Altri 50 naufraghi a Lampedusa
Migranti e Scafisti, segui i soldi e trovi il Governo
Due bambini sono morti. Potevano essere salvati se si fosse intervenuti prima, ma la linea ufficiale è: stop ai soccorsi. La Corte dei Conti europea contesta i soldi che diamo a libici e tunisini per torturare i migranti
Cronaca - di Piero Sansonetti
A Lampedusa alcuni turisti si sono gettati in mare e hanno salvato 50 migranti. Il barchino dei migranti, ormai vicino a terra, dopo aver imbarcato acqua stava andando a fondo. I turisti hanno fatto quel che potevano. A nuoto. Però non sono riusciti a salvare tutti. Sono morti due bambini. Se le autorità italiane fossero intervenute, e potevano facilmente intervenire prima che il barchino affondasse, i bambini si sarebbero salvati.
Ma il governo avrebbe considerato un atto di questo genere come una specie di incoraggiamento agli africani a venire in Italia. E quindi non ha mandato i soccorsi. Sono due Italie diverse. Opposte. Quelli che si gettano a mare e fanno quel che possono per salvare vite, e le autorità, che lavorano per impedire i soccorsi, sequestrano le navi delle Ong e ora stanno preparando un nuovo piano di intervento per costringere gli aerei che setacciano il Mediterraneo a non dare notizie di naufragi alle Ong, che potrebbero salvare i naufraghi, ma ai libici che se li vadano a prendere e li pigino in un lager.
Il gesto collettivo dei turisti di Lampedusa è molto bello. E in condizioni diverse verrebbe esaltato dai mass media come un gesto eroico. Ma i media, quasi tutti, sono abbarbicati alle posizioni del governo, in tema di migrazioni, e se si tratta di parlare bene di chi salva i migranti si tirano indietro. Giorgia Meloni ha parlato all’Onu di questo problema. Ha detto che il governo segue la linea di Falcone e Borsellino per bloccare gli sbarchi. Cioè lo stesso metodo che Falcone e Borsellino adottarono per combattere la mafia. Poveri Falcone e Borsellino: loro non si sarebbero mai e poi mai sognati di fare qualcosa per far affogare la gente in mare. Dopo Mattei, leader della resistenza e straordinaria figura della politica e dell’imprenditoria pubblica, ora il governo Meloni getta fango anche su Falcone e Borsellino.
Però, prendiamola alla lettera. Lei dice che Falcone sosteneva che per trovare il colpevole bisogna seguire i soldi: “Follow the money”. Cioè partire da dove arrivano e capire chi li ha mandati. O viceversa. Se la prendiamo alla lettera, il percorso è semplice: ci sono i trafficanti che ricevono i soldi dal governo libico. E il governo libico da chi li ha ricevuti? Dal governo italiano. Eh già. È così. Se Falcone e Borsellino si fossero occupati di questa faccenda coi loro metodi avrebbero mandato i carabinieri del generale Mori a palazzo Chigi… Non c’era bisogno di grandi indagini per scoprire la pista. Basta leggere un po’ di documenti scritti dalle autorità ufficiali.
Nei giorni scorsi abbiamo riferito di un documento preparato da una commissione speciale su mandato del commissario agli esteri dell’Europa Josep Borrell, durissima sul modo nel quale i prigionieri – cioè i naufraghi, i migranti – sono tenuti nei campi di concentramento libici o tunisini, o sull’abitudine di deportarli nel deserto e lasciarli lì a morire di fame e di sete. Ora c’è un nuovo documento. Ufficiale. E che può anche dare qualche grattacapo alle nostre autorità. Si tratta di una relazione della Corte dei Conti europea la quale mette in discussione la legittimità dei finanziamenti a paesi che non rispettano il diritto e i diritti umani.
La Corte eccepisce sull’uso delle risorse stanziate dall’Europa e in particolare dei fondi distribuiti dall’Italia per pura attività di repressione. E per avanzare queste critiche parla delle percosse, delle torture, degli stupri, degli omicidi compiuti dalla Guardia costiera libica e dagli organizzatori dei campi di concentramento, tutti agli ordini del governo di Tripoli. Cioè avanza oggettivamente l’ipotesi che l’Europa e l’Italia finanzino le torture. Usino soldi pubblici per finanziare le torture. E se così fosse sarebbe una cosa gravissimamente illegale.
Forse è stato proprio questo documento della Corte dei Conti europea a frenare la corsa del governo italiano verso nuove misure per bloccare i soccorsi e, di conseguenza, per aumentare i naufragi. Era in programma per ieri pomeriggio una riunione del consiglio dei Ministri per modificare il decreto flussi e in quella sede, probabilmente, varare nuove misure anti-soccorso. Invece, la riunione – ha annunciato il sottosegretario Mantovano – è stata rinviata alla settimana prossima.
Del resto non dobbiamo pensare che l’accanimento contro i profughi, e la strategia del respingerli con l’esempio – cioè provocando molti morti nel Mediterraneo, con lo strumento del blocco dei soccorsi e delle Ong – sia una caratteristica esclusiva dell’Italia o del governo di destra. Ieri il ministro dell’Interno della Spagna – cioè di un governo socialista – ha chiesto all’Europa di rafforzare le misure di respingimento.