La raccolta firme
Referendum sulla cittadinanza: cosa è, quali sono i pro e i contro del quesito che è un’occasione per battere i partiti xenofobi
Il referendum, contrappone ragione e paura. Gli statisti dove sono? Siccome non ce ne sono, si usa il referendum. Si chiede al popolo di sostituire gli statisti.
Editoriali - di Piero Sansonetti
C’è tempo fino alla fine di settembre per firmare il referendum sulla cittadinanza. Si tratta di un quesito che propone di modificare la legge attuale, assicurando la cittadinanza italiana a chiunque viva qui da noi da più di 5 anni (oggi bisogna aspettarne almeno 10). Il referendum è stato proposto da “+Europa”, dai socialisti, dai radicali italiani, da Rifondazione comunista, dall’Arci e da moltissime associazioni e Ong. La raccolta delle firme è in corso e nelle ultime ora ha avuto una incredibile accelerazione superando le 300mila. Se il ritmo resta quello degli ultimi quattro giorni il raggiungimento delle 500mila firme dovrebbe essere scontato.
È un’occasione politica straordinaria per due ragioni. La prima è che finalmente si potrà aprire in Italia una discussione di massa sui diritti e sul principio di uguaglianza tra gli esseri umani, che sono le due questioni sempre espunte da qualunque iniziativa politica sull’immigrazione. La seconda, collegata alla prima, è che si potrà bypassare la barriera che oggi impedisce ai partiti di misurarsi con l’immigrazione e l’accoglienza, senza chiudersi nel fortino della propaganda. E ottenere per questa via un’ottima legge.
Spieghiamoci meglio. I partiti italiani, quando si impegnano sul tema delle migrazioni, si concentrano solo su come evitare il rischio di perdere consensi, o – peggio – su come utilizzare l’immigrazione per alimentare posizioni xenofobe che i consensi li aumentano. Questa è la ragione per la quale la destra cavalca la propaganda razzista, e la sinistra ha paura a contrastarla, spesso l’insegue, qualche volta – ministro Minniti – la precede. Se fossimo in grado di spostare la discussione sul tema dei principi, ma anche sull’esame oggettivo dei fatti, dei numeri, delle cifre, della realtà del problema anche dal punto di vista della demografia, dell’economia, tutta la questione dell’immigrazione sarebbe molto diversa.
Il referendum va in questa direzione. Con una semplicissima correzione della legge attuale afferma, di fatto, lo ius scholae, lo ius soli, e altre ottime iniziative legislative, e mette i partiti con le spalle al muro. Sia i partiti nei quali nettamente prevale il sentimento xenofobo, come la Lega e Fratelli d’Italia, sia i partiti più aperti ma comunque terrorizzati dalla spinta populista. Il referendum, contrappone ragione e paura. Successe lo stesso in America negli anni sessanta. Kennedy e Johnson sapevano benissimo che schierandosi con i neri e con Luther King avrebbero perso voti. Ma misero avanti i principi della civiltà a quelli della barbarie. E vinsero. Perché erano statisti. Occorre adesso fare qui la stessa cosa. Gli statisti dove sono? Siccome non ce ne sono, si usa il referendum. Si chiede al popolo di sostituire gli statisti.
P.S. Per ora, tra i capipartito, hanno firmato Elly Schlein e Matteo Renzi. Si aspetta di conoscere le intenzioni di Conte, Bonelli, Fratoianni, Calenda, e magari Tajani.