"Scendiamo in piazza lo stesso"

Manifestazione per la Palestina, il fronte pro-Gaza sfida il governo: ricorso al Tar contro il divieto

La manifestazione si terrà lo stesso, non autorizzata, e la situazione a Roma sta rapidamente lievitando fino a raggiungere livelli di tensione molto alta. Nessun partito presente in Parlamento ha aderito mentre ci sarà Rifondazione.

Cronaca - di David Romoli

2 Ottobre 2024 alle 09:00

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Manifestazione per la Palestina, il fronte pro-Gaza sfida il governo: ricorso al Tar contro il divieto

L’Unione democratica arabo-palestinese ha dato mandato ai propri legali di ricorrere presso il Tar contro il divieto di manifestare a Roma, il 5 ottobre, contro Israele e le guerre a Gaza e in Libano: “È un divieto politico. Dietro la questione dell’ordine pubblico si cela la volontà politica di censurare la nostra manifestazione”. Difficilmente il ricorso modificherà la situazione e fonti della questura di Roma confermano: “La decisione di vietare le manifestazioni è fondata per motivi legati alla sicurezza pubblica e alla tutela dell’ordine”.

La manifestazione si terrà lo stesso, non autorizzata, e la situazione a Roma sta rapidamente lievitando fino a raggiungere livelli di tensione molto alta. Nessun partito presente in Parlamento ha aderito mentre ci sarà Rifondazione, “per denunciare l’incostituzionalità del divieto di manifestare imposto alla comunità palestinese”, come spiega il segretario Maurizio Acerbo.Comunicati e slogan discutibili non giustificano il divieto. Con questa logica dovrebbero essere vietate tutte le manifestazioni a sostegno di Israele”, prosegue Acerbo. Il problema in realtà non sono gli slogan o i manifesti, che solo con grande delicatezza si possono definire solo “discutibili”, nelle manifestazioni di Roma e Milano sabato scorso.

Il divieto secco però pone problemi di altro ordine: se cioè sia lecito e costituzionalmente giusto vietare una manifestazione sulla base dei suoi contenuti, per quanto discutibili possano essere. Che sia questo il vero nodo è evidenziato del resto da un ulteriore incidente. Oggi è in programma all’università di Roma una conferenza di Leila Khaled, militante palestinese del marxista Fronte popolare per la Liberazione della Palestina che era diventata nei primi anni 70 una figura quasi leggendaria per essere stata protagonista di alcuni dei primi e più spettacolari dirottamenti aerei.

Contro la sua presenza è insorta in massa, con una raffica di comunicati fiammeggianti troppo nutrita per non essere coordinata, l’intera FdI reclamando il divieto della conferenza. “Gli estremisti travestiti da studenti ci riprovano a invitarla ma devono sapere che nessuna università è un luogo adatto a ospitare una ex terrorista”, va giù duro il capo dei deputati tricolore Foti. Il collega capogruppo al Senato è meno truculento nei toni ma altrettanto determinato: “In pratica è una terrorista invitata a tenere comizi. Chiediamo al rettore di non autorizzare queste messe in scena (perché di questo si tratta) in un periodo delicatissimo”. Ma anche in questo caso le posizioni della Khaled e la scelta provocatoria di invitarla proprio a un anno dal massacro del 7 ottobre non bastano, per quanto criticabili possano a essere, a giustificare un divieto che ha un nome preciso: censura.

2 Ottobre 2024

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