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La malvagia creatività persecutoria degli ispettori contro le navi di salvataggio

AP Photo/Paolo Santalucia - Associated Press/LaPresse

Anche il fermo amministrativo della Geo Barents è stato sospeso. La nave di ricerca e soccorso di Medici senza Frontiere è stata liberata la settimana scorsa dal tribunale di Genova. L’unità era stata arrestata lo scorso 23 settembre con l’accusa di non aver rispettato gli ordini delle milizie libiche durante il salvataggio di persone in mare.

Appena pochi giorni prima la stessa nave aveva ottenuto dal giudice di Salerno la sospensione di analogo provvedimento emesso dalla Guardia costiera sempre sulla base delle ricostruzioni fornite dai libici, ma gli ispettori non se ne sono curati, con un dispregio della magistratura e una imprudenza che hanno pochi precedenti nella pubblica amministrazione. La norma che essi hanno applicato è il decreto Piantedosi che vieta alle navi di compiere più di un soccorso e consente alle autorità italiane di emettere sanzioni in base a comunicazioni delle milizie di Tripoli.

Qualche giorno fa, il tribunale di Brindisi aveva ravvisato nel decreto gravi profili di incostituzionalità (che la Libia sia un porto sicuro sembra “smentito da numerosi elementi di fatto” e una sanzione non può tradursi “nel rinvio in bianco all’ordine impartito da autorità diversa da quella italiana”), rinviando gli atti – il fermo della Ocean Viking, disposto il 9 febbraio scorso – alla Corte Costituzionale. Poco tempo prima, le eccezioni sollevate dal tribunale di Catania avevano costretto il governo a compiere un passo indietro, per non soccombere di fronte alla corte di Strasburgo.

Questo, dunque, lo stato delle cose: di fronte a una norma palesemente ingiusta, il governo intraprende vie di fuga mentre funzionari dello Stato (si legga: ispettori ad hoc della Guardia costiera) la applicano con malvagia creatività persecutoria. Chissà se qualcuno di tali funzionari paga personalmente, quando i processi – come a Trapani per la Mare Jonio, e in tante altre occasioni – fermano, piuttosto che le navi, l’ossessiva persecuzione del soccorso civile in mare.

Post scriptum

Abbiamo scritto ieri riguardo alla nave Libra diretta con 16 migranti a bordo in Albania “Che ci stanno a fare, in questa scombinata missione di deportazione, Oim, agenzie Onu e Croce Rossa italiana?”. La Croce Rossa italiana ha precisato di “non essere impegnata sulla Nave Libra né di aver attivato i propri Volontari a supporto di tali operazioni”. Ci scusiamo e accogliamo con molto piacere la puntualizzazione.