’è terrore che entra nella catena di fornitura, la gente si chiede: cosa diavolo succederà dopo?». Il “dopo” è già presente. Gli Stati Uniti invieranno ulteriori truppe in Medio Oriente dopo l’escalation di violenza tra Israele ed Hezbollah in Libano che fa temere lo scoppio di una più grande guerra regionale. Lo ha annunciato il Pentagono.