Il focus sulla legge di bilancio
Manovra 2025, tutte le misure da 30 miliardi: Irpef, pensioni, assegno unico e bonus bebè, “contributo” per le banche
Le previsioni della vigilia sono state in larga parte confermate. Il Consiglio dei ministri tenuto nella serata di martedì 15 ottobre ha dato il suo via libera alla legge di bilancio, la manovra finanziaria che in sostanza indica spese ed entrate dello Stato per il prossimo anno, e il Dpb, il Documento programmatico di bilancio che andava inviato entro la mezzanotte alla Commissione europea.
Il costo complessivo della manovra è di 30 miliardi di euro, superiore rispetto alle previsioni della vigilia che stimavano un costo intorno ai 25 miliardi. Buona parte delle misure che il governo Meloni ha deciso di finanziare arrivano da tagli alla spesa e aumenti di tasse, ma almeno un terzo del totale sarà in deficit, ovvero aumentando il già gigantesco debito pubblico del Paese. L’esecutivo prevede di raccogliere 21 miliardi tra tagli e tasse, previste nonostante la continua propaganda della maggioranza che da giorni ripete come un mantra che non vi saranno nuove tasse per cittadini e imprese, : restano scoperti 9 miliardi, che andranno a gravare sul bilancio dello Stato.
Pensioni
Sulle pensioni il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti non ha ceduto al pressing di Forza Italia, col segretario e vicepremier Antonio Tajani che aveva chiesto più volte un aumento per le pensioni minime.
Nella legge di bilancio vengono in gran parte confermate le misure varate lo scorso anno: sono stati prorogati tutti gli “scivoli” in uscita con gli stessi paletti: Quota 103 col ricalcolo contributivo e le finestre, Opzione donna solo per alcune categorie di lavoratrici, Ape sociale con finestre più lunghe.
Irpef e cuneo fiscale
Taglio del cuneo fiscale e riduzione da quattro a tre degli scaglioni Irpef diventano strutturali: si tratta delle due misure più costose della manovra, circa 15 miliardi di euro.
Col cuneo fiscale si riducono i contributi a carico dei lavoratori con redditi medio/bassi: ad oggi la misura ha coinvolto 14 milioni di lavoratori dipendenti, consentendo grosso modo un aumento di circa 100 euro al mese in busta paga.
L’Irpef resterà con una struttura a tre quote: il reddito fino a 28mila euro continuerà a essere tassato al 23 per cento, mentre fino al 2023 la soglia era fissata a 15mila euro, e per i redditi tra 15mila e 28mila euro si pagava il 25 per cento.
Assegno unico e le misure per le famiglie
Nella manovra sono presenti diverse misure a sostegno delle famiglie con figli. Viene introdotto una card, la “Carta per i nuovi nati”, che riconosce 1000 euro ai genitori entro la soglia Isee di 40mila euro. Viene poi rifinanziata con 500 milioni della carta “Dedicata a te”, destinata ai nuclei familiare con redditi Isee inferiori a 15mila euro.
Quanto all’assegno unico universale, i versamenti verranno esclusi dal computo Isee: nella legge di bilancio dello scorso anno erano stati inclusi, con famiglie che per errore si erano ritrovate un reddito più alto e perdendo così altre agevolazioni.
Bonus ristrutturazione
Il 110% “male assoluto” per il governo Meloni non c’è, ma in manovra resta il bonus ristrutturazioni al 50%. C’è un paletto: è valido solo per le prime case, così da mantenere i costi per le casse dello Stato intorno ai 600 milioni di euro.
Per le seconde case invece si conferma la riduzione del bonus al 36% a partire dal primo gennaio dell’anno prossimo.
Tagli ai Ministeri e “contributo” delle banche
I “sacrifici per tutti” annunciati da Giorgetti coinvolgono anche i Ministeri, ai quali verrà chiesto un taglio del 5 per cento delle spese, così da risparmiare circa 3 miliardi di euro. I tagli saranno lineari, cioè uguali per tutti, ma proporzionali alla dimensione del loro budget. Quello che contribuirà di più in termini assoluti sarà il ministero dell’Economia, che ha il bilancio più grande. Unica eccezione il Ministero della Sanità che, anzi, avrà 3,2 miliardi in più per far fronte alla cronica carenza di medici e altri operatori sanitari.
Nonostante i richiami ad una misura “da Unione Sovietica” di Forza Italia, in manovra è previsto un “contributo” da parte delle banche e delle compagnie assicurative.
Secondo quanto riferisce il Corriere della Sera, il contributo del sistema finanziario arriverebbe sotto forma di liquidità, 3,5 miliardi nei prossimi due anni, senza prelievi fiscali o riflessi sul patrimonio. Per due anni, in base agli accordi presi con le banche, verrebbero congelati i crediti di imposta relativi alle tasse da pagare in futuro su fusioni e svalutazioni di crediti.