L'attacco ai soccorritori
Meloni contro migranti e Ong, la premier si schiera con i trafficanti di esseri umani libici
Il folle discorso in Parlamento contro Sea Watch e pro-Libia. La replica di Giorgia Linardi, che fornisce alla premier tutte le notizie che evidentemente Piantedosi non le aveva dato. Lo licenzierà?
Editoriali - di Piero Sansonetti
La presidente del Consiglio, nel corso del suo discorso davanti al Parlamento, ha attaccato con violenza Sea Watch. Cioè un gruppo di soccorritori civili che spendono le loro energie per salvare vite nel Mediterraneo. Ne hanno salvate migliaia in questi anni. Meloni ha intimato a Sea Watch “di vergognarsi”, ripescando da qualche archivio di via della Scrofa il vecchio lessico di Farinacci. Meloni ha accusato Sea Watch di avere tentato di delegittimare la Guardia costiera libica, che lei invece ritiene buona alleata.
La Guardia costiera libica è in realtà una organizzazione a delinquere che solca il Mediterraneo per catturare naufraghi, imprigionarli, torturarli, chiedere un riscatto ai familiari e poi liberarli e catturarli di nuovo. C’è chi è stato catturato e liberato anche tre o quattro volte. La Guardia Costiera libica opera protetta da un governo che ha al suo interno personaggi considerati trafficanti di essere umani da tutti gli organismi internazionali. Opera in un paese considerato non sicuro anche dalla Corte di Cassazione italiana, e dalla Corte di Giustizia europea. Giorgia Meloni si è schierata a difesa di un gruppo di malfattori. Considerare amici i governanti libici è un po’ come difendere Hamas. Alla Presidente del Consiglio ha risposto in modo ineccepibile Giorgia Linardi, che è la portavoce di Sea Watch. Trascrivo la sua risposta.
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“Non è Sea Watch a definire ‘criminali’ le guardie costiere del Nord Africa, ma ci sono sanzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite che pendono sulla testa di uno dei più importanti esponenti della Guardia Costiera libica, Al Bijia, recentemente assassinato. Si tratta di una persona formalmente accusata di tratta di esseri umani, traffico di petrolio e coinvolgimento nella gestione di un centro di detenzione noto per le torture a cui le persone che vi erano recluse erano sottoposte. Questo signore in passato è stato ospite dell’Italia. Sulla Guardia costiera italiana, posso rassicurare la premier sul fatto che noi abbiamo imparato a soccorrere da loro. Negli anni 2015-2016 la Guardia costiera italiana convocava le ong a Roma per studiare insieme come meglio soccorrere le persone migranti nell’ambito di incontri chiamati ‘una vis’, una forza. Braccio civile e braccio istituzionale lavoravano insieme per salvare vite. Questo è saltato per via degli accordi politici in corso dal 2017 ad oggi. Un’operazione basata sulla pura umanità, sulla salvaguardia della vita umana in mare è saltata per una precisa volontà politica e questo è semplicemente vergognoso”.
Possiamo aggiungere qualcosa a questa dichiarazione della Linardi? Vogliamo parlare del ministro dell’Interno di Tripoli? Si chiama Imad Trabelsi, è schedato dall’Onu come uno dei più pericolosi “trafficanti di persone”. Possibile che Meloni non sappia nulla? Eppure il suo ministro Piantedosi ha incontrato più volte Trabelsi al ministero, qui in Italia. Avrebbe dovuto chiamare subito la polizia e farlo arrestare, invece gli ha fatto l’inchino. E Giorgia Meloni, probabilmente, confusa dall’atteggiamento del suo ministro, non si è accorta che aveva a portata di mano uno di quei “trafficanti” che aveva giurato di inseguire per mare e per terra “in tutto il globo terracqueo”. Disse così: ricordate? Sarebbe stato tanto semplice, senza varcare gli oceani: bastava andare al Viminale e dire alle guardie: “pretendetelo!”.
Certo, se Giorgia Meloni prima di rilasciare dichiarazioni e di parlare al Parlamento lascia che ad informarla sia il suo ministro dell’Interno, è molto improbabile che poi possa dire cose sensate. Il suo ministro sin qui non le ha mai dette. E così le può succedere che invece di ringraziare le Ong che si dannano per salvare vite, finisca per insultare e calunniare queste Ong e per osannare un gruppo di criminali che si dannano per annientare le vite. Farebbe bene, la Presidente del Consiglio, a informarsi leggendo i pochi giornali che si occupano costantemente di queste cose. Tra i quali il nostro. E a non dare mai retta al suo ministro, che finora, da quando è lì, è riuscito solo fare guai su guai e a suggerire e fare approvare decreti scombiccherati, pericolosi, anticostituzionali e che violano le leggi del mare, la Costituzione e probabilmente anche il nostro codice penale che vieta le stragi e punisce l’omissione di soccorso.
Ecco, ci sarebbe piaciuto che la premier, parlando alle Camere, avesse cercato qualche modo per scusarsi dell’omissione di soccorso della quale l’Italia si è resa responsabile nel mese di marzo sul Mediterraneo (cito solo questo caso clamoroso ma ce ne sono tanti). Quando ha ignorato, credo volontariamente, una richiesta di soccorso di un gommone in avaria, provocando la morte di 61 persone, tra le quali una decina di bambini. Noi dell’Unità abbiamo chiesto anche alla magistratura di indagare su quella strage. Terrificante strage di Stato. Per accertare se ci fossero responsabilità. Ci siamo anche offerti di fornire tutto il materiale e le testimonianze delle quali disponiamo. Abbiamo ricevuto solo silenzi. Dalla magistratura e dal governo. È chiaro che alle autorità del nostro paese interessa poco o niente se si lasciano morire 61 persone. A meno che, naturalmente, non si tratti di persone molto ricche, perché allora le cose cambiano.
E poi c’è il problema delle deportazioni. L’altro ieri è iniziata la prima deportazione in Albania, in stato di cattività, di persone che non sono colpevoli di alcun reato. Cittadini stranieri assolutamente innocenti, accusati soltanto di essere maschi adulti. E ai quali – si è deciso in qualche sede riservata – non si applica il diritto di asilo. Perché? Perché provengono da paesi considerati sicuri da Piantedosi (sempre lui). Ma che la Corte europea ha dichiarato non sicuri, e quindi la deportazione è del tutto illegale. Ho visto che molti giornali e partiti di opposizione si sono un po’ indignati perché dicono che la deportazione costa troppo. Vabbé. Non so come si può spiegare loro che il problema non è quanto costa una deportazione, il problema è che è una deportazione. Possibile che sia un concetto così difficile da capire?