Pierfrancesco Majorino, responsabile Politiche migratorie e Diritto alla Casa nella Segreteria nazionale del Partito Democratico:” L’Europa sta finanziando gli stupri della polizia tunisina sulle migranti”. A denunciarlo è una documentata inchiesta del Guardian, pubblicata in Italia da l’Unità. La Tunisia del presidente xenofobo Kaïs Saïed, tanto osannato da Giorgia Meloni.
Parliamoci chiaro: l’inchiesta del Guardian, che con grande merito avete rilanciato, e che molti in Italia fanno finta di non vedere, dice che sta avvenendo quel che in molti temevamo accadesse. E cioè che c’è dietro le scelte operate dal governo italiano d’intesa con la Tunisia e non solo un costo enorme. Un costo in termini di diritti umani violati e vite spezzate. Siamo alla riedizione dell’orrore. Quello a cui abbiamo assistito più volte in tutti questi anni. La Tunisia ricorda, sotto questo aspetto, molto da vicino quel che è avvenuto altre volte quando si è deciso di “difendersi dall’invasione”. Penso alle galere libiche, ai lager con i corpi ammassati, alle donne stuprate nell’indifferenza e forse dovremmo pure aggiungere anche dall’indifferenza. Il grande salto di qualità, ad esempio, proprio rispetto alla Libia è che in questo caso non siamo di fronte ad un tragico errore in termini di strategia politica e di tanta tanta sottovalutazione del contesto. No. Qui siamo di fronte esattamente al risultato che si stava perseguendo. Giorgia Meloni e il dittatore Saïed, hanno fatto un patto: fermare i flussi “costi quel che costi”. Me li vedo al tavolo a parlarne proprio in questi termini. Fingendo entrambi di non sapere quel che così si andava a determinare.
Il premier laburista britannico Keir Starmer ha dichiarato di voler imparare dai risultati clamorosi dell’Italia sull’immigrazione. Male informato o peggio?
Spero che si sia trattato di una battuta infelice, di un eccesso di semplificazione, diciamo anche di un po’ di superficialità. Ma constatarlo non mi basta. A livello internazionale i socialisti, i progressisti, le “sinistre” dovrebbero aprire davvero una discussione su due aspetti. Da una parte su quale possa essere il limite oltre cui non si può proseguire quando si ha di fronte il tema delle migrazioni. Io dico innanzitutto il rispetto dei diritti umani. E poi di converso su cosa sia oggi necessario “fare”. Ovunque, e certamente in modo evidentissimo in Europa, e questo ragionamento dovrebbe evidentemente riguardare anche il Regno Unito, avremmo bisogno di vie, canali d’ingresso e rotte legali e sicure. Il contrario di quel che spesso accade. L’idea che Meloni e le destre europee oggi esplicitano è davvero inaccettabile, non si può in alcun modo prendere in considerazione. Essa si fonda sul leggere le migrazioni come ciò che alimenta un’invasione e i confini come i luoghi da presidiare con i muri. Questa teoria porta ad esternalizzare le frontiere. E quando si afferma che ciò può accadere senza calpestare la dignità della persona, stando ai fatti, si mente. Quella dell’esternalizzazione è una pratica che non presenta ad oggi nessuna dico “NESSUNA” esperienza realizzata capace di affermare che vi sia il rispetto dei diritti umani. Sfido chiunque a smentirmi.
E la sinistra?
La sinistra, a livello internazionale, dunque deve smettere di inseguire la destra. Ma puntare semmai sui grandi temi rimossi sostanzialmente pure dalle istituzioni europee quando hanno messo mano al Patto Immigrazione Asilo: la gestione condivisa della responsabilità dell’accoglienza, attraverso meccanismi di solidarietà obbligata tra le nazioni e le azioni per l’inclusione attiva, la cosiddetta integrazione. Servirebbero grandi programmi europei e innanzitutto in Italia pure nazionali per l’apprendimento della lingua, la formazione professionale, l’avviamento lavorativo. Tutto ciò viene costantemente rimosso e spacciato come il delirio di chi vuole “accogliere tutti”. Noi non pensiamo all’accoglienza indiscriminata, è chiaro che un sistema di controlli e quote ci deve essere, ma certamente pensiamo all’inclusione generalizzata. Chi arriva va accompagnato nell’inserimento nella società. Per questo bisogna poi rivedere il modello organizzativo dell’accoglienza. Qualcosa, il PD aveva iniziato a farlo governando, attraverso il superamento dei decreti Salvini. Si deve andare in quella direzione, che vuole dire accoglienza di qualità rigidamente controllata, attenzione ai fragili, ai bambini, alle donne e così via. Altro che le pericolose scorciatoie della destra!
Erdogan, Haftar, Saïed, al-Sisi, i generali algerini. L’Europa, e l’Italia sulla sponda sud del Mediterraneo cercano solo e sempre “gendarmi” che facciano il lavoro sporco, respingimenti e altro, al posto nostro?
Purtroppo, l’esperienza di questi anni ci dice che è così e potremmo aggiungere che lo fa anche girandosi spesso dall’altra parte. Tra la Bosnia e la Croazia, o tra la Croazia e la Slovenia, non ci sono ad esempio pericolosi dittatori ma istituzioni che lasciano che la polizia pratichi respingimenti brutali. O ancora pensiamo in termini paradossali a quel che avviene tra Polonia e Bielorussia dove vivono imprigionate ancora poche centinaia di persone.
L’Europa, intesa come Commissione, cambia i commissari ma sul fronte delle politiche migratorie a dominare è sempre il securitarismo
Sembrerebbe proprio di sì. Credo che non sia una novità e dobbiamo insistere promuovendo un altro punto di vista. In questa cornice è importante il contributo che il PD e le forze di centrosinistra possono offrire. Sia in Italia che in Europa. Da una parte in Italia promuovendo il superamento della Bossi Fini, e noi siamo prontissimi a farlo attraverso innanzitutto una proposta a cui ha lavorato il senatore Delrio che pone l’accento sulla necessità, appunto come dicevo, di insistere sulle politiche attive di inclusione e che affronta la questione del lavoro (questione per la quale serve offrire a chi arriva per ricercarlo ed è privo di un contratto in tasca, di poter vivere in Europa per un certo tempo in maniera totalmente regolare, legale). Dall’altra a livello europeo battendoci a sostegno delle questioni che abbiamo portato avanti ultimamente: i canali d’accesso legali e sicuri, la Mare nostrum europea, la rivisitazione totale del ruolo di Frontex.
A proposito di battaglie e di diritti. In pochi giorni sono state raggiunte e superate le 500mila firme per il Referendum sulla cittadinanza.
È una straordinaria boccata d’ossigeno. 500mila persone, in grande parte nuovi cittadini, hanno deciso di sostenere una proposta giusta. Noi siamo dalla parte di questa battaglia di civiltà e siamo pronti anche a cogliere eventuali novità provenienti dal Parlamento, per questo abbiamo appena presentato una proposta di riforma della cittadinanza organica e molto ambiziosa e per lo stesso motivo siamo pronti a dialogare con chiunque voglia cambiare l’attuale quadro legislativo, che è molto vecchio.
Dall’Italia all’Europa. Lei è stato europarlamentare. Se lo fosse ancora, voterebbe per Fitto come vicepresidente della Commissione europea?
Potrei cavarmela con una battuta: grazie al cielo non sono più parlamentare europeo e non c’è il voto al singolo commissario. Ma all’intera commissione. Battute a parte condivido la linea della delegazione italiana del PD e di Zingaretti: Fitto deve dire una cosa semplice. Se vuole costruire o boicottare l’Europa. Il giudizio del PD dipende da Fitto. È lì per fare gli interessi della destra che in questi anni ha lavorato contro l’Europa e per fare da cane da guardia dei conservatori o vuol portare il proprio contributo perché l’Europa cresca nella sua unità?
Due anni di governo delle destre. Un bilancio sul fronte migranti.
Il bilancio come detto sin qui è pericolosamente coerente con l’impostazione culturale e politica della destra. Farei fatica infatti a definirlo, come ogni tanto si legge, “fallimentare”. In realtà la destra voleva due cose: il massimo della tensione sul tema nelle città, evitando quindi di realizzare politiche di accoglienza e inclusione di qualità e, per l’appunto, la limitazione degli arrivi “costi quel che costi”. In fondo sta accadendo quanto auspicavano Meloni e soci ai quali non importa se poi ciò produca più o meno irregolarità, anche solo in ragione del fatto che una quota di migranti arrivi, comunque, attraverso canali illegali e via sia lo “zero assoluto” in termini di percorsi di reale inserimento lavorativo. Perché la destra, quella nazionalista di questi anni, vuole che l’immigrazione sia sempre la benzina da gettare sul fuoco dell’insicurezza. Quindi persegue l’obiettivo di dimostrare che sia sostanzialmente ingovernabile come fenomeno per gridare all’allarme sociale. Ovviamente è un gioco cinico e anche pericoloso, non foss’altro perché le rotte dei migranti cambiano, hanno una certa imprevedibilità. Così un anno puoi avere arrivi bassissimi e un altro anno, com’è accaduto nel 2023, per nulla. E poi la destra non è minimamente interessata al tema dei diritti umani. L’accordo con la Tunisia, magari anche ciò che potrebbe accadere in Albania, la condizione dei CPR: alla fine la disumanizzazione permanente dei migranti è essenziale perché si producano dei grandi messaggi che dicano “avete visto? Noi li respingiamo e rinchiudiamo. Stiamo rispettando quel che ci avete chiesto di fare”. Le stragi nel Mediterraneo o il disastro umanitario dei CPR vengono vissuti come un costo assolutamente inevitabile e certamente tollerabile. Anzi, azzardo: forse nemmeno come un “costo”. Ma come una sorta di ineluttabile rumore di fondo.
Un rumore di guerra che rimbomba sulla sponda sud del Mediterraneo. Dopo Gaza, il Libano.
La situazione è terribilmente angosciante e la risposta della politica europea, per non parlare di quel che fa il nostro governo, straordinariamente inadeguata. Io mi chiedo, e so che è una domanda retorica, cos’altro debba ancora fare quel carnefice, perché di questo stiamo parlando, di Netanyahu, per scatenare una reazione adeguata. Lasciare a lui e al suo governo, nei fatti, di gestirsi le cose a prescindere dalle loro conseguenze, è operare una scelta pericolosissima oltreché disastrosa sul piano umanitario. Credo che, come PD, avevamo indicato mesi fa la giusta direzione da prendere: riconoscimento dello Stato di Palestina, salvaguardia dello Stato di Israele, stop immediato ad ogni carneficina a Gaza, forze internazionali di interposizione e altro ancora. Ciò esigerebbe un’azione politica europea molto molto differente. Mi auguro poi, lo dico in punta di piedi poiché oramai si è di fronte ad un tema da alcuni trattato come scabroso, che la sinistra non certo solo in Italia, apra un serio dibattito su come farsi promotrice di politiche di disarmo. È un terreno che molti progressisti stanno abbandonando e per me sbagliano. Non è dalla crescita della spesa militare, ad esempio, che passa la produzione di maggiore sicurezza. Semmai bisognerebbe riprendere in mano la scommessa di una difesa europea comune per razionalizzare la spesa militare nazionale ed essere maggiormente protagonisti nel mondo.