Un discorso di venti minuti per chiudere l’edizione numero 36 del raduno leghista di Pontida in cui ha svelenato su tutti i temi più identitarie del Carroccio: tasse, immigrazione e caso Open Arms, autonomia differenziata, diritti civili.
Matteo Salvini ha chiuso nel pomeriggio di domenica la kermesse leghista sul pratone di Pontida, l’edizione più a destra di sempre che ha ospitato sul palco i leader dell’estrema destra europea: l’ungherese Viktor Orban, l’olandese Geert Wilders, il portoghese André Ventura, l’austriaca Marlene Svazek e in videocollegamento la francese Marine Le Pen.
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Il discorso di Salvini a Pontida
Se ci fosse una sorta di “applausometro”, a scatenare il pubblico di Pontida sono stati sicuramente le parti del discorso su autonomia differenziata e immigrazione.
Sull’autonomia differenziata approvata a giugno, e che andrà incontro il prossimo anno al referendum, il vicepremier ha chiarito che “non si torna indietro” e che “gli unici che hanno paura dell’autonomia sono i politici incapaci di sinistra che rubano fiducia e voti da 50 anni”.
“Difendere i confini non è reato”, era il titolo di questa edizione di Pontida, e infatti l’altra grande battaglia di Salvini è stata proprio quella sull’immigrazione, sullo sfondo il processo Open Arms in cui rischia sei anni di reclusione. “In quel tribunale, se un giudice approvasse la condanna, in terzo grado finisci, in prigione. Anche se la giustizia deciderà questo, io varcherei il carcere a testa alta: processano una persona che ha fatto il suo dovere, non possono fermare un popolo, non possono fermare la santa alleanza dei popoli europei che oggi nasce a Pontida”, le parole di Salvini.
La manovra e lo Ius Scholae
Quindi i temi di attualità politica. Sulla manovra su cui sta lavorando il ministro leghista Giorgetti, e le polemiche sulle nuove tasse, per Salvini la ricetta è chiara: “Se qualcuno deve pagare qualcosa in più, paghino i banchieri e non gli operai, il nostro obiettivo è abbassare le tasse alle partite Iva e aumentare gli stipendi ai lavoratori”.
Quindi il tema dello Ius Scholae che sabato ha creato un “incidente” con Forza Italia per i cori e gli striscioni contro Antonio Tajani. Per chiedendo scusa all’altro vicepremier, sulla cittadinanza Salvini non cede di un millimetro: “La ricetta non è regalare cittadinanze, ma ringraziare chi è arrivato da lontano, ed è integrato, ma la priorità è revocare cittadinanza a chi delinque. La cittadinanza è il secondo mazzo di chiavi di casa, se spacci, stupri o uccidi, via la cittadinanza e torna al tuo paese”, è la “proposta” lanciata dal palco di Pontida.
Orban sul palco contro l’Europa
L’altro grande mattatore della giornata è stato il premier ungherese Viktor Orban, leader dei Patrioti in Europa, gruppo in cui siede anche la Lega.
Da Pontida Orban ha puntato al ‘grande nemico’, ovvero l’Europa. Il leader dell’estrema destra ungherese ha definito “eroe” Salvini, che “ha difeso i confini e le case degli italiani. Anzi ha difeso pure l’Europa, meriterebbe una onorificenza e non un processo. Contro Salvini è in corso una vergogna, della sinistra, lui è un patriota europeo”.
Quindi la sparata contro l’immigrazione: “Non cediamo i nostri Paesi né ai burocrati di Bruxelles né ai migranti. L’Italia è degli italiani, l’Ungheria è degli ungheresi. Varcare un confine senza un permesso non è un reato. In Ungheria il numero dei migranti è zero, noi non diamo in mani altrui il nostro Paese. L’Ungheria è casa nostra e ci vogliamo sentire di casa”. Quindi la minaccia in caso di ulteriori multe per il suo Paese: “Se continueranno a punirci, noi i migranti li trasporteremo da Budapest a Bruxelles. Se vogliono dei migranti che se li tengano”.