La vicenda del 1989

Fratelli Menendez: chi sono i protagonisti di Monsters la serie Netflix sul giallo di Beverly Hills

Dopo 35 anni dall'omicidio dei propri genitori, Ryan Murphy su Netflix racconta la storia dei fratelli Menendez svelandone nuovi particolari

Spettacoli - di Martina Ucci

15 Ottobre 2024 alle 18:03

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AP Photo/Chris Pizzello
AP Photo/Chris Pizzello

Chi sono i fratelli Menendez? Se ne sta parlando molto nell’ultimo periodo, soprattutto per l’uscita – molto sponsorizzata – della miniserie su Netflix di Ryan Murphy. “Monsters: the Menendez brothers“, racconta la storia di Lyle e Erik, i due fratelli che nell’agosto del 1989 uccisero a colpi di fucile i propri genitori, Josè e Kitty, nella villa in cui viveva la famiglia a Beverly Hills.

I fatti e il processo

Dopo qualche mese di indagine senza veri sospetti e una pista sulla possibilità di un omicidio di firma mafiosa, collegato al lavoro del padre, sono stati arrestati i figli, che avevano ai tempi 18 e 21 anni. L’arresto arriva dopo che l’amante del loro psicologo rivela alla polizia di Beverly Hills dell’esistenza di alcuni nastri in cui il terapista aveva registrato la confessione di Erik. Una vicenda veramente casuale, a cui si arriva solo per una “vendetta” amorosa dell’ex amante che voleva vendicarsi di essere stata tradita. Da qui i due fratelli vengono messi in custodia cautelare in carcere, in attesa del processo. Inizia quindi una burrascosa vicenda giudiziaria che durerà per ben 7 anni. Il primo processo, iniziato nel luglio del 1993, vede in realtà i due fratelli giudicati simultaneamente ma da due diverse giurie. In entrambi i casi i processi vengono dichiarati nulli, in quanto le due giurie non riescono a giungere a un verdetto unanime. Ma proprio in questo momento nasce la popolarità dei fratelli: il processo viene infatti trasmesso da una tv via cavo, diventando un caso mediatico a tutti gli effetti. Nel secondo processo, che si tiene nel 1996, vengono giudicati colpevoli di omicidio di primo grado con premeditazione e condannati all’ergastolo, da scontare in due prigioni diverse. Da allora non si sono più incontrato fino al 2018, quando Lyle è stato trasferito nella stessa cella di Erik nell’ambito di un programma di istruzione e riabilitazione.

Gli abusi

Il fatto che ha reso il loro processo tanto complesso, nasce da una storia di abusi da parte del padre, su entrambi i fratelli, con il tacito assenso della madre. Abusi sia sessuali che psicologici che si sarebbero protratti negli anni, lasciando trapelare un aspetto di perversione e tossicità in una famiglia apparentemente normale. La prima volta che i due fratelli parlano di questi abusi è proprio in carcere, a colloquio con la loro avvocata. Eppure è proprio questa versione dei fatti, testimoniata dai ragazzi, che non avevano mai confessato a nessuno, neanche allo psicologo, secondo cui il duplice omicidio sarebbe stato una sorta di difesa personale, a condannarli all’ergastolo. Infatti, nel secondo processo l’accusa ha sostenuto, avvallata dalla mancanza di prove di questi abusi, che si trattasse di una completa invenzione, ideata dai fratelli per scampare alla pena di morte, ai tempi ancora in vigore nello stato della California. Infatti, l’accusa ha sempre identificato nell’eredità il vero movente del parricidio.

Il documentario che smentisce la serie di Murphy

A qualche settimana dall’uscita della serie, è arrivato – sempre su Netflix – il documentario che la smentisce. I due fratelli tornano a raccontare insieme dopo 35 anni le vicende che hanno portato all’omicidio dei genitori, attraverso interviste telefoniche a Lyle e Erik, testimonianze esclusive di familiari coinvolti, avvocati, giurati. Un documentario di due ore che in parte smentisce la versione romanzata dei fatti di Murphy, che include dettagli mai verificati, come una relazione incestuosa tra i due fratelli. Già dopo l’uscita della serie, membri della famiglia Menendez avevano rilasciato dichiarazioni prendendo le distanze dal racconto di Murphy, che hanno definito «un incubo seriale fobico, disgustoso e anacronistico, che non solo è pieno di falsità e menzogne evidenti, ma che ignora le recenti rivelazioni scagionanti». Ben 24 familiari dei due fratelli hanno rilasciato una dichiarazione congiunta: «Oggi vogliamo che il mondo sappia che sosteniamo Erik e Lyle. Preghiamo individualmente e collettivamente per la loro liberazione, dopo che sono stati in prigione per 35 anni. Li conosciamo, li amiamo e li vogliamo a casa con noi».

Lyle e Erik Menendez oggi

Detenuti da 35 anni, Lyle e Erik si trovano oggi insieme nel carcere di San Diego, ricongiunti a seguito di un programma rieducativo. Hanno 56 anni, Lyle, e 53 Erik. Entrambi si sono sposati in carcere, il maggiore dei fratelli con la giornalista Rebecca Sneed (è il suo secondo matrimonio), mentre Erik con una donna di nome Tammy, di cui ha ufficialmente adottato la figlia Talia.
E seguito del successo riscosso dalla serie e poi dal documentario, sono molte le persone che oggi richiedono un nuovo processo per i fratelli Menendez. Tra le sostenitrici di concedergli almeno la libertà vigilata, anche Kim Kardashian, che è persino andata a visitare i due fratelli in prigione. La procura di Los Angeles ha deciso di riaprire il caso dei fratelli Lyle e Erik Menéndez. Il procuratore distrettuale, George Gascón, ha dichiarato che sono state scoperte nuove prove che suggeriscono che i fratelli sarebbero stati effettivamente molestati dal padre. E questo potrebbe portare a un nuovo processo o a una modifica della sentenza. Ad oggi rimane una speranza all’orizzonte per i due fratelli: il 29 novembre è stata fissata una nuova udienza.

di: Martina Ucci - 15 Ottobre 2024

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